lunedì 25 gennaio 2010

Il silenzio

Questo è un periodo di silenzio…
C’è silenzio intorno, ed è logico perché è notte fonda. Nella cittadella tutto è spento per il riposo della notte. Solo qualche cane abbaia in lontananza. Le luci della città riflettono un giallo pallido sulle nuvole che da alcuni giorni nascondono l’azzurro del cielo.
C’è silenzio pure nel mio cuore: da tante settimane vivo nel silenzio incapace di vedere e di cogliere gli aspetti semplici della vita che continua a scorrere davanti a me, incapace di comunicare.
Ma stanotte mi ha colpito il silenzio e questo silenzio mi ha spinto a riprendere la comunicazione perché il silenzio è un aspetto della vita che scorre e bisogna saper cogliere pure quello.
Improvvisamente, infatti, capisco che non è necessario che tutto sia luminoso e chiaro, che tutto sia risposta ai nostri sogni e desideri; non è necessario che le parole riescano ad aprire gli orizzonti del cuore e delle emozioni per farci partecipi della vita che scorre e che ci lega da tempo, da tante parti diverse, in tante situazioni diverse.
Nel silenzio di questa notte, nel silenzio di questo periodo possiamo continuare a comunicare, possiamo continuare a partecipare di una vita bella, possiamo rendere più salda la nostra amicizia e i nostri sogni di bene.
Probabilmente il silenzio nasconde dolore, incertezze, disillusioni, sconforto e pure pene profonde.
Ma non possiamo allontanare il silenzio che è parte della nostra vita, che raccoglie tanti momenti della giornata di ognuno di noi.
Cogliere il silenzio significa rendersi conto della necessità di uno sforzo maggiore perché le nostre mani e i nostri cuori si incontrino in un abbraccio di affetto di cui forse abbiamo maggior bisogno in questo momento della notte. E ci devono essere tutte le nostre mani e ci devono essere tutti i nostri cuori perché sembrano aumentare le distanze in certi momenti della vita ed è necessario serrare le fila finché sia un solo cuore che palpiti.
Quando il piccolo Luciano, della tribú degli Yuquis, partì per il cielo, quasi 4 anni fa, rimasi per tanto tempo in silenzio, incapace di risolvere dentro di me il dolore assurdo della morte di un bimbo innocente...
Poi apparve María René nella nostra vita e dovetti uscire dal silenzio perché insieme accogliessimo lei che dalla morte era stata strappata come per miracolo: sere prima ci eravamo riuniti tutti insieme, con la nostra comunità, in silenzio, in preghiera, concordi, per chiedere il ristabilimento della sua salute. E così fu.
In questo nostro centro, in questa nostra cittadella, in questi nostri cuori, in questo nostro sogno stanotte accogliamo un nuovo compagno di viaggio: il silenzio.
E lui ci sorride perché non è più silenzio muto. Siamo, infatti, qui a mettere giù parole e a comunicare di nuovo prendendo spunto proprio da lui.
Ecco, dunque, il silenzio che ci accompagna e ci regala un tesoro di misteri che possiamo scoprire ognuno per conto proprio.
Ecco, dunque, il silenzio che viene stanotte ad arricchire la nostra storia e che ci strappa come per miracolo dalle nostre pene, riaprendo le porte della comunicazione che fa palpitare concordi i nostri sogni di bene.

venerdì 1 gennaio 2010

Casa de los Niños, inizio del nuovo anno 2010

Diamo all’inizio del nuovo anno e siamo felici di poterci ricollegare con questi messaggi che legano gli Appennini alle Ande, che legano i cuori di tutti noi e ci aiutano a sentirci una sola e bella famiglia.

Non vogliamo pensare al male che ci è stato fatto (o che magari pure noi abbiamo fatto!), vogliamo solo pensare nel bene che possiamo fare tutti insieme.

Il bene costruisce.
Il bene ci fa bene!
Il bene è la ricetta sempre azzeccata per il cuore di ognuno di noi.

Il nuovo anno comincia con uno sguardo dalla nostra finestra magica, quella che ho pure trovato riproposta nei biglietti di auguri che mi sono stati mandati dall’Italia e che abbiamo gradito moltissimo!

Il nuovo anno è cominciato bene perché mi sono svegliato poco prima delle dieci, cosa che non succedeva per lo meno da 30 anni nella mia vita! E non è che avessimo fatto baldoria l’ultimo dell’anno. E’ che semplicemente mi è stato fatto il regalo di dormire: ciò che fa tanto bene pure a me!

Dalla nostra finestra magica vedo la nostra cittadella che sta prendendo corpo come un piccolo paese. Mi ricorda Toano, anche se in piccolo.

Vedo i nostri giovani muoversi felici e aprirsi alla stagione dell’amicizia e degli innamoramenti. A tutti noi è successo, a chi prima a chi dopo, a chi è andata bene e a chi ha dovuto soffrire più del previsto... Devo confessare che vorrei interferire negli “abbinamenti amorosi”, perché succede che dall’esterno si ha la pretesa di vedere quali sono gli abbinamenti migliori. Ma intanto i giovani li abbiamo sempre qui vicino, vediamo i loro movimenti e li possiamo tenere sott’occhio ogni momento, almeno così crediamo.

E poi ci sono i bimbi che aumentano di numero e che crescono pure loro. Credo che sono quasi 150 nella cittadella, tra bimbi, ragazzi e giovani. Anche su questo punto devo confessare che vorrei avere il tempo e la tranquillità per potermi fermare a giocare con loro, in giardino, ora che sono in vacanza e il tempo è particolarmente bello. Sono giorni d’estate pieni di sole e di caldo. Questo è pure il periodo delle colonie estive e in questi giorni siamo fuori con il primo gruppetto di loro, in un posto qui vicino alla cittadella, per farli uscire dal loro ambiente solito ed essere a loro totale disposizione. Sono stati giorni speciali di piscina, in posto molto bello che ci è stato prestato, e i bimbi ne sono rimasti felicissimi. Hanno tutti le spalle bruciate dal sole ma questo problemino lo superano con molta semplicità tanta è la gioia e l’energia che hanno in cuore e in corpo. L’energia che a me manca in questo momento notturno (mi si chiudono gli occhi e la testa mi cade..) , l’unico che rimane libero in questo periodo...

Cosa vorremmo vedere dalla nostra finestra?

Tante cose le abbiamo già viste, molte di più di quelle che speravamo o avevamo programmato.

Mi piacerebbe vedere atterrare nel nostro campo da calcio un boing 747 o 858, non so, il più grande che ci sia!, pieno di tutti voi che state leggendo questi messaggi. Non stiamo mica sognando o delirando: qui tutto può succedere! Vedervi scendere felici e impressionati, con una valigetta da viaggio, e potervi abbracciare uno ad uno, e mostravi orgoglioso il posto dove alloggiarvi, tanto qui di posto ce n’è tanto e ci arrangeremmo per poterci stare tutti. E ritrovarci ogni sera – per un mese almeno- a farvi conoscere tutti e a fare due chiacchiere, a cantare, a ballare, a giocare a nascondino, a raccontarci dei nostri sogni e a prendere insieme una tazza di latte con i biscotti visto che qui non c’è lambrusco. Mi immagino la faccia dei nostri bimbi al vedervi scendere dall’aereo, qui fuori...

Mi piacerebbe riabbracciare ognuno di quelli che sono già stati qui, in questi anni, e che siete tanti!, e rivederci diversi e uguali allo stesso tempo, magari con un figlio in più, e che rivedeste i nostri bimbi, i vostri bimbi, che pure loro sono cresciuti. Alcuni non ci sono più, fisicamente, ma sono presentissimi e un giorno torneranno su un arcobaleno di pace, coi loro volti luminosi a giocare e a sorridere con gli altri bimbi...

Mi piacerebbe vedere crescere in fretta tanti alberi qui attorno, e che tutto sia pieno di verde e degli schiamazzi di tanti uccelli, e che ci si possa sdraiare a contemplare il cielo sopra di noi, all’ombra di un grande albero, e sentirlo amico pure lui.

Mi piacerebbe vedere crescere in fretta anche le altre case che ci mancano per poter ospitare presto proprio tutte le famiglie amiche e bisognose, e condividere con tutti la nostra bella avventura di bene, e salutarci al mattino, quando si va a comprare il pane e il latte, e darci la buona notte la sera con una musica che diffonda le sue note per tutta la cittadella: la sinfonia della cittadella arcobaleno, o un rap dei sognatori, o non so proprio che altro pensare visto che non sono un gran conoscitore di musica. Ma che ognuno possa scegliere la sua ogni sera, a turno a suo piacere.

Mi piacerebbe che ci abbracciassimo così come siamo, coi nostri difetti e con le nostre cose buone, fregandocene altamente delle contrarietà, dei disappunti, dei problemi, delle difficoltà, delle diversità, puntando a una grande simpatia reciproca.

Mi piacerebbe che il piedino di Manuel si raddrizzasse una volta per tutte, e che lo vedessimo correre a perdifiato per i nostri giardini, incontro alla sua mamma e ai suoi fratellini. Poverino, lui che in questi giorni è mogio mogio perché gli fa male il piede ingessato: “Me duele, me duele”, si lamenta spesso con la sua vocina.

Mi piacerebbe che Sebastián trovasse pure lui la sua famiglia, finalmente.

Mi piacerebbe vedere il piccolo David in piedi, fare i suoi primi passi, e ridere a squarciagola...

Mi piacerebbe rivedere Celestina felice, ora che la sappiamo triste mentre pascola le sue pecore sui monti.

Mi piacerebbe che anche Jhonatan trovasse una sua famiglia ora che la famiglia di Gustavo è venuta a vivere qui da noi.

Mi piacerebbe che il Padre José fosse accompagnato da altri anziani qui nella nostra cittadella perché gli anziani sono preziosi per la vita, perché gli anni e il dolore li hanno resi forti e saggi, e qui abbiamo bisogno di esempi forti e saggi e abbiamo bisogno di fermarci ad ascoltare pure gli anziani e non solo i bambini.

Mi piacerebbe ospitare altri mille bimbi ammalati o soli, e per ognuno sognare il bene e vederlo realizzato in fretta perché insieme così lo abbiamo pensato.

Mi piacerebbe che ognuno di noi pensasse che tutto ciò è possibile ed è possibile l’impossibile e che non manchi mai la serenità per ognuno e che non ci spaventi niente, che non ci freni niente, che niente ci faccia diventare tristi.

Mi piacerebbe pensare che questo è l’anno più bello per la vita di ognuno di noi e ce lo gustiamo poco a poco ogni giorno, ogni istante, e ce lo auguriamo reciprocamente, e ci aiutiamo a costruirlo così, a vederlo così, a realizzarlo così.

Mi piacerebbe... , mi piacerebbe... , mi piacerebbe sentire il “mi piacerebbe” di ognuno di voi...

Mi piacerebbe riuscire a ringraziare ognuno, ma questo desiderio lo metto sul davanzale della nostra finestra: qualcuno lo consegnerà come si deve.