mercoledì 7 maggio 2008

grazie paola

Casa dei bambini, 7 maggio 2008

In questa nostra casa abbiamo sinora accompagnato bambini o ragazzini con il sogno di un futuro bello per loro. Lo esprime molto bene María René al mattino, quando, appena sveglia, mi dice: “Nos hemos despertado alegres esta mañana, no ve? (Ci siamo svegliati contenti questa mattina, vero?)”.

Da oltre una settimana mi sveglio con il dubbio sullo stato di salute di Paola, la mammina di 23 anni che abbiamo accolto insieme ai suoi due piccoli perché lei, ammalata terminale di AIDS, ha voluto stare accanto ai suoi figli, fuori dall’ospedale, per vivere gli ultimi istanti vicino a loro.

In 10 giorni ha perso 8 chili e ora ne pesa 28. Si alza solo una volta al giorno dal suo letto che abbiamo preparato nella stanza di sotto, di fronte al televisore, ma non riesce a tenersi in piedi da sola. Ieri mattina ha ricevuto dal nostro parroco l’olio sacro degli ammalati, e la si vede piú serena, anche se non dice quasi una parola.

Mi incarico di cambiarla e pulirla, oltre a prepararle i brodini di pollo che in qualche modo la sostengono. Ogni mattina riceve la comunione e si fa il segno della croce.

Nel pomeriggio di oggi mi ha stupito perché l’ho sorpresa a cantare in karaoke davanti al televisore. Stasera, invece, era molto sofferente perché lo stare sdraiata le provoca piaghe e forti dolori alla schiena. Mi sono seduto sul suo letto e ho cominciato a massaggiarle le spalle. Tutto é dolore in lei. Il suo sembra il corpo flagellato di Gesú, ma il fatto che qualcuno si sieda accanto e la frizioni, la tiene sollevata, e chiude gli occhi assopita e serena.

Oggi pensavo che la nostra vita, la vita di ognuno di noi, é segnata da cose belle, che sono i sogni, gli atti dettati dall’amore, e da cose meno belle, che sono i dolori, le mancanze, gli errori. Tutti facciamo ogni giorno questa esperienza e, siccome ci tocca sul vivo del nostro essere, dovremmo imparare a non giudicare nessuno perché non siamo migliori di nessuno.

Stasera pensavo che sono fortunato perché Paola mi ricorda, nel suo estremo tentativo di afferrarsi alla vita, nella sua lotta dura per arrivare al Cielo, che non c’é tempo da perdere e che il senso vero del mio essere qui si concentra in quei delicati massaggi sul suo corpo martirizzato dalle piaghe di una malattia crudele.

Grazie, Paola, grazie bimbi!

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