domenica 19 luglio 2009

Lavori comunitari, nel nostro villaggio!

Come tutti sanno, in questi due anni e mezzo siamo andati avanti grazie all’aiuto di tutti, e tante cose sono state fatte nel nostro villaggio (molte di più di quelle che avevamo programmato!) e non finiremmo mai di ringraziare ognuno. Anche oggi si sono trasferite 4 nuove famiglie e la nostra bella famiglia ha raggiunto il numero di 191 membri! Un bel traguardo!

E ogni arrivo significa anche uno scambio di beni, per poter condividere con chi non ce l’ha, oltre una casa, anche un materasso, una bombola di gas, una cucina, un tavolo o delle seggiole.

Tanto poi la provvidenza ce li moltiplica questi beni, perché è esperienza costante per noi quello che dice il Vangelo: "Date e vi sarà dato" e persino fino a cento volte tanto. Ed è pure un bene aver sospeso per un momento i lavori di c ostruzione(siamo comunque impegnati nel terminare la scuola grande) così abbiamo il tempo di rivedere e curare i particolari: giardini, tinteggiatura, mobili per le stanze dei bimbi, servizi e vie di accesso.

Questo pomeriggio, per esempio, dopo il doposcuola per i bimbi e dopo la bella messa all’aperto, abbiamo convocato i presenti per un lavoro comunitario: mettere giù le pietre, regalateci dal Comune, per lastricare una strada tra le casette.

Erano le 5 del pomeriggio, e volevamo dedicare un’oretta insieme per portare avanti questo angolo pubblico. E’ bello vedere mamme (anche incinte!), bambini e papà tutti insieme a muovere terra, sollevare pietre, sporcarsi da capo a piedi al tramonto di una sera d’inverno, un inverno ormai mite, nella temperatura. Anche la temperatura nei rapporti tra di noi, sotto il peso di questi lavori magari duretti, si fa più mite e più dolce, e ciò è di aiuto per fondere in uno questa nostra comunità così eterogenea e spesso grezza per le tante vicissitudini umane che ognuno porta con sè.

Viene notte, abbiamo lavorato più dell’oretta che avevamo programmato, e ci salutiamo nel buio, senza vedere bene il frutto del nostro lavoro: saremo andati storti nel mettere giù questa stradetta? Domattina ce ne renderemo conto. Ma senza dubbio non è andata storta la fatica di ognuno e insieme abbiamo costruito qualcosa che speriamo rimanga e sia segno ulteriore di amicizia e bontà reciproca. La schiena scricchiola un po’, ma qui vicino c'e' il letto che mi aspetta.

Tra le cose che mi piacerebbe poter concludere prima della fine dell’anno vorrei mettere al corrente tutti della nostra intenzione di costruire una chiesetta. Pensando alle obiezioni, che giustamente possono nascere in tutti, voglio ricordare un piccolo episodio. Quando, alcune settimane fa ho commentato questo mio desiderio a un senatore del partito comunista che è nostro amico, lui si è stupito e mi ha detto: "E perché una chiesa invece di un bel salone per i ragazzi?" E’ che il salone per i ragazzi ce l’abbiamo già, quasi finito, bello grande, di 300 metri quadrati, mentre la chiesetta sembra meno funzionale nell’ottica e nella logica utilitaristica delle cose, ma nella logica nostra, che è anche quella del ricordo della nostra debolezza e della nostra umanita, dei nostri errori e delle nostre incompentenze, ha un senso profondo.

Infatti, abbiamo condiviso case con tanti bimbi e con tante famiglie amiche e in necessità, ma abbiamo bisogno anche di trovarci per rimettere nel cuore il ringraziamento profondo per chi ci sostinere e per chi alimenta di sogni il nostro cuore e per chiedere insieme aiuto a chi ci conosce e sa che da soli non avremmo potuto fare niente e da soli non potremmo colorare di azzurro (il colore dell’amore) questo nostro villaggio. Abbiamo bisogno di un luogo dove ritrovarci, grandi e piccoli, per ringraziare e per pregare, per riconoscerci deboli e per poter andare avanti insieme perché se no anche le pareti delle nostre case crollano e gli orizzonti dei nostri sogni sfumano. Come ho scritto qualche settimana fa, non è necessario che tutti crediamo nella preghiera o in Dio, per poter formar parte della nostra bella famiglia, o condividerne gli obiettivi, però, sì, tutti dobbiamo credere nel sogno di bene per tanti, che sono piccoli, marginati, deboli, ammalati e poveri, ed è questa la nostra preghiera del cuore, il nostro anelito, il nostro vivere concordi.

Di soldi non ne abbiamo per costruire questa casa di tutti, che vorremmo dedicare a "Maria, Madre della Gioia e della Pace" e probabilmente non è chiaro neppure il posto dove situarla, ma il fatto di condividere questo sogno lo rende già più realizzabile. Sarei contento di ricevere qualche commento o suggerimento in merito.

Domani riiniziano pure le scuole, dopo le vancanze invernali. Inizia il secondo semestre che durerà fino alla metà di dicembre. Abbiamo lavato per bene i nostri bimbi, prima di andare a letto, così domani sono bei puliti per questa ripresa degli studi. Ora la mensa sarà per tutti, per cui sono previsti un centinaio di pranzi ogni giorno. Le mamme a turno lavoreranno in cucina. Cristina, la mamma di María René, sarà l’unica fissa, così possiamo darle un lavoro. Non so come faremo per le spese, visto che toccano a me, ed io mi sento orfano della "camioneta azul, 725 PIT"..., ma i tassì ci sono apposta e poi qui non costano molto. E tra l’latro non fa mica male andare a piedi, quando i negozi non sono molto distanti. Per domani è prevista zuppa di verdure, pollo arrosto e patate al forno. Bisognerà fare bene il calcolo delle quantità. Questa prima settimana servirà come esperienza.
Facciamoci gli auguri insieme!

martedì 14 luglio 2009

visita ai villaggi dell' altipiano

Nei giorni scorsi ho avuto modo di andare più volte a trovare i nostri amici che vivono nei villaggi sperduti dell'altipiano, a cui noi siamo legati da tempo. Sono andato per mantenere il contatto e per portare qualche segno concreto. Sono andato senza la nostra gloriosa camioneta, che è ormai un ricordo e un mito, usando una macchina presa a prestito. Sono state giornate belle, faticose, che segnano il cuore.


Povertà e splendore si baciano sotto il cielo terso dell'inverno boliviano, nel silenzio di queste montagne scavate dal sudore di uomini, donne, bambini/e e animali che riescono a produrre per la loro esistenza ad altezze incredibili, senza mezzi nè risorse.







Quanto ho camminato in quelle giornate, alla ricerca di bambini che datempo non vedevo e che desideravo salutare o riconoscere anche perché qui i volti si rassomiglino, temprati dal sole e dal freddo!


A Nunumayani mi sono fatto accompagnare da un ragazzino di 10 anni, Willy, incontrato mentre segava col falcetto il grano insieme agli zii. Gli ho chiesto il favore di indicarmi alcune case di bimbi sparse tra i monti (in genere li incontriamo nelle scuole o negli asili), e lui si è messo felice davanti a farmi da guida. Solo allora mi sono reso conto che era zoppo..., zoppo dalla nascita, come poi mi ha raccontato. Ma a fatica riuscivo a stargli dietro, per cui ogni tanto si girava e mi sgridava perché andavo troppo piano o mi fermavo per prendere fiato ."Dai, su, in fretta, perché devo tornare al lavoro!"


Un tesoro di bimbo, questo Willy...


Camminare o correre, su e giù per i monti, a 4000 metri, non è mica uno scherzo, ma lo spettacolo di quegli orizzonti spalancati davanti agli occhi facevano dimenticare rapidamente la fatica. E insieme siamo riusciti ad incontrare tutti i bimbi e a riabbracciarli con gioia, magari anche solo congli occhi. Quei bimbi che non dicono quasi nessuna parola, ma che riempiono di tenerezza l'anima.


Ma come faranno a vivere lassù? Senza servizi, senza luce, senza un mangiare sostanzioso, senza legna per far fuoco, con case senza pavimenti, senza finestre, senza materassi, coi tetti di paglia e i mattoni di fango...


Spero proprio che Dio abbia un occhio speciale per ciascuno di questi piccoli perché di certo noi ben poco possiamo fare per loro. Ma almeno il ritrovarsi, lo stringersi per un attimo la mano, cercando di scambiare qualche parola, riascaldano il vincolo dell'amicizia e della fraternità.


Piccoli eroi che non escono da un libro di favole, ma ogni giorno combattono la loro battaglia per una sopravvivenza degna.


E noi siamo felici di poter condividere qualche attimo e qualche sogno con loro. Durante questa ultima visita, tra l'altro, abbiamo pensato a qualche modifica che possa rendere più funzionali le loro casette. Vedremo se riusciremo a concretizzare queste idee.


A Karpani la mia guida è stato Florentino, che di anni ne ha già tredici.Stenco ed alto, la sua figura mi ricorda i llamas per la facilità di movimento sui sentieri sassosi. E quegli stessi sentieri hanno fatto rivivere la memoria di quella gloriosa giornata che passammo con gli amici di Tressano, qualche anno fa, con i confetti in mano e in bocca, alla ricerca di Margarita e della sua famiglia. I bimbi, approfittando le vacanze di questo periodo, erano intenti,con i loro genitori, al secondo raccolto delle patate. E sono quelle stesse patate che ti offrono con grande generosità, appena cotte sotto la cenere. Il loro sapore è squisito. Anche qui tanta dignità e tanta fatica, anche quella di capire la mamma Vicenta che non può alzarsi dal letto per una grave infezione al piede e che non riesce a spiegarmi in spagnolo, nè lei nè il suo figlio David, il senso della sua malattia.


Durante queste camminate imparo due nuove espressioni in quechwa: karuni, che vuol dire "lontano" e tinkuna kumi, che vuol dire "ci rivedremo presto". E con Florentinoe i suoi fratelli ci siamo rivisti presto, qui a Cochabamba, perché sono venuti loro a far visita a Celestina. E come premio si sono fatti regalare una chitarra e un charango che rallegreranno le loro feste interminabili.


Celestina era contenta della loro visita, e pure noi, anche perché li sentiamo sempre di più parte della nostra famiglia allargata.


Le mie gambe risentono ancora di quelle ore a camminate sui sentieri dei llamas e dei bimbi pastori.


Ma anche il cuore risente ancora della gioia di quelle ore...