mercoledì 25 aprile 2012

La casa de los niños, ovvero, l’incontro di due formazioni! O forse di più...

Pensavo stasera alla nostra casetta, ai bimbi che ci vivono in questo momento, e a tutti gli amici che, sempre in questo momento, ne arricchiscono la convivenza, e che provengono da tante parti e da esperienze così diverse. Da lontano non credo che si possa immaginare come si compone e si ricompone ogni giorno la nostra avventura. E mi immagino che può essere interessante e bello conoscere, almeno per cenni, l’interno di questa nostra bella e speciale casetta. Una volta scrivevamo di una finestra magica. Ci mettiamo allora davanti a quella finestra.


La casa de los niños, ovvero, l’incontro di due formazioni! O forse di più... E da lì ci viene offerta l’immagine come di due squadre, quella dei bimbi e quella degli adulti: l’under 13 e l’over 21.


David, Jacky, Mateo (con una sola T), Denis (ho scoperto oggi che si scrive con una sola N), Nicol (senza la E finale), Mariano, Arisito (diminutivo di Ari) e Manuel. Ecco gli otto, specialissimi! bimbi dell’attuale under 13, ordinati non secondo l’età, ma secondo la data del loro arrivo qui a casa. Due bimbe e sei maschietti. Mateo è il più piccolo con 2 anni e due mesi di età. Jacky è la più grandina con i suoi 13 anni! Ieri era il compleanno di Nicol che ha raggiunto quota tre. Auguri! David ne ha sette e mezzo, Denis tre e mezzo, Mariano 10, Arisito ha da poco compiuto i 7 anni e Manuel ne compirà 7 a novembre. Mariano ed Ari sono fratelli.


Ari, Tania, Jhonatan, Giulia, Javier, Giorgia, Ilaria, Matteo, Gianluca, Giovanna, Beatrice e Zlill. A dire il vero, dovremmo aggiungere anche padre José, Pablo e don José che a loro modo formano parte della nostra famiglia. Anche in questo caso della formazione over 21, i nomi rispettano non tanto l’età, ma l’ordine di arrivo qui a casa. Non è il caso di pubblicare l’età, anche perché in questa formazione ci sono tante damigelle. Solo qualche accenno geografico. Padre José viene dagli Stati Uniti. Javier dall’Argentina, Zlill (non so se scrive così) da Israele. Gianluca, come tutti sanno, dalla costiera Salernitana. Gli altri ci dividiamo tra boliviani e italiani con netta predominanza italiana: dalla Toscana, dal Veneto e naturalmente dall’Emilia. Per alcuni ha significato un ritorno o un doppio rientro in squadra dopo le esperienze vissute qui anni addietro. Altri entrano per la prima volta nella nostra formazione. Una ricchezza preziosa questo incontro da regioni e da storie così diverse.


Non rompiamo la privacy se ci permettiamo descrivere alcuni particolari dei nostri bimbi. E’ solo per farli conoscere meglio e per fissarli meglio nel nostro cuore!


Tutti portano con sè qualcosa che li rende speciali, unici e bellissimi. David, Mateo e Jacky: una valvola di drenaggio del cervello per attenuare i problemi di idrocefalia ereditati alla nascita. Nicol porta con sè la sindrome di Down e una simpatia unica. Denis: il virus dell’HIV e quello del capriccio. Manuel: un nuovo gesso alla gamba destra, lui che di gessi ne ha portati sempre fin dalla nascita! Mariano ed Arisito: la storia della loro tribù tropicale, gli Yuquis con tutte le malattie e gli animaletti della loro zona di origine.


David e Mateo non parlano e non camminano, ma non abbiamo mai avuto bambini così buoni e espressivi come loro. Dobbiamo confessare che spesso ci dimentichiamo della presenza di Mateo in casa, tanto è silenzioso e immobile. E’ proprio immobile, sempre nella sua culla e nel suo passeggino. Solo di notte si lamenta un po’, forse per la luce che lasciamo accesa nel dormitorio dei bimbi. David, invece, è come una trottola, sempre in movimento. Ha imparato a manovrare a dovere la sua seggiola a rotelle e si arrabbia se qualcuno si mette sulla sua strada per intralciarlo. E’ arrivato qui da noi il 25 agosto del 2008. La sua mamma lo visita solo il giorno del suo compleanno, il 23 dicembre. Ma proprio oggi abbiamo saputo che la sua mamma da alcune settimane è sparita da Cochabamba insieme alla sorellina più piccola di David. Non comprendiamo bene...


Mateo è stato abbandonato in ospedale al momento della nascita quando la mamma si è accorta del grave problema cerebrale del figlioletto. Non sappiamo niente di lei...


Sempre oggi, invece, la mamma di Nicol ci ha chiesto di poter venire a vivere in uno dei nostri appartamentini, insieme alle altre due figliolette. Proprio un bel regalo di compleanno per la piccola Babú che vuole molto bene alla sua mamma. Nicol non cammina ancora, dice poche parole tra cui proprio Babú (che interpretiamo: la piccola principessa) e hola = ciao! I bimbi qui a casa e a scuola la riconoscono simpaticamente come Babú o Cocol. E poi dà dei bacini che sono proprio una sua specialità! Pesa come quattro batufoli di cotone messi assieme. Si capisce perché ha passato la sua vita in centri ospedalieri specializzati in nutrizione. Ora ha bisogno di un’operazione al cuore. Medici amici - anche se non li conosciamo-, dell’Italia e del Brasile, ci stanno orientando su come affrontare questa necessità urgente.


Jacky ha 13 anni, come dicevamo, ma a dire dei medici ne ha meno di 5. Non conviene approfondire la sua storia per capire i motivi di tanta contraddizione. Ha anche un’emiparesi che limita la parte destra del suo corpo, ma non le impedisce di vivere con tanta vitalità e tanta voglia di incontrare una mano amica, uno sguardo e un saluto affettuosi. Dovunque va, saluta tutti. Sta imparando a vestirsi da sola, ma poi le nostre damigelle qui in casa si incaricano di farla ogni giorno più carina.


Denis ha perso i genitori nel giro di 6 mesi, l’anno scorso. Ha fratelli e sorelle più grandi sparsi in diverse città della Bolivia, ma nessun parente si prende la responsabilità di accoglierlo nella sua famiglia. Si intuisce facilmente che da qui nasce il suo virus del capriccio: la mancanza di un punto di riferimento chiaro per lui. L’altro virus, quello serio, ereditato dai genitori, purtroppo l’allontana da chi non trova il coraggio e la libertà di adottarlo. Per noi si tratta di un dilemma grave perché Denis è un amore di bimbo. Tutti quelli che lo conoscono, qui in casa e fuori, lo adorano tanto è simpatico e affettuoso. Ma sono quasi due anni che Denis è qui con noi e non si intravvedono spiragli di luce per il suo futuro. Denis sta benissimo. Sta imparando a parlare anche se con lui avremmo bisogno di un interprete, cosa che lo disturba assai quando non riusciamo a indovinare i suoi discorsetti o i farfugli delle sue richieste.


Manuelito è tornato a vivere con noi, in questo periodo, a causa della frattura della tibia destra, rottasi durante un tentativo di scalata su un traliccio di ferro in giardino. Manuel, infatti, formava parte del gruppo di bimbi con cui abbiamo aperto l’esperienza in questa nuova casa, nel marzo del 2007. E tutti lo ricordano con un affetto speciale per via della sua gracilità complicata da quelle due gambette di gesso che portò per oltre due anni come correzione di una anomalia ai suoi piedini. Preferiamo che per adesso Manuel si fermi con noi, tanto la sua famiglia vive qui di fianco, nella cittadella, e non perde il contatto, ma qui in casa abbiamo più possibilità di tenerlo controllato e di aiutarlo con una dieta più sana. Manuel è un bimbo dolcissimo, che viene voglia di stringere sempre al petto. Tra lui e la Nicol non si sa chi vince la sfida all’ingrasso.


Mariano e Arisito purtroppo sono orfani. In pochi mesi, pure loro hanno perso i genitori, sconfitti da malattie tropicali che qui in Bolivia hanno ancora il sopravvento sulle cure mediche. Sono qui da noi per suggerimento della pediatra dell’ospedale di Cochabamba, ossia, per garantire un maggior controllo del loro stato di salute. Febbre costante e infiammazioni nel sistema glandulare facevano sospettare forme speciali di tubercolosi, ma poi, stando con noi, sono venuti fuori dal loro corpo tanti simpatici vermicelli (ascaris) che sono stati combattuti con successo grazie ad intrugli caserecci a base di aglio e rapanelli. Miracolosamente, coi vermi, anche la febbre se ne è andata. Ed è così che Mariano ed Arisito si fermano con noi per lo meno sino al termine della scuola, in novembre. Li conosciamo da quando erano piccoli perché hanno passato divresi periodi qui in casa, sempre per problemi di salute. Mariano è astuto e furbetto come le piccole tigri della sua foresta, mentre Arisito ha un carattere buonissimo e quando cammina sembra un paperottolo. Non sarebbe male se lui potesse condividere la sua pancetta con Nicol o con Manuel.


Che bella squadra formano i nostri bimbi! Per ognuno di loro nutriamo speranze positive. Con una storia così dura alle spalle e un futuro incerto, solo il sogno cucito e ricucito insieme potrà materializzarsi in una realtà bella e vera per ognuno di questi bimbi. Noi intanto li accompagniamo con trepidazione e affetto sincero, come ogni sera si accompagnano a letto e ogni mattina si dà loro una mano a vestirsi, a fare colazione, a preparare lo zainetto per la scuola. Nel pomeriggio si gioca con loro, si inventano programmi, si prepara la cena e poi la doccia salutare che porta via la polvere del giorno. E’ tutto un rito, ora, la pulizia serale, un rito realmente salutare e necessario.


Non c’è tempo per soffermarsi a commentare l’altra formazione, quella degli over 21. Solo dire che ci siamo trovati a vivere insieme in questa casetta, e che ci stiamo bene a percorrere un tratto di storia comune pur senza conoscerci da prima. Una varietà molto interessante di storie, di motivazioni e un grande amore per i bambini che scandiscono nella normalità e nella serenità i ritmi quotidiani, nonostante la stanchezza, le corse e la differenza di vedute. Siamo una bella e originale tribú pure noi. Non facciamo cose straordinarie, ma cerchiamo di essere accanto ai bimbi lasciandoci affascinare dalla loro bellezza e dal loro incanto.


E la casa de los niños cresce e sentiamo che cresce anche la simpatia di tanti (quei: “O forse di più” del titolo) che accompagnano noi, che formano la nostra grande squadra sparsa nel mondo, e che ci seguono stimolandoci con il loro affetto, che sperano e che sognano con noi ed anche per noi.

domenica 1 aprile 2012

Su a Karpani!

Karpani è un villaggio quassù sui monti boliviani, ad oltre 4 mila metri di altitudine. Lo conosciamo da una decina di anni quando vi andammo per la prima volta insieme ad un equipe di medici volontari. Allora non c’era un sentiero che portava sino al villaggio e si scendeva per alcune centinaia di metri con in spalle il carico di materiali e di viveri per la gente del posto. Fu così che una suora intraprendente pensò bene che con un poco di dinamite si poteva aprire una strada. Grazie a quella idea “esplosiva” ora una specie di sentiero esiste.

Ma in tempo di piogge si fa ugualmente fatica ad arrivare. Ci piace immaginare che la nostra camionetta tiri un sospiro di sollievo quando riprende il cammino asfaltato dopo i salti, la polvere e le pietre su cui deve cimentare la propria forza motrice ogni volta che ci inoltriamo per quella specie di sentiero tra i campi di patate.

Durante l’ultima settimana siamo stati due volte a Karpani. Cerchiamo di mantenere il contatto con le famiglie del posto perché formano parte della nostra storia. Da Cochabamba si impiegano circa tre ore per arrivare al villaggio. Il clacson della macchina, che fa eco da una montagna all’altra, è l’avvertimento convenuto del nostro inaspettato arrivo. Anche lassù ci sono i cellulari ma il segnale spesso si perde tra tante cime e avvallamenti. Andiamo sempre a Karpani con gli amici italiani che vengono a trascorrere un tempo con noi. Karpani è un villaggio bellissimo che scopri solamente quando sei a pochi passi dalle sue capanne/casette. Infatti, le casette appaiono lì sotto i tuoi occhi all’improvviso, come del resto anche i bimbi e le mamme –che pascolano le pecore- spuntano inaspettatamente sui massi enormi che sovrastano il piccolo villaggio composto da 26 famiglie. I papà si fanno vedere più tardi perché impegnati nei lavori dei campi.

Proprio dall’ultima visita con gli amici italiani, è venuta fuori una idea interessante. Quella di andare periodicamente a Karpani con i giovani della cittadella per fare una specie di scuoletta (di ripasso scolastico) con i bimbi del villaggio sullo stile di quella che gli stessi nostri giovani realizzano i fine settimana qui nella nostra cittadella. Per questo siamo andati ieri mattina con 7 ragazze/i per proporre questa idea su al villaggio. Loro stessi si sono incaricati anche di prepare giochi e soprese insieme a un semplice pranzo per tutti. Purtroppo la notte precedente è piovuto ancora con intensità per cui il viaggio è rimasto in sospeso sino all’ultimo momento, ma poi ci siamo avventurati. Meno male che il mal tempo è cessato durante la mattinata. E tutto è andato bene.

Appena arrivati, dopo avere caricato altre 4 persone durante il tragitto, abbiamo iniziato a giocare, prima con i bimbi, poi anche con i genitori. Difficile rendere lo spettacolo che si è creato con quei giochi! Giochi semplicissimi, come bandiera e una specie di palla mano dove, al posto della palla, si usava un cerchio. Le persone di montagna, tanto in Bolivia come da tutte le parti, sono per natura riservate e timide. Ci vuole il suo tempo per stabilire un rapporto. Ma dopo pochi istanti di gioco si è creata una simpatia e una festa spontanea tra tutti. Saremmo andati avanti per ore nonostante i 4 mila metri. Schiamazzi e gioia incontrollata nello spiazzo davanti alla scuola e alla chiesetta di Karpani, protetti dal maestoso silenzio di quelle montagne. E poi il pranzetto tutti insieme. La distribuzione alle famiglie presenti dei viveri che abbiamo potuto portare con noi quel giorno. E qualche considerazione insieme: la necessità di aprire quest’anno l’asilo per i bimbi più piccoli del villaggio. Un sostegno mensile al maestro. I turni giornalieri degli adulti del posto per la cucina dell’asilo. Necessari interventi di ristrutturazione per le casette del villaggio dopo mesi di troppe piogge. La nostra proposta di tornare periodicamente con i giovani: accolta con grande entusiasmo dai presenti. Ed altro. Tutto in uno spirito di amicizia e di solidarietà a scanso di interessi personali.

E poi il rientro faticoso su, sino alla macchina lasciata nell’unico posto che permetteva far manovra.

E, dopo i giochi festosi con i bimbi e la gioiosa innnocenza degli adulti, il tempo per uno sguardo indietro per altre considerazioni da condividere insieme. La sotto, infatti, Benedicto torna al lavoro con l’aratro di legno e la sua giunta di buoi. Il tempo ha un altro ritmo a Karpani così come in tutti i villaggi dell’altipiano boliviano. Si usa ancora quell’aratro trascinato dai buoi che insieme solcano un terreno povero, pieno di sassi. La produzione di patate di quest’anno è andata perduta in un 50% a causa delle troppe piogge e delle inaspettate gelate. A Karpani, come in tutti i villaggi dell’altipiano boliviano, si mangiano patate al mattino, a mezzogiorno e a sera. Le patate si cuocciono due volte alla settimana perché a quelle altezze ci sono solo poche sterpaglie per fare fuoco. E l’acqua è un tesoro difficile da reperire! Non c’è corrente elettrica a quelle altezze, e non si può riscaldare spesso il cibo. Così quasi sempre si mangiano le patate fredde. Sabato, i nostri amici di Karpani ci dicevano che loro non hanno mai la possibilità di mangiare quel pollo che abbiamo condiviso con loro per pranzo.

Ogni famiglia del villaggio produce circa 30 sacchi di patate all’anno che si vendono a 100 boliviani al sacco. Il ricavato sono dunque 3.000 boliviani, pari a circa 300 euro. Quel ricavato rappresenta il reddito annuo di una famiglia di montagna in Bolivia. La Bolivia conta con 9 milioni di abitanti. Tre milioni vivono in queste condizioni. Ma, purtroppo, quest’anno, la metà del raccolto è andata persa, marcita sotto terra per le troppe piogge. Come faranno le nostre famiglie? Cosa mangeranno i nostri bimbi di Karpani?

A Karpani si tocca con mano l’immensa bellezza della natura che si contempla in un silenzio solenne per il timore di contaminarla. Ma si tocca con mano anche una immensa povertà che si fa ancora più cruda quando l’inclemenza della stagione la sferza.

Meno male che ai nostri giovani è venuta l’idea di andare più volte al mese su a Karpani per fare la scuoletta, così possiamo portare viveri, frutto della solidarietà e generosità che perviene a noi da tanti altri amici.

Meno male che da domani apriamo l’asilo così i bimbi più piccoli potranno avere un pranzo caldo almeno una volta al giorno.

Meno male che ci siamo conosciuti, una decina di anni fa, così abbiamo iniziato a percorrere insieme il cammino dell’amicizia e della condivisione.