lunedì 21 settembre 2009

21 settembre: l’inizio della primavera, da queste parti del mondo

L’inizio pure delle piogge, dopo tanti mesi secchi. A dire il vero, non ha ancora piovuto, ma ci sono stati tanti giorni di vento, un vento fastidioso per la polvere che spazza a raffiche il nostro villaggio e che impedisce il divertimento dei bimbi in piscina, qua fuori.

Ma stanno pure rifiorendo le rose e tra poco rispunterà il verde fresco dell’erba nel grande giardino attorno alle case e davanti alla scuola nuova, mentre dalla finestra della cucina vediamo il saettare nervoso del colibrì verde smeraldo da un fiore all’altro. Pensando alla scuola, quella grande, grande, là in fondo all’angolo nord del nostro terreno, costruita grazie all’aiuto degli/delle amici/amiche di Lodi, ci piace comunicare che il 5 ottobre vorremmo inaugurare le prime aule, la mensa e la cucina, e trasferire le lezioni nei nuovi ambienti. Così, gli ultimi due mesi di scuola (qui la scuola finisce il 15 dicembre) li vivremo in una sistemazione più adatta e libereremo altre due casette nuove, prese a prestito da due delle nostre famiglie nei mesi precedenti per poter svolgere le lezioni.

21 settembre: è anche il compleanno dell’ultimo arrivato nel nostro villaggio: Gonzalo, il fratellino di 5 anni di Jazmin, la bimba ammalata, venuta da noi insieme ai genitori, pure loro ammalati, poco più di un mese fa. Ora Jazmin è in ospedale, per una brutta polmonite, ma speriamo possa uscirne presto. Gonzalo invece sta bene e va già all’asilo e si sta abituando a parlare spagnolo, lui che sempre ha vissuto nei campi e probabilmente si sentirebbe più comodo con il quechwa, come del resto la sua mamma Virginia, mentre che il papà Demesio parla aymara.

21 settembre: due anni fa iniziavamo la costruzione delle prime casette, con l’emozione in gola per quei primi mattoni che davano il via al nostro villaggio arcobaleno. E uno squarcio di arcobaleno brillava inaspettatamente nel cielo proprio stamattina, per uno strano gioco di luci tra le nubi e il sole. L’arcobaleno è il segno di protezione della nostra debolezza, su cui fondiamo tutto il nostro agire qui, e ci vuole insegnare un sentiero di pace e cordialità nonostante le gravi difficoltà affrontate ogni giorno.

21 settembre: è la festa di Matteo, uno che faceva una vita brutta, rifiutato da tutti, ma che Gesù andò a cercare e lo fece amico suo. Auguri agli amici che portano questo nome, auguri al piccolo Matteo che qualche giorno fa ha compiuto 9 mesi . Auguri pure ai tanti conosciuti che oggi festeggiano il compleanno.

21 settembre: è un ricordo speciale anche per mio padre che tanti anni fa, in questo giorno, lasciò mia madre, i miei fratelli piccolini, mentre io ero in arrivo nel grembo della cicogna -come Dumbo-, per andarsene troppo presto in Cielo. Un grazie grande come il Cielo, in questo giorno, a mia madre per aver sopportato da tanti anni questo dolore e questo distacco, con sempre la serenità negli occhi e nel cuore.

21 settembre: anch’io, 27 anni fa, partii in fretta da casa, proprio in questo giorno, con un nodo in gola, per un’avventura che mi ha portato fin qua a festeggiare l’arrivo della primavera insieme a tanti bimbi (oggi era festa nella scuoletta del nostro villaggio e tutti i bimbi hanno ballato e giocato sotto lo sguardo felice delle mamme e delle maestre), insieme a tante famiglie, insieme a tanti amici e amiche che dall’altra parte del mondo si congedano dall’estate.

21 settembre: un giorno bello, nonostante i contrasti e le contraddizioni vissuti pure oggi, un giorno che ci spinge nuovamente a sognare e a ringraziare.

domenica 6 settembre 2009

Festa della Primavera nel villaggio Arcobaleno

Anche quest’anno, la prima domenica di settembe, che corrisponde al giorno “verde” per tutti in Bolivia (si circola solamente a piedi), abbiamo festeggiato la festa della primavera, nel nostro villaggio. E’ una scusa per tenere unite tutte le nostre famiglie ed evitare che si disperdano in altre attività che non fanno bene a nessuno.

E’ un’occasione bella per respirare insieme il senso di vivere in comunità e di farlo in un clima di festa e di giochi. Ci siamo preparati pensando in una grande caccia al tesoro che doveva essere percorsa da tutti i membri di una famiglia al completo. Il tesoro era la scoperta della “comunità”, rappresentata con lettere e con un mosaico di pezzi ritagliati della mappa della cittadella.

Quasi tutte la famiglie erano presenti al completo e solamente due non hanno partecipato, purtroppo.

La giornata molto calda ha tolto un poco di slancio all’entusiasmo generale, anche perchè tutto si è svolto attorno al mezzogiorno, ed eravamo in tanti a gareggiare, ma alla fine il risultato è stato molto positivo. Per ogni famiglia c’è stato un regalo e per le famiglie al completo un regalo ulteriore, così come per le famiglie che le cui case si sono rivelate le più ordinate.

La famiglia di Chiara e Sandra ha lavorato giorni interi e tutta la notte del sabato per preparare con dettaglio ogni tappa.

Anche le famiglie dei nostri bambini ammalati hanno partecipato accompagnate da Giulia e Lisa. Coralba faceva parte della giuria. Padre José ha celebrato la messa così pure lui ha fatto la sua parte in questo giorno comunitario.

Era bello contemplare il via vai festoso della nostra gente, così diversa e così bella, unita sotto un unico arcobaleno di pace e solidarietà.

Siamo una famiglia originale, composta da persone di tutte le estrazioni e di ogni sorta. Proprio una bella varietà di gente!

Bolviani, quechua, aymara e yuquis. Italiani, chileni e spagnoli. Gente povera, che mai ha avuto un tetto sotto cui proteggersi, ma anche gente più fortunata.

Persone cresciute in campagna, con la pelle striata dal freddo e dal sole; ragazze condannate per anni a vivere in carcere e ora finalmente libere, senza sentirsi giudicate da nessuno.

Bambini spinti su una carrozzella, altri colpiti da malattie dure.

Mamme giovani con i bimbi in spalla, appena nati, altre curve sotto il peso di tante gravidanze.

Persone che non hanno un fede religiosa, altre che magari vanno a messa tutti i giorni.

Nonni e nipoti accomunati in un grande gioco. Studenti dell’università con adulti che a mala pena sanno fare la loro firma.

Famiglie che riescono a risolvere internamente i loro problemi, ed altre che continuamente vivono il dramma dei loro ragazzi nella difficile tappa dell’adolescenza.

Persone sane ed altre che non riescono a sbarazzarsi dell’alcool.

Ma tutti di corsa e tutti felici, nonostante la stanchezza e il caldo in questa festa della primavera, in questo villaggio che non fa differenza di persone e che cerca di mettere in luce la bellezza del cuore che ognuno porta dentro.

Una festa bella e semplice che suscita nuovamente un grazie profondo per il fatto di vivere questa storia con volti così diversi che ora orgogliosamente sentiamo parte della nostra famiglia.

martedì 1 settembre 2009

Ancora sulle case ...

Continuo il discorso di ieri con qualche linea ancora a proposito di case.

Marcela è una delle ragazze della Comunità che da più tempo lavora con noi. Non solo lavora, visto che è assistente sociale e con la sua professione ce n’ha da fare qui da noi, ma soprattutto fin dall’inizio aderisce pienamente con la sua vita alla storia dei nostri bimbi, delle nostre casette e del nostro villaggio. In questi ultimi mesi la sua famiglia ha vissuto una spiacevole disavventura di cui noi siamo partecipi.

Riassumo un po’ la vicenda. Per motivi inspiegabili, un avvocato e un giudice corrotti sono riusciti ad impossessarsi “legalmente”! della casa in cui Marcela e la sua famiglia vivevano da sempre, nella periferia sud della città, al lato opposto di dove viviamo noi. Una casetta umile, ma era loro, in cui vivevano vari bimbi e i genitori anziani. Nel giro di poche ore tutti i membri sono stati trascinati fuori di casa da una schiera di poliziotti pagati e senza scupoli. E non si poteva fare niente: un’impotenza assoluta. Meno male che lì vicino c’erano alcuni ambienti in disuso e così hanno potuto trasferirsi temporaneamente in stanze senza nè luce nè acqua, appoggiati dall’affetto dei vicini, pure loro increduli davanti a tale assurdità legale.

Quando l’abbiamo saputo, pure noi abbiamo cercato di darci da fare. Siamo andati da avvocati e da giudici più puliti; siamo andati dalla polizia; abbiamo elevato un muro di protezione per poter difendere il diritto della famiglia, ma non c’è stato quasi niente da fare. A quel punto abbiamo offerto una delle nuove casette del nostro villaggio, pulita a lucido dai nostri bimbi e ragazzi. Ma questa ci sembrava una soluzione che non risolveva la evidente ingiustizia di cui era vittima la famiglia di Marcela. Basta immaginare l’assurdità di questa faccenda: vivi da 50 anni nella tua casa e improvvisamente devi sloggiare perché qualche malvivente ne ha preso possesso legale.

La mattina prima del ferragosto ci hanno avvisati che era arrivata una ruspa per demolire la casa e il muro di protezione da noi costruito. La mamma di Marcela chiama per telefono disperata: “Cosa possiamo fare? Hanno distrutto tutto: dateci una mano!”. Ma come?

A quel punto prendiamo una decisione: andiamo a metterci davanti alla casa con tutti i bimbi del villaggio, che sono compagni di scuola dei nipotini di Marcela, per protestare pubblicamente contro questa ingiustizia. Chiamiamo la televisione, che ci conosce, e denunciamo questo misfatto. E vedremo se la polizia viene a mandarci via. Andiamo a protestare in modo pacifico ma deciso! Nessuno ci fermerà. Non può mica sempre vincere il male sul bene! Questo è il nostro motto: il bene deve trionfare sull’ingiustizia.

Quello stesso giorno è in visita da noi un sacerdote che lavora a Roma, come responsabile mondiale dei gruppi dell’infanzia missionaria (e dei giovani). Lo coinvolgiamo e lo invitiamo a celebrare messa in strada, davanti alla casa, e ce ne sbafiamo della polizia che potrà venire a darci fastidio. Lui ci dice che lo farà volentieri: ci confessa che queste cose le ha viste solo nei documentari sul Brasile!

E’ mezzogiorno. Facciamo uscire in anticipo i bimbi da scuola. Le nostre mamme porteranno il pranzo che hanno preparato, come ogni giorno, sul luogo dove ci stiamo trasferendo, con una gazzarra incredibile, nei taxi ricolmi dei nostri piccoli. Per i bimbi si tratta di un’avventura piacevolissima che chiedono poter ripetere anche nei giorni successivi!

Arriviamo sul posto e la polizia se ne è andata perché i vicini si sono dati da fare nel difendere la proprietà. Loro stessi ci accolgono con tanto calore e simpatia, offrendo bibite fresche. Ci installiamo con tende in mezzo alla strada e aspettiamo la televisione e le mosse della polizia. I bimbi, intanto, vanno a giocare con le loro maestre in un parco lì vicino. Dopo poco arrivano le nostre mamme e si improvvisa il pranzo. Prepariamo per la messa e spieghiamo ai bimbi il senso della nostra protesta. Loro capiscono subito che non si tratta di far guerra a nessuno, ma che è necessario opporsi con modi non violenti contro chi vuol far prevalere il male sul bene, l’ingiustizia sulla verità.

E’ molto emozionante la messa celebrata in strada con immagini tipiche della fede popolare di qui, in presenza di bimbi, di vicini e di persone vittime della corruzione pubblica. Siamo tutti uniti a cercare una soluzione di bene, sotto il segno della nostra casetta che vuole essere una casetta di pace, protetta dall’arcobaleno dell’amore. Difatti la scuola del nostro villaggio si chiama proprio “Arcobaleno di Pace”. E i nostri bimbi devono essere educati alla pace, alla verità e alla giustizia. Il sacerdote è italiano ma riesce a spiegarsi benissimo. Prima della fine della messa, arriva pure la televisione. Parliamo a ruota libera, in dialogo con i bimbi che sanno spiegare bene il senso del nostro stare lì. Si vedrà poi in televisione l’immagine del piccolo Edson con le mani giunte, in prima fila.

E davanti alla televisione i bimbi fanno una promessa: quella casa che gente malvagia ha distrutto con ruspe in pochi minuti, noi la ricostruiremo in tre giorni, proprio durante i tre giorni che dura la festa di ferragosto qui da noi, approfittando che la polizia e gli avvocati saranno occupati, come tutti, nella festa da qualche altra parte. Vediamo un poliziotto passare di là per venire a filmarci, come per spaventarci, ma non ci fa paura. Ogni bimbo prende in mano un mattone e andiamo insieme a metterli sul posto dove ricostruiremo la casa distrutta. E il sacerdote benedice i bimbi e i mattoni. Si tratta di un gesto sacro e serio. In tre giorni ricostruiremo quella casa! Noi lo vogliamo e siamo sicuri che anche Dio lo vuole!

Chiamiamo infatti tutti i muratori che lavorano nel nostro villaggio e ci mettiamo subito all’opera: un camion di sabbia, uno di cemento, un altro di mattoni e ferro. L’acqua è lì sul posto. Sgombriamo le macerie e diamo il via alla ricostruzione. Proprio nel momento in cui la televisione fa le riprese, arrivano pure i nostri bimbi dell’altipiano, che avevamo invitato a passare alcuni giorni da noi durante le vacanze di ferragosto. Arrivano con i loro vestitini colorati, i loro berretti a punta e le loro faccine arrostite dal sole. Arrivano sul camioncino di Emilio, insieme al cemento. Vengono a darci man forte. I signori della tele non si raccapezzano più con tanto guazzabuglio ma stanno al nostro gioco.

E’ la forza dell’innocenza che ci spinge ad andare contro decisioni assurde e ci fa credere che prima o poi il bene deve trionfare.

A sera, i bimbi rientrano al villaggio, felici della loro avventura. Con alcuni adulti rimaniamo sino a tardi, per seguire i lavori e per pregare, lì per strada, e per incoraggiare i vicini e i familiari di Marcela. Fino a notte si lavorerà nei prossimi giorni. La polizia non interviene. Vengono, sì, dal Comune per dirci di interrompere i lavori, ma noi ce ne freghiamo.

Dopo tre giorni, le pareti della casetta sono tutte in piedi di nuovo, e pure il tetto. L’avevamo detto e l’abbiamo fatto. Ciò che il male distrugge, il bene lo può ricostruire, se lo si fa insieme, credendoci. La famiglia di Marcela è ritornata in possesso della propria casa grazia alla forza e all’innocenza dei nostri bimbi. Son passati 15 giorni e gli avvocati e giudici tacciono, la polizia non si è fatta viva.

Le prossime mosse non le sappiamo, ma l’abbiamo detto e promesso ai nostri bimbi. Se qualcuno distrugge la casa, noi andiamo a ricostruirla perché crediamo che è giusto così, e la nostra unica forza è quella della verità e del bene, quella dei sogni pazzi realizzati!