lunedì 31 dicembre 2012

Il regalo per noi sono i bimbi

Lunedì, 31 dicembre 2012

Non ci era mai successo: in pochi giorni ci sono stati affidati 15 bimbi! Un bel regalo di Natale e una bella sorpresa di fine anno! E tra l’altro questi bimbi sono molto piccoli.

Di alcuni non sappiamo il nome vero e neppure la data di nascita precisa: ci sono stati affidati con nomi convenzionali e con date di nascita approssimative. Il più piccolo ha un mese e la più grande ha 14 anni. Alcuni vengono dalla tribú degli yuquis.

Juan Sebastián, Antonela, Elizabeth, Miguel Angel, María Luisa ... Ma possiamo inventare o fantasticare insieme nomi nuovi per ciascuno di loro!

... Stasera mi sono soffermato un attimo a contemplare il volto di Sebastián mentre dormiva nella sua culla in cucina, non è una culla perché di culle non ne abbiamo a sufficienza, con tanti arrivi imprevisti, ma non so come si chiama in italiano quel porta-bimbi che si usa anche in auto. Pensavo alla sua storia e alla storia degli altri bimbi. Sono storie riassunte brevemente in una paginetta che accompagna i pochi documenti ufficiali che ci sono stati consegnati al loro arrivo. Come possiamo immaginare, storie difficili, ma non entro in dettagli tanto possiamo immaginare o forse non riusciamo nemmeno a immaginare il dramma che nasconde ognuno di questi bimbi.

Guardavo gli occhietti chiusi di Sebastián nonostante le luci accese della cucina e mi immaginavo la sua storia passata e la sua storia futura, piena di speranza e di illusioni.

Pensavo di nuovo alla casa de los niños, quella grande, sparsa nel mondo...

E’ vero quello che scrivevo l’altra volta: E il cuore ritorna a costruire storie e speranze future, con una maggior esperienza su questo bene per gli altri, soprattutto per i più e i più indifesi, che stiamo imparando a modellare tra le pareti e i mille cuori della casa de los niños.

Lascio alle foto l’espressione che accompagna il loro arrivo.

Non potremmo accogliere e sostenere concretamente questi bimbi senza la casa de los niños. Verrà il momento in cui loro stessi potranno ringraziare per il cuore aperto e per la casa aperta.

E noi, al terminare questo anno e all’inizio del nuovo, vorremmo intanto anticipare a tutti voi che ci leggete e condividete con noi la nostra avventura l’espressione di questo grazie che ci permette di tener sempre aperta la nostra casa e di non frenarci o fare calcoli davanti alla così chiamata “crisi”.

Proprio nei giorni scorsi mi scriveva al rispetto una cara amica: “Quest’anno pensavo che la crisi avrebbe frenato la generosità. Ma qualcuno mi ha detto che proprio perchè c'è crisi è meglio spendere soldi in qualcosa sicuramente apprezzato e con un nobile scopo!”

Certo, di notte dormiamo poco, e forse di giorno non siamo molto svegli, e magari non abbiamo tempo per scrivere e comunicare, ma se noi non spendessimo le nostre forze, la nostra fantasia, le nostre illusioni, i nostri sogni per questi bimbi che hanno bussato alla nostra porta, probabilmente saremmo persone tristi, affogate dalla crisi.

Natale quest’anno si è colorato di nuovi volti e l’anno nuovo si anticipa nella nostra casa con questa sfornata di bambini: che regalo migliore potremmo desiderare! Noi abbiamo passato la notte di Natale in ospedale perché il piccolo Miguel Angel ha dovuto essere ricoverato a poche ore dal suo arrivo qui a casa. La sua sorellina María Luisa è di là che dorme beata: divora ogni cosa che passa davanti ai suoi occhi. Hanno due anni e un anno rispettivamente. Ieri abbiamo saputo che la mamma ne ha 17!

Dopo la notte in ospedale, la sveglia di buon’ora per preparare la festa di Natale con la nostra grande famiglia composta di oltre mille persone. Quest’anno abbiamo chiesto a tutti un piccolo sacrificio: rinunciare ai regali per poter prepararci, in gennaio, alla costosa operazione al cuore del piccolo Osvaldo. E tutti hanno aderito con grande generosità. Anche questo un gesto che supera ogni previsione di crisi. Come dicevamo anteriormente, è una fortuna che i bimbi siano qui con noi perché ultimamente abbiamo trovato una scorciatoia legale affinché i bimbi siano affidati in breve ad una famiglia. E così, in questi pochi giorni alcuni dei bimbi hanno già spiccato il volo e un nuovo focolare si è acceso per loro e in questo periodo di festa il cuore di madri e di padri novelli sta finalmente sussultando di gioia inaspettata.

L’ultimo nostro saluto di quest’anno va a ciascuno. Voli il nostro grazie e illumini di gioia, gioia semplice e spontanea come quella dei bimbi. Continuiamo insieme la nostra avventura perché finalmente il bene faccia breccia nel cuore di tanti così come noi sperimentiamo ogni giorno di più nei nostri bimbi. Insieme a loro vi abbracciamo e vi sentiamo vicini!

Auguri di cuore!

ci siamo anche noi 
natale, c'è posto per tanti
grazie!
natale sull'altipiano
vieni che ti faccio posto

domenica 9 dicembre 2012

Ancora sul Natale che si avvicina e che ci avvicina...

Da quando è arrivato da noi, ho pensato che il piccolo Gianluca, il bimbo della tribú Yuqui che è nato 5 mesi fa nella sala dell’ospedale in cui era ricoverata la mamma gravemente ammalata, superata la fase della nascita prematura, sarebbe stato un bimbo con un futuro sereno, un bimbo sano. Pensavo, infatti, che sarebbe stata molto diversa la sorte del piccolo Gianluca, prematuro ma sano, da quella del piccolo Juan, con la sua grave e incurabile malattia cerebrale.

L’altra notte siamo stati svegliati dalla chiamata della famiglia che ci aiuta a curarlo in questo periodo. Il piccolo stava piangendo sconsolato da ore e non se ne capiva il motivo. Si pensava ad una congestione intestinale visto che sin dalle prime settimane di vita il suo intestino faticava a liberarsi. “Cosa normale, nei bimbi prematuri”, ci avevano rassicurato i pediatri: “Problema che si normalizzerà con la crescita”.

Ma in quel momento bisognava prendere una decisione e così, fuori dal letto, e in macchina verso l’ospedale pubbico, a notte fonda. Gli altri bimbi della casa sono sotto controllo, a quell’ora.

Pensiamo che forse basterà un piccolo clistere o una sondina per liberarlo dai gas intestinali. Ma, invece, non è così e quella notte si trasforma in breve in un calvario perché nei diversi ospedali verso cui di dirigiamo non ci sono le condizioni per ricevere un caso che si presenta più difficile del previsto: un blocco intestinale con necessità di un intervento chirurgico. Negli ospedali pubblici, il chirurgo purtroppo non è rintracciabile a quell’ora, e poi mancano le condizioni per preparare la sala per l’intervento: bisognerà aspettare sino al mattino. NO! Non si può aspettare. La sua pancina è come un palloncino che pronto a scoppiare da un istante all’altro!

Allora via di corsa ad un altro ospedale specializzato in malattie gastrointestinali. “Ma qui operiamo solo adulti”, ci dicono. Corriamo verso un ospedale pediatrico. Incontriamo un medico che per fortuna ci conosce e ci spiega bene la situazione: è necessario operare d’urgenza. Ma: dove? Insistiamo: noi non conosciamo chirurghi esperti in pediatria. Il medico prende la sua agenda e incomincia a chiamare per telefono. Finalmente, un medico è disposto ad intervenire subito, ma in una clinica privata.

Non importa. Alle spese ci penseremo dopo.

Il piccolo Gianluca non smette di piangere. Di corsa verso la clinica privata. Dopo mezz’ora, il bimbo è in sala operatoria. Fanno entrare uno di noi. Dal taglio aperto si vedono le viscere completamente gonfie, una parte si è arrotolata sull’altra e bisognerà reciderla. Stenosi è la diagnosi: di lì non passa niente! L’operazione dura un’ora e mezza. Siamo in pena. Gianluca ha solo 5 mesi di vita ed è già in sala operatoria. L’operazione è molto delicata, ne percepiamo la gravità e soffriamo nell’attesa e nell’incertezza.

Esce il chirurgo: tutto è andato bene. E’ stato reciso un piccolo pezzo di intestino, ma adesso il bimbo potrà ricuperarsi. Se non si fosse intervenuti subito, se avessimo aspettato sino al mattino, e non fossimo corsi da un ospedale all’altro il corpicino del piccolo Gianluca non avrebbe resistito!

Dopo tre ore vediamo il bimbo, steso in un letto grande della clinica. Ha il volto bellissimo di sempre, ma stremato per la fatica delle ore precedenti. Ricordiamo i suoi primi giorni quando aveva la sonda nel nasino per aiutarlo nell’ alimentazione. Ricordiamo le tante volte in cui con le sue manine se la staccava. Anche adesso bisogna tenerlo fermo se no si toglie tutto!

E’ pieno di tubi. Le prime ore dopo l’intervento sono critiche, ma ci affidiamo ai medici e a chi ci ha giudati in quella notte difficile.

... sono passati due giorni e il bebé sta prendendo le prime gocce di latte, sono praticamente gocce, ogni tre ore. Tutto procede normalmente ed ora il piccolo Gianluca piange, sí, ma perché ha fame, e lo si capisce. Ma il suo intestino ha ripreso a funzionare. E non è più gonfio come un palloncino. Non erano così semplici e sicure la sua vita e il suo futuro come io pensavo ingenuamente all’inizio.

Il cuore ci guida, ci guida l’affetto, e ci mette in crisi l’inesperienza. Ma ci alziamo, corriamo, bussiamo a tutte le porte con testardaggine. E cerchiamo sempre di fidarci di chi ci guida nell’imprevisto e nell’oscurità della notte.

E il cuore ritorna a costruire storie e speranze future, con una maggior esperienza su questo bene per gli altri, soprattutto per i più e i più indifesi, che stiamo imparando a modellare tra le pareti e i mille cuori della casa de los niños.

sabato 1 dicembre 2012

Non basta il cuore...

Sabato 1 dicembre 2012

Sono tanti i bambini che passano per la nostra casetta. Solo in questa settimana ne sono arrivati tre:

Roy, che ha due anni e mezzo, Camila che ha 7 anni e Alejandro che ne ha 4. Nomi, volti nuovi, storie che non conosciamo e che improvvisamente si incrociano con le nostre. La nostra casa è grande, speriamo che anche il nostro cuore lo sia, il cuore di tutti noi che viviamo qui. La nostra casa è sempre aperta, giorno e notte. C’è sempre qualcuno che ha bisogno e che bussa alle nostre porte (ne abbiamo tante!). E’ come quando ci chiedono aiuto per accogliere un bimbo.

Arriva un bimbo nuovo. Si passa la voce nella cittadella e subito appaiono volti di piccoli e grandi appiciccati alle finestre della nostra casa. “Possiamo tenere noi Roy questo fine settimana?”. “C’è posto per Alejandro nella nostra casa!”. Le nostre famiglie sono povere, ma hanno il cuore grande! E Roy è già fuori che gioca con altri bimbi e sperimenta l’abbraccio di una mamma che non aveva mai conosciuto. E Alejandro ci saluta un attimo ma subito scappa via, con i suoi nuovi fratellini che hanno sulle spalle una malattia grave come la sua...

L’altro giorno mi trovavo negli uffici dei Servizi Sociali per sbrigare delle pratiche e in quel momento è arrivata una bimba appena nata in braccio ad un’assistente dell’ospedale. Un poliziotto l’aveva poco prima trovata dentro un borsone grigio da viaggio all’angolo di una strada. Dentro la borsa, un bigliettino: “Non ce la faccio, aiutatemi!”. Forse il grido disperato di una giovane mamma... Sul petto della bimba, un rosario bianco. Una bimba bellissima abbandonata per strada... “Si chiamerà Rosario!”, dicono le incaricate dei Servizi Sociali. Anch’io ho casualmente in mano un piccolo rosario, in quel momento, e dò la mia disponibilità per ricevere quella creatura nella nostra casa, ma poco dopo verrà affidata ad un altro centro. Ci vorranno 8 mesi prima che sia data in adozione, purtroppo..., ma le pratiche burocratiche di affido richiedono questi tempi.

Passano due giorni e ci chiamano perché 4 dei nostri amici che vivono in strada sono stati presi dalla polizia con l’accusa di aver rubato un cellulare ad una signora nel centro della città.

Andiamo al posto di polizia. Parlo con i poliziotti: non c’è niente da fare. Quei 4 ragazzi, anche se sono minorenni dovranno essere sottoposti ad un processo rapido e rischiano il carcere: sono stati colti in flagrante. E per di più, la signora a cui è stato sottratto il cellulare è la moglie di un tenente di polizia: che coincidenza sfortunata! I ragazzi si dichiarano innocenti, questa volta, e forse hanno ragione loro, questa volta.

Rimaniamo negli uffici per un bel po’ di tempo, senza saper come fare. Ho con me dei soldi per poter comprare delle medicine urgenti e care. Offro quei soldi per comprare il cellulare nuovo e restituirlo alla signora. La proposta viene accettata. I 4 ragazzi riceveranno una bella romanzina ma dopo qualche ora saranno rimessi in libertà.

Mi metto a parlare con il poliziotto a carico dell’inchiesta. Racconto quello che facciamo. Lui mi dice che due giorni prima ha raccolto per strada una bimba appena nata, nascosta dentro una borsa da viaggio grigia. E come subito l’ha portata in ospedale per un controllo medico.

“Ho conosciuto casualmente quella neonata”, gli dico. Che coincidenza... Il poliziotto mi chiede il numero di telefono del nostro centro: non è la prima volta che deve affrontare il caso di neonati abbandonati. La prossima volta chiamerà direttamente noi, noi che abbiamo 78 famiglie nel nostro centro: Rosario non avrebbe dovuto mai aspettare 8 mesi prima di poter essere accolta in una famiglia, se ci fosse stata affidata...

Le nostre famiglie sono povere, ma hanno il cuore grande. E’ un po’ questo il segreto che sta cominciando a “fermentare” nella nostra cittadella.

In questi giorni un amico mi ha inviato una frase estratta dal libro di uno scrittore argentino:
“Poco dopo arrivammo alla casetta di Zimmer, il falegname, durante trentasei anni vi aveva vissuto quel pazzo stralunato di Hölderlin, protetto affettuosamente da quel umile essere umano; uno di quei gesti assoluti che redimono l’umanità."
La nostra umile casetta vorrebbe incastonarsi di gesti assoluti nella disponibilità e apertura per accogliere sempre chi vi arriva, chi chiama o chi bussa alle notre porte. Ma in questi giorni è risuonato spesso dentro di me che non basta il cuore, non basta l’affetto. L’ho pensato anche quando ho visto quel rosario bianco sul petto della bimba abbandonata. Sono troppe le storie difficili che si incrociano con le nostre.

E allora io credo che ci voglia un supplemento del cuore. Per me quel di più si chiama preghiera.