lunedì 12 maggio 2014

Il piccolo Ronald, ovvero: la speranza che si moltiplica e trascina

Casa de los Niños, Bolivia, 12 maggio 2014

Carissimi Amici e Carissime Amiche! Stasera pensavo nella necessità di ringraziare. C’è un forte legame che ci unisce, anche nel silenzio di questi mesi. Mercoledì, tra due giorni, riparte il nostro Ronald per l’Argentina. I medici dell’ospedale Garrahan di Buenos Aires si sono decisi ad operarlo. L’intervento è previsto per lunedì 19. Un intervento delicatissimo, con rischi molto alti. Abbiamo preparato tutti i documenti e tutti gli esami necessari, oltre alle garanzie in cui sono coinvolti anche i suoi genitori che sono al corrente dei rischi ed hanno dato il loro consenso all’intervento.

Ronald ha 4 anni. In questi mesi ha continuato ad alimentarsi per sonda gastrica ed è stato quasi sempre in ospedale perché il suo stato di salute richiedeva un controllo medico costante prima dell’intervento. Ronald non sa a cosa va incontro, ma si fida di noi. E noi, in questa scelta così difficile, ci affidiamo al legame che ci unisce, insieme al parere e alla capacità dei medici. Ronald va accompagnato dall’affetto e dalla simpatia di tutti noi.

Ma questa volta, Ronald non va solo. Infatti, sarà accompagnato, oltre che dal medico della nostra casetta, anche da altri due bimbi: Juan José di 4 mesi, e Mathías di 5 anni. Li abbiamo conosciuti nel nostro andare e venire quasi giornaliero dall’ospedale pediatrico di Cochabamba. Sono due bimbi che hanno gravi problemi respiratori e come Ronald vivono soggetti ad un apparecchio. Hanno sofferto, infatti, un intervento di tracheotomia. Nel loro caso si tratta di un tubo inserito in gola che permette la respirazione ma impedisce la vibrazione delle corde vocali.

Abbiamo esperienza di questo procedimento perché qui con noi vive da tre anni Anahí, la ragazzina di 15 anni che ha subito lo stesso intervento di collegamento esterno della trachea ai polmoni. Con lei abbiamo imparato a convivere con questo dramma che ora per Anahí, ormai adolescente, si è trasformato in un vero dilemma: “Quando potrò tornare a parlare come le mie amiche?” Tra qualche settimana anche Anahí andrà in Argentina per un controllo medico più accurato, ma i medici boliviani ci hanno informato che nel suo caso la tracheostomia è praticamente definitiva. Dovrà portare per tutta la vita quel foular al collo che le nasconde il tubo e la fa apparire come tutte le altre ragazzine, ma che le impedisce di parlare normalmente.

Ogni volta che andiamo all’ospedale ci chiediamo come Anahí: “Juan José e Mathías potranno un giorno parlare normalmente? Potranno mettere nel cassetto dei ricordi quel loro apparecchio?” Nè noi, nè i medici boliviani abbiamo le conoscenze e certezze necessarie per poter dare una risposta.

Allora ci facciamo trascinare dall’esperienza fatta con Ronald e voliamo sulle ali della speranza in Argentina, a un ospedale più preparato che ci accoglie sempre con affetto e simpatia come l’affetto, la simpatia e la generosità che volano verso la Casa de los Niños dal cuore di tutti voi. Le famiglie di questi nostri bimbi ammalati sono molto umili ma l’incontro con la Casa de los Niños ha aperto uno spiraglio di luce nel loro dramma: la debolezza che si trasforma in speranza.

Riprendo per tutti questo pensiero del mese scorso: Noi non siamo esperti. Abbiamo imparato a credere che insieme si può guardare al futuro di chi è meno fortunato di noi e insieme si può condividere in silenzio il dolore. Per questo è nata “La Casa de los Niños”. L’orizzonte de “La Casa de los Niños” è ampio perché è l’orizzonte ingenuo della debolezza e del sogno. Confidiamo nella simpatia di tutti voi perché ci siate vicini nell’illusione e nella speranza di questo volo verso l’Argentina di Ronald, Juan José e Mathías. Insieme alle loro famiglie, ringraziamo tutti/e di cuore!