mercoledì 31 agosto 2011

congedo per Sandra

Alle dieci di oggi mercoledì, le quattro del pomeriggio in Italia, ci sarà il congedo nella cittadella per Sandra. E' difficile accettare di non essere fisicamente li' in quel momento.

Mi hanno detto per telefono che sono successe tante cose belle da quando Sandra e' rientrata nella cittadella, attorniata dai fiori, dallo stupore dei bimbi, e dall'affetto profondo di una infinita' di amiche e di amici. Le parole che lei ha scritto dal suo letto, nonostante la difficoltà alla vista, hanno risuonato nel cuore di tutti come un impressionante testamento e un miracolo di unita', riassunto nell'abbraccio, nelle lacrime e nell'emozione di un rincontro che e' davvero speciale.

Sandra sara' molto felice di contemplare questo miracolo e dirà che non e' certo opera sua, ma noi siamo sicuri che per questo lei ha vissuto e ha donato la sua vita.

2 settembre:
Aiuta aver davanti la foto di Sandra che abbraccia Evita, strette a un cuore grande... Ed e' vero il messaggio che termina così: "E' coccolata nelle mani di Dio..."

martedì 30 agosto 2011

Sandrina della casa de los ninos

Sono le due e un quarto di martedì, qui in Italia. Siamo appena stati avvisati per telefono che Sandra non ce l'ha fatta... Complicazioni polmonari, in un corpo già debole per la chemioterapia, ci hanno portato via ogni speranza, ma soprattutto ci hanno portato via una sorella carissima.

Poco più di due settimane di speranza da quando improvvisamente ci era stata annunciata la diagnosi: leucemia acuta e tumore cerebrale. Lei era al corrente di tutto. Dopo le prime settimane di cure, conclusasi l'altro giovedì, Sandra sarebbe dovuta tornare a casa per riposare e riprendersi in un ambiente più familiare. Lei, come tutti noi, desiderava poter uscire presto dalla clinica, una clinica per ricchi in cui l'avevamo fatta ricoverare d'urgenza fidandoci del parere dei medici. Nella casa de los ninos era stata preparata con cura una stanzetta apposta per lei, semplice, povera ed umile, come lei voleva essere trattata: come qualsiasi persona della cittadella! Ci aveva rimproverati, Sandra, per averla portata a sua insaputa nella clinica più cara di Cochabamba: "Perché tante spese per me? Io sono uguale a tutti. I soldi che adesso si spendono potrebbero servire per chi ne avrà molto più bisogno di me, specie i bimbi!" Ma noi, in una situazione di emergenza, ci siamo dovuti fidare dei medici e non abbiamo fatto calcoli: "Tra una settimana, dopo le cure, ritorni alla cittadella. Non ti preoccupare per i soldi." Ma venerdì scorso il medico non ha firmato il termine della degenza e non ha autorizzato la dimissione di Sandra dalla clinica. Lei e tutti noi siamo rimasti malissimo ed e' entrato lo sconforto. Qualche ora più tardi e' sopravvenuta la febbre, e poi la diarrea. E poi...

Di fronte a questo crollo fisico inaspettato ci siamo aggrappati alla fede, alla speranza e alla preghiera più insistenti perché sentivamo che la vita di una sorella ci stava sfuggendo via. Il sabato prima della mia partenza per l'Italia ci siamo ritrovati in centinaia a chiedere la salute di Sandra. E' stato un momento commovente che ci ha riuniti tutti dopo anni difficili. L'amore, l'affetto e l'amicizia per Sandra ci hanno ricondotti la' dove, prima, ogni sabato sera ci ritrovavamo come comunità di Cochabamba. Ma mai eravamo stati così numerosi. C'erano tanti bambini e tante famiglie, ammalati e poveri. Il piccolo Dennis scorrazzava indisciplinato davanti a tutti in compagnia di Evita, Tullio ed Elena. C'era la comunità di Sandra, tutta la sua famiglia a cui lei voleva un bene immenso e che le dimostrava un bene immenso. Sandra, dalla clinica, ci aveva fatto sapere che era felicissima di quel gesto di comunione piena con lei, espressione del cuore grande di amicizia che palpitava per lei e grazie a lei.

 ... Siamo qui, lontano, a ricordare Sandra, a cercare di comunicare a tutti il bene di una vita, quarant'anni di vita spese bene, spesa per il bene a tutti i costi, lei che con orgoglio e commozione confessava spesso di aver imparato a dare la vita per i più bisognosi, lei che non esito' un istante nel dare il suo si' quando si tratto' di accogliere Evita nella sua casa.

Non sappiamo come reagirà Evita a questo distacco, lei che, nella sua breve esistenza, di distacchi duri ne ha già dovuti soffrire tanti... Non sappiamo come riuscirà a sopportare un dolore così grande mamma Rosa... E con lei il papa' e i fratelli... Anche per tutti noi si tratta di una situazione che supera le nostre forze.

Ci eravamo attaccati a una preghiera di San Paolo scoperta in un libro di lettura nei giorni scorsi: "Non angustiatevi per nulla, ma in ogni necessita' esponete a Dio le vostre richieste con preghiere, suppliche e ringraziamenti; e la pace di Dio che sorpassa ogni intelligenza custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù.". Fil. 4,6-7

Che sia davvero la pace di Dio a custodire i nostri cuori e i nostri pensieri. Sembra che non ci sia posto per un dolore così profondo. Difatti, il nostro pensiero corre di nuovo la' ai molti che ci hanno lasciato quest'anno nell'angoscia del silenzio e dello smarrimento: tre papa', tre mamme e due bimbe. Ci sembrano troppe partenze improvvise per la nostra famiglia. Nella notte, dalla finestra della mia camera sono stato colpito da due stelle, una più piccola e una più grande, a poca distanza -relativa- una dall'altra. I riflessi di luce sembravano farne sorgere un'altra sotto di loro. Mi e' venuto da pensare a Sonia e ad Emily, Sonia con i suoi sei anni e con il suo tumore al cervello, Emily colpita da leucemia a soli tre anni.

Ho iniziato un dialogo silenzioso chiedendo aiuto per Sandra. Si ritroveranno anche questa notte queste tre stelle a illuminare un tratto di cielo... Sandra, nel letto della clinica, con un gesto di grande umiltà e dolcezza, ha chiesti scusa a tanti che l'avvicinavano o la chiamavano per telefono, lei che non aveva motivo per scusarsi perché era sempre riconoscente verso tutti.

Dall'Italia ho chiesto che si faccia festa oggi nella cittadella arcobaleno per il dono che Sandra e' per ciascuno di noi e chissà per quanti ancora. Sandra dava lezione nella nostra scuola, ma senza ricevere stipendio. Era incaricata di un gruppo di giovani, a lei affidavamo i colloqui con le famiglie con maggiori difficoltà, e con altre persone visitava il carcere femminile di Cochabamba. Il suo lavoro permanente era, di giorno, in un'altra scuola della zona sud e poi, di notte, prestava servizio in un centro di accoglienza per ragazzi/e di strada. Per questo che con lei e suo fratello Alberto c'era venuta l'dea di costruire due casette nella nostra cittadella proprio per ragazzi/e di strada visto che negli altri posti presi in affitto per questo servizio al poco tempo si doveva sloggiare perché padroni o vicini si lamentavano intransigenti per questa attività che dava molto fastidio. Aspettavamo il ritorno di Sandra dalla clinica per poter inaugurare quelle due casette appaiate...

Nella nostra cittadella anche i nomi sono significativi: l'ambulatorio porta il nome di David, il piccolo della tribù yuqui; il nuovo forno ha preso il nome di Antonio. Il centro per ragazzi/e di strada forse dovrebbe chiamarsi: "Sandra", o meglio, Sandrina come la chiamava sempre Tania con l'affetto speciale verso una sorella speciale. E' così che Sandra da sempre ha assunto in se' la sfida di debolezza e di bontà che la comunità della casa de los ninos cerca di vivere. Sandra e' volata in cielo quasi a ricordarci che ormai pure in Cielo abbiamo tanti amici e tante amiche, quasi un'altra cittadella arcobaleno che ci aspetta tutti.

domenica 28 agosto 2011

Evita e la sua mamma

La mamma di Evita ormai è da tanto tempo all’ospedale. La sua salute è debole, mancano le forze perfino per respirare...ma quando la domenica l’abbiamo chiamata per telefono era fiduciosa e il nipotino Tullio gli ha chiesto una cioccolata per quando rientrasse a casa, ed Evita gli ha detto “Sai Mammi? Ti voglio tanto bene, ma tanto bene, come “diocito” ci vuole bene, così, ma anche un po’ di più” dopo queste parole come non continuare a lottare per la vita anche se si rimane attacati solo per un filo?

Noi crediamo che dobbiamo sostenere la nostra sorella Sandra con il nostro affetto e con la nostra preghiera e chiediamo ad ognugno di pregare a modo suo perchè Sandra possa continuare a voler bene e ad accompagnare la piccola Evita che ha ricevuto dal cielo questa mamma che tanto gli vuole bene.

Oggi il medico ci ha chiamato per dirci che lei è molto grave. Ci siamo riuniti per essere concordi nella preghiera e chiediamo a tutti di abbattere tutte le divisioni ed stringerci con un cuore solo accanto a lei per sostenerla in questo momento. Niente è impossibile per Dio e Sandra lo ha sempre saputo . Lei ora nel dolore è coccolata nelle mani di Dio che penserà a lei e ad Evita.

martedì 23 agosto 2011

Serata alla Festa dell' Unità di Roteglia

come tutti gli anni , durante la festa de l'Unità a Roteglia , viene dedicata una serata alla Casa de los Ninos.

vi aspettiamo giovedi' 25 agosto presso lo stand "gnocco e tigelle" (il guadagno sarà devoluto alla nostra associazione).

Nel programma della FU di giovedi oltre ai Bermuda Acustic Trio, è prevista una gara di pinnacolo con ricchi premi.

p.s. forse sarà presente anche Aristide che arriva mercoledi sera dalla Bolivia .

lunedì 1 agosto 2011

Gli occhi di David


Tra qualche giorno, David compirà tre anni dal suo ingresso nella casa de los niños.

Nell’agosto del 2008, infatti, andammo in ospedale a Cochabamba per prendere il primo contatto con lui, su invito delle assistenti sociali di quel centro pediatrico. Data la sua situazione drammatica, non ce la sentivamo sinceramente di prenderlo qui a casa con noi, anche per la mancanza di esperienza di fronte alla sua malattia.

Che significava idrocefalia? Che conseguenze ne derivavano? Che aspettative di vita poteva avere un bimbo nato con una disfunzione cerebrale così grave? Che reazioni poteva provocare sugli altri bimbi? Cosa potevamo offrirgli noi?

“La mamma l’ha abbandonato e non sappiamo a chi affidarlo: fateci il favore di tenerlo un paio di settimane con voi finché non si libera un lettino in un altro centro specializzato in questo tipo di malattie. In tutti i modi, non ci sono molte speranze per lui,” ci supplicarono le assistenti sociali dell’ospedale.

Furono convincenti, e qualche giorno dopo, il 26 agosto del 2008, David iniziò la sua nuova vita nel caos della casa de los niños. La parola caos è quasi un eufemismo se si pensa che in quel periodo vivere nella casa de los niños significava per lui condividere gioie, giochi e giornate con i terribili 5: Evita, María René, Sebastián, Jhonatan piccolo e Manuelito gambe di gesso. Che banda!

Ma, come scrivemmo proprio in quei giorni, David si conquistò in fretta la simpatia di tutti e divenne il sesto fratellino che mai avremmo permesso fosse trasferito in un altro centro, certamente più specializzato del nostro. E così è stato.

Ecco solo alcune linee di quanto scrivemmo tre anni fa, credo che ci fa bene rileggerle: “David puó mangiare solo cose liquide o latte, non parlerá mai, non camminerá mai, rimarrá legato alla sua culla e alle cure di quanti avranno la fortuna di volergli bene... La sua vita dipenderá dall’amore altrui. Ma Lui sa ricambiare con il centuplo in sorrisi o pianti, o con lo slancio delle manine rivolte verso il cielo...”

Ricordo che quella sera, quando scrissi su di lui per la prima volta, eravamo stati con tutti i bimbi a giocare nella stanza dei materassi e fu un’esperienza indimenticabile di testardaggine e bontà. E scrivevo ancora:

"E i suoi occhi luccicavano di gioia come i miei...
ció che é profondamente bello, vero e buono si vede solo con gli occhi del cuore...”


Riprendo in mano questi ricordi perché qualche giorno fa sono tornato nella stanza dei materassi a giocare con David. I suoi 5 fratelli, terribili, se ne sono andati felici a vivere qui accanto con le loro rispettive famiglie... Lui è cresciuto, tra poco compirà 7 anni. La sua testa, piena di liquido che le due cannule che scendono lungo collo riescono ora a drenare abbastanza bene, non spaventa più come i primi tempi perché si è ridimensionata alla crescita di tutto il resto del corpo. Ed anche le mie considerazioni di tre anni fa devono essere ridimensionate perché non è vero che può mangiare solo cose liquide e latte, e non è vero che non camminerà mai e non è vero che rimarrà legato alla sua culla. Certo, il resto è vero: i suoi sorrisi, i suoi pianti, gli slanci delle sua manine verso il cielo... E tante altre cose che lui continuamente ci regala.

E mi è successo che anche questa volta, nella stanza dei materassi ho fatto un’altra scoperta, banale forse, ma per me interessante. Uno, infatti, può guardare David e prestare attenzione ai suoi sforzi per camminare, alle sue grida per raggiungere i suoi obiettivi, alle sue mani tese ad afferrare qualsiasi cosa che gli passa accanto... Ma stavolta io sono stato colpito dei suoi occhi. Mai li avevo visti così da vicino. E li ho scoperti completamente neri, di un nero profondissimo a tal punto da non distinguere quanto la sua pupilla si dilata davanti alla luce. Un nero profondo in cui non si riesce neppure a riflettersi. E mi sono domandato cosa vedono quegli occhi, che pensieri nascondono quegli occhi perché David non parla e tutto deve essere interpretato.

E allora uno può tentare di cogliere le immagini e le emozioni che si stampano e registrano dietro quei suoi occhi neri. E’ un gioco di fantasia, ma è soprattutto un gioco di simpatia verso questo bimbo che ci è stato donato. E’ un gioco di scoperta del suo mondo. Ci proviamo.
David – a causa della sua malattia - è quasi sempre sdraiato nel suo box e la sua percezione della realtà è quella di chi vede le cose dal fianco o dal basso in alto. I suoi occhi si incontrano ogni giorno con i disegni sul muro o sulle pareti del box o magari si perdono a scrutare il senso dei piccoli insetti incrostati nel soffitto bianco del salone o della sua stanza da letto. C’è tanta bontà e simpatia in quei disegni che sono stati pensati appositamente per lui, per cui è bello ed è giusto pensare che gli occhi neri di David registrano ogni giorno tanta bontà e tanta simpatia e la conservano dietro la profondità di quell’iride nero.

Ma ora che David riesce ad alzarsi e a reggersi da solo aggrappandosi alle pareti del box o, quando è seduto sulla seggiola a rotelle (che manovra abilmente come se fosse la sua macchina di Formula 1), ecco che – con la sua testa sollevata – incomincia a sfidare lo sguardo di chi gli sta di fronte e se lo va a cercare. Ha gli occhi alla pari, come qualsiasi bimbo, come qualsiasi persona. E appena ti guarda, le sue labbra si aprono a un sorriso e le sue mani cercano di accalappiare la persona che gli sta di fronte. I suoi occhi sono lo slancio del rapporto che lui vuole stabilire con energia e con fremito incontrollati e a volte violenti, rapporto che non può esprimere a parole ma che è evidentissimo e necessario per lui e per noi. E di nuovo, dietro il suo iride nerissimo si stampa l’amore, il bisogno di amicizia e di affetto che tutti noi nascondiamo insulsamente o riveliamo con fremito e violenza a seconda del nostro carattere.

A volte, la sera, lasciamo David seduto in seggiola a rotelle davanti al televisore. Ultimamente accetta questa nostra proposta e rimane tranquillo davanti allo schermo (tempo addietro scappava via), ma dopo un po’, piega la testa sul fianco e - mestamente e passivamente - rivolge lo sguardo nel vuoto. Si ravviva e applaude solo quando sente sottofondi musicali. Lascio ad ognuno la riflessione personale su questo interessante e intelligente atteggiamento di David.

Contempliamo spesso David rotolarsi sui tappetini del pavimento e sganasciarsi di risa.
Cosa vedranno i suoi occhi in quei momenti? Ci piace pensare che sta vedendo storie fantasiose che lui stesso si inventa e che gli piacciono da morire e che ogni volta le arricchisce di particolari gioiosi. E a David, che è un bimbo puro, piacciono tantissimo le sue storie. Solo la fantasia dei bimbi potrà ripetere la trame di queste storie.

E’ per questo che qualcuno di noi ha battezzato giustamente David come: “el barredor di tristezas”, come colui che spazza via la tristezza. Ed è proprio così.

Gli occhi neri di David sono come le galassie nere che là, nella profondità dell’universo, per un mistero inspiegabile, attirano la materia e l’assorbono e la trasformano in nuova energia di vita. Tutti abbiamo fatto l’esperienza che, dall’incontro con David, siamo attirati verso il bene e verso le cose buone e i nostri affanni o i nostri problemi si dissolvono e vengono assorbiti dal profondo dagli occhi neri di David. Allora ringraziamo David per questi tre anni condivisi, in cui lui è stato con noi senza poter dirci una parola, ma esprimendo sempre l’essenza del bene.