giovedì 28 giugno 2007

a tutti diciamo GRACIAS, GRAZIE

Ciao, come gia' saprete siamo rientrati prima dalla Bolivia per motivi famigliari.Ci teniamo pero' a scrivere quest'ultima mail per concludere un percorso iniziato quasi due mesi fa. Avremmo voluto avere il tempo di parlarvi dell'ultima piccolina di casa, Maria Rene'; dei ragazzini: Giovanna e della sua brutta storia, di Anahi, la sorella di M.Rene', di Antonio , di Gustavo, di quanto siamo andati a riprenderlo sotto in ponte la settimana scorsa, dopo che era scappato da casa sua. Non abbiamo fatto in tempo, ma quando saremo piu' liberi , a voce, potremo raccontarvi tutto.

Questi sono stati mesi intensi, vissuti a pieno,con delle energie spese, ma con tanta positivita' acquisita. Siamo tornati a casa con il cuore gonfio di tristezza, ma molto piu' grande dove ci stanno dentro tutti i nostri bambini della casa: Manuel, Sebastian, M.Rene' Evita; tutti i bambini del doposcuola, Filomena, la prof.che cucina e Victor Ugo, suo marito, le ragazze: Tania, Marcela, Alessandra, Magali', Vania, Candy e poi i ragazzi della domenica, le famiglie conosciute, e poi Ari, una persona davvero speciale che ha un posto per tutti nel suo cuore, grandi e piccoli.

Ci mancano tutti, per la loro semplicita', per la loro calma, per il loro modo di farci sentire in famiglia, per la loro bonta'. Di ognuno abbiamo portato un ricordo speciale, un'espressione, un sorriso e a tutti diciamo GRACIAS, GRAZIE davvero per averci aiutato a vivere questo periodo nel migliore modo possibile, con tanto affetto intorno e per capire, ancora di piu' che la ricchezza riempie le case, gli armadi, i garage, ma non il cuore.

Un abbraccio a tutti in Italia e in Bolivia
betty e pino

lunedì 18 giugno 2007

come vediamo noi Cochabamba

Hola, qui sempre tutto bene. Ieri nel pomeriggio siamo andati a trovare Edwin, il bambino sulla sedia a rotelle. Gli abbiamo portato una macchinina, che puo’ gestire con i comandi , stando seduto. Era felicissimo e con lui la mamma e il nonno. E’ stato bello rivederlo e soprattutto e’ stato bello vederlo contento, come tutti i bambini con un giocattolo nuovo.
Mentre attraversavamo la citta’ per raggiungere la sua casa abbiamo pensato di raccontarvi un po’come vediamo noi Cochabamba. La prima cosa che colpisce entrando in citta’ e’ il senso di precarieta’, di iniziato e mai finito. Non abbiamo mai visto tante cose incompiute in un colpo solo.

Le case:il muro di recinzione, il rustico e basta.Magari la gente ci abita anche, dopo aver chiuso alla meno peggio le finestre, oppure ci si serve delle famiglie piu’ povere che, per un riparo, fanno da guardiani.Se si esclude la zona centrale, quella delle belle piazze con le fontane,i bei negozi, i pubs, i parchi, quella cioe’ abitata dai ricchi e prese a prestito dai poveri per dormirci di notte, tutta la zona circostante fino all’estrema periferia, e parliamo di km e km e’ tutto un susseguirsi di abitazioni finite e non finite.

Le strade: in periferia sono di terra battuta o di sassi incastrati nel terreno. Siccome una parte della citta’ si estende verso la montagna, non e’ facile raggiungere i quartieri in alto se non si e’ provvisti di un fuoristrada e ne ce rendiamo conto quando andiamo a trovare Edwin: tra buche, sassi, cunette, piu’ che in citta’sembra di essere sul Pilastrino! (per chi non e’ di Roteglia e’ la collina che sta alle spalle del paese).

I negozi:ci sono due supermercati abbastanza forniti, dove oltre a imbustarti la roba, un inserviente porta fuori il carrello fino alla macchina; nei quartieri ci sono invece le tiendas, i negozi che vendono un po’ di tutto. Sono delle piccole stanze con la merce accatastata e spesso protetta da una cancellata all’ingresso. Per comprare non si entra, da fuori si chiede quello che serve e te lo passano da una apertura della grata.E poi tante farmacie, che chiunque puo’ aprire. E luoghi dopo si puo’ mangiare a tutte le ore o semplicemente comprare pollo fritto, carne o verdura alla brace.

E gli autobus, bellissmi, piccoli e tutti colorati, che si fermano dove uno desidera, in un incrocio, in mezzo al traffico, sulla strada...Bisogna solo essere rapidi a salire o scendere dall’unico ingresso senza porta. E taxi, i trufi,tanti che fanno lo stesso servizio dei bus,caricano quante piu’ persone possono e lasciano tutti dove vogliono. E i fiori sugli alberi e nei giardini tutto l’anno, le donne con i cappelli che ne indicano la provenienza:neri a bombetta quelle de La Paz, bianchi e con i nastri colorati per le locali e le loro gonne ampie, le trecce lunghissime e sacchi colorati di aguayo che servono a mille funzioni.

E alla fine non si puo’ non parlare dei cani, tanti, tantissimi che circolano per la citta’, grandi, piccoli, con tutte le razze incrociate, trovano cibo tra i rifiuti e convivono con le persone, a volte nell’indifferenza reciproca, a volte nella condivisione delle proprie sfortune; e’ il caso di quelli che vivono con le persone di strada e di notte si scaldano a vicenda.

E qui tra miseria, sofferenza e ingiustizia prevale la voglia di divertirsi, che vuol dire fare festa, mangiare, anche solo per oggi, ubriacarsi, ballare... E’ difficile per noi comprendere come proprio le famiglie piu’ povere possono anche indebitarsi per non sfigurare con i vicini e offrire loro cibo e ciccia, la bevanda locale, per festeggiare qualcuno o qualcosa. Forse l’unica cosa e’ provare a immaginare una famiglia che vive nella precarieta’ piu’ totale: la casa, il riparo, oggi ce l’hai, ma domani non si sa; il lavoro, se hai la fortuna di trovarlo, puo’ essere per un giorno o un periodo, ma non ci puoi contare per sempre; i figli, quelli che non muoiono da piccoli, possono finire per strada o avranno una prospettiva di vita come la tua; non c’e’assistenza sanitaria dopo i cinque anni e per molti l’istruzione e’ ancora un miraggio, mentre invece l’ignoranza e la supertizione persistono. Pensiamo davvero che in queste condizioni uno possa pensare al futuro per se’ e per i figli?

Questo e’ tutto. Con questo dubbio che noi non abbiamo risolto, salutiamo tutti con affetto e se avete voglia scriveteci!

betty y pino

sabato 16 giugno 2007

il nostro scricciolo manuel

Hola,qui tutto bene, a parte il raffreddore e la tosse che ha colpito tutti. Giovedi' hanno operato il nostro scricciolo, Manuel.Gli hanno inciso un tendine su entrambi i piedini, glieli hanno raddrizzati e ingessati.Sembra che l'operazione sia andata bene e il chirurgo dice confida che questa possa essere l'ultima. Certo ci vorra' un po' di tempo perche' possa imparare a camminare regolarmente e con l'aiuto di scarpe apposite, ma ce la fara'.Ieri sera siamo andati in ospedale a trovarlo. Sembrava in una armatura con le sue gambine ingessate fno all'anca e un braccino immobilizzato per la flebo. In quel momento l'abbiamo rivisto nel prato, qualche giorno fa, quando Marcella,una ragazza che viene al mattino ad aiutare, l'aveva sistemato su una coperta e lui, zitto, zitto si e' messo a gattone e si e' allontanato. Tutti fuori a guardare la scena e a filmarlo con noi e i bambini a battere le mani. Oggi e' tornato a casa; sta abbastanza bene, anche se soffre del fatto di non potersi muovere come prima. Speriamo che questi due mesi passino in fretta.

Mercoledi' invece siamo andati a trovare Andrea, la bambina che ha avuto l'incidente dove e'morta la sua nonna, che abbiamo saputo aveva 49 anni. Ha le gambe ingessate e un braccio e porta ancora sul viso i segni degli ematomi, ma complessivamente sta abbastanza bene. Ora c'è la sua mamma che e' tornata dalla Spagna e si occupa dei figli e dei fratelli, alcuni ancora piccoli. Per ora sono nella vecchia casa, poi si vedra'.Per oggi e'tutto, a presto.

betty e pino

lunedì 11 giugno 2007

pizze presidenziali

Hola,qui tutto bene.Domenica e' stata una giornata particolare, che sarebbe dovuto essere speciale, ma alla fine e' stata solo una bella domenica con tanti bimbi e le famiglie in attesa.
Di chi' ? Del Presidente della Bolivia, Evo Morales, che ieri avrebbe dovuto farci visita.

Ma partiamo dall'inizio. Tutto e' cominciato con un passaparola.La signora che viene a preparare il pranzo ai bambini del doposcuola, Filomena, una bella persona, e' una insegnante d matematica in pensione che aveva tra i suoi ragazzi quello che sarebbe diventato un allenatore della nazionale boliviana, William Ramallo, che conosciamo anche noi e che ogni tanto viene a fare visita perche' ha intenzione di costruire qui un campo dove allenare i bambini della scuola calcio e che naturalmente sara' a disposizione anche di questi ragazzi.

Proprio Ramallo, che conosce il presidente deve avergli parlato del suo progetto e di quello che fa Ari. Evo Morales, che dicono , sia una persona molto informale e disponibile aveva promesso che appena fosse stato a Cochabamba ci avrebbe fatto visita.

Ieri era in citta' e tutto faceva supporre che sarebbe venuto. La settimana scorsa si avevano avvisati e piano, piano, sono iniziati i preparativi. Nienti di importante, anche perche' la nostra vita si concentra sui bambini e sulle loro necessita', ma piccole cose: sistemare il giardino, tinteggiare i sassi per scrivere "casa de los niños" , prevedere un piccolo regalo da preparare con i bambini,cosa servire come rinfresco...

Ieri eravano pronti: al mattino i bambini, circa 170, avevano preparato le loro lettere da consegnare al presidente, la foto che Ari aveva preparato con i saluti dei bimbi di casa e dei villaggi era pronta, la pasta della pizza pure e il forno era acceso. Alle 14 siamo partiti con le pizze, sperando che l'ospite arrivasse.

Niente, ci siamo mangiati, quasi, tutte le "pizze presidenziali" come le ha definite Tania, peraltro venute buonissime,ma di Evo, come lo chiamano qui, nessuna notizia. Alle 16 i bambini hanno cominciato ad andarsene e alle 18 pure i ragazzi e le ultime famiglie.

Alle 21, mentre eravano a cena ci si chiedeva se questo e' un'eccezione o la prassi. E' la prassi, pare, dare appuntamenti e non rispettarli fa parte di questa informalita' che caratterizza questo presidente. Non e' venuto domenica, verra' un'altra volta, quando avra' l'occasione. Anche questa e' Bolivia!!

Un salutone grosso a tutti e alla prossima.
betty y pino
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sabato 2 giugno 2007

diario del 1 e 2 giugno

Hola, queste le nuove dalla Bolivia:

il 1 giugno siamo andati a Ñuñumayani, un paesino in montagna a 3500 m per distribuire le giacche a vento.E’ un bel posto coltivato a patate, avena, orzo e una leguminosa dai fiori lilla. C’e’ acqua, pertanto ci sono alberi e il paesaggio e’ meno brullo che a Karpani.

La giornata era piena di sole e la temperatura gradevole, ma di notte si scende a sotto zero. A Cochabamba (2500 m) di giorno il termometro sale a 24-25ma,proprio in questi giorni, e’scesa di notte a 1 grado.E’ stato molto bello, in un attimo si sono radunati 35 bambini di cui una buona parte che proveniva dalla scuola, che dista un’ora dal paese, per chi non e’ abituato a farlo.

E’ incredibile come con un ordine da fare invdia al miglior esercito del mondo, si sono messi in fila, hanno provato e indossato le giacche, si sono fatti fare la foto e, sempre ordinati, sono venuti a prendere i dolci. I genitori e i nonni tutti seduti su un lato con i bambini piu’ piccoli arrivati nel classico sacco a righe che portano sulle spalle.

Siamo rimasti con loro piu’ di due ore, ci hanno regalato tre uova un po’ di patate calde appena “sfornate” ossia cotte nella terra : il rito dell’ ospitalita’ e’ stato rispettato con quanto di meglio potevano offrirci. Anzi, gli uomini si sono preoccupati di sistemare la strada che conduce li’ da loro. In realta’ e’ uno sterrato pieno di buchi e sassi ma per loro che non hanno nessun mezzo a motore, ma solo la forza delle loro gambe, va piu’ che bene.

Noi, per fortuna abbiamo la “camioneta” l’unico mezzo che possa raggiungere questi villaggi sperduti. E’ un pik up che ormai di km e di esperienze ne ha vissute tante. A parte le escursioni ad alta quota ci sono i carichi e i sovraccarichi come camion, c’e’ il servizio bus per tutti i bambini, l’ambulanza per i casi di necessita’ e persino come carro mortuario, si, a volte quando una famiglia non puo’ permettersi le pompe funebri, ci pensa la “provvidenza” e la “camioneta” a risolvere anche questo problema.

Sabato 2 giugno abbiamo festeggiato il compleanno di Sebastian, un bambino adorabile che vive qui e che ha compiuto tre anni.E’ il prototipo del bambno sudamericano: capelli nerissimi e folti, occhi neri e leggermente a mandorla e due ciglia che non finiscono mai. Ha una pelle color latte e cioccolato e gli mancano tutti i dentini davanti.

Il mio “cioccolatino sdentato” gli dico e lui ride e mi abbraccia. Si esprime con” ta, ta mio, mio” e poche altre parole tra cui” tetti e pino”.E’ bravissimo a fare i puzzle e mangia come un lupetto.E’ qui da qualche mese, da quando cioe’ l’ospedale lo ha affdato alla casa, per rispondere a un programma statale che si occupa di bambini malati di AIDS.

Qui infatti, da piu’ di un anno, vive una bambina, Maria Rene’ di cui vi parlero’ una della prossime volte, che ha lo stesso problema. Quando una famiglia per diverse situazioni non puo’ occuparsi dei bambini e seguirli nel programma rigido per le medicine, per loro viene trovata una sistemazione diversa.

E’ il caso di Sebastianche ha una mamma costretta a lavorare perche’ il papa’, come spesso succede in queste situazioni, e’ sparito quando ha saputo di avere portato a casa un bel “regalino” per la moglie e per i due figli. Il piu’ piccolino e’ morto qualche mese fa ed e’ cosi’ che hanno scoperto la malattia anche su Sebastian. E’ un bambino sereno, che ama fare le cose in maniera abitudinaria e si e’ adattato alle regole della casa (mangiare, dormire, lavarsi...)senza eccessiva difficolta’.
Giovedi’ sera siamo tornati a distribuire te’ e panini lungo le strade e le piazze della citta’. Anche questa volta l’emozione e’ stata forte quando abbiamo visto una famiglia che dorme sotto i portici della chiesa. I genitori avrammo 20 anni, sono consumati dalla colla e hanno gia’ perso un bambino, mentre l’ultima, una bambina di appena 10 giorni, era in braccio alla mamma avvolta tra gli stracci.Che tristezza!

Per oggi e’ tutto,alla prossima. Il solito grazie di cuore a tutti coloro che ci sono vicini con le loro email e con le telefonate.

betty e pino