martedì 14 ottobre 2014

A proposito di nuovi arrivi

Casa de los Niños, Bolivia, 14 ottobre 2014

Oggi mi sono anticipato e ho mandato per email alcune foto di un nuovo bimbo, Jhonni, che è stato trasferito qui da noi proveniente da un altro Centro. Nel breve messaggio commentavo che Jhonni ha un anno e che, quando aveva pochi mesi, i genitori, per rabbia, in un momento di ubriachezza, l’hanno fatto cadere a terra. Ora il bimbo soffre un grave danno cerebrale che probabilmente non potrà mai superare. Oltre al dramma enorme di essere stato privato quasi subito della sua famiglia.

Ovviamente, il bimbo è stato sottratto ai genitori e affidato agli Enti Pubblici. Oggi la Giudice dei minori ha ordinato il suo trasferimento alla nostra casa. E noi cominciamo la scoperta della sua storia che si intreccia con la nostra e con quella dei nostri bimbi, ed anche con quella di quanti ci vogliono bene da vicino e da lontano. Jhonni è un bimbo sveglio, ha un volto molto sereno ed è molto carino. Anche lui guarda sempre il cielo, sdraiato nella sua nuova culla. A dire il vero, Jhonni, come Juansito, dirige i suoi occhi al soffito, al cielo come diciamo noi, ma non vede. Il danno cerebrale è centrale ciò che significa che i suoi sensi sono fortemente limitati. Viene la pelle d’oca e un luccicchío agli occhi, vero, quando si parla o si leggono queste cose...

Ma la realtà è quella che ci circonda nella sua crudezza e che si tocca con mano, e che imparare piano piano ad avere il coraggio di guardare in faccia. Siamo tutti deboli, ma per tutti, ed anche per Jhonni possiamo sognare o inventare una casa che apra le sue porte ed una famiglia disposta ad accoglierlo con il cuore aperto. In questo caso è la famiglia estesa de “la casa de los niños” che oggi accoglie emozionata il piccolo Jhonni.

Come dicevo, scopriremo poco a poco la sua storia ed intanto iniziamo a condividere con lui gli istanti semplici della vita quotidiana: come dargli da mangiare, come tenerlo in braccio, come riempirlo di tenerezze, o cosa gli fa piacere.

... Nei giorni precedenti all’arrivo di Jhonni ero stato colpito da un piccolo biglietto che mi ha fatto avere una ragazzina che frequenta la nostra scuola, ma che non vive qui con noi. Un biglietto che mi ha fatto riflettere: voglia di libertà, forza di volontà, desideri profondi che vengono in luce, lotta sofferta, vittorie da conquistare, sogni che possono diventare realtà...

Sara, così si chiama la ragazzina che me l’ha scritto. Lei vive in un altro Centro di cui ho già parlato e che si chiama CATD: Centro di Accoglienza Temporanea per bambini Disabili. L’aggettivo Temporanea è un eufemismo perché per la maggior parte dei bimbi che entrano in quel Centro l’accoglienza non ha una scadenza e quasi sempre si traduce in un soggiorno a vita. In genere, purtroppo, una vita breve...

Il CATD accoglie attualmente 28 bimbi. Il Giudice ha già trasferito da noi 5 bimbi di quel Centro, il primo è stato Mateito, 4 anni fa. Poi sono venuti Teresita e Jhon Ademar, ed altri due, Jhonny e Wendy, che siamo riusciti a reinserire nelle famiglie di origine offrendo loro due appartamentini della nostra Cittadella. Tutti gli anni, alcuni bimbi del CATD hanno la fortuna di frequentare la nostra umile scuoletta. Li andiamo a prendere al mattino in pulmino, mangiano a scuola e poi ritornano nella loro “prigione” (forse un nome troppo forte..., ma quando vedo quei bimbi che passano il cancello del CATD e le infermiere che chiudono in fretta con un lucchetto la porta, mi viene da pensare a una cella...).

Sara è una di queste ragazzine fortunate, fortunate per modo di dire visto che lei, che ha 21anni, ne ha trascorsi 20 in quel Centro. Sara dimostra 13 anni e presenta multiple disabilità per questo è ancora sotto la tutela di un Giudice. Da sempre vive su una seggiola a rotelle, molto limitata anche lei nei movimenti e nei riflessi, ma non nei pensieri e nelle sue aspirazioni. La sua realtà fisica è triste, ma il suo volto è radiante, come quello del nostro piccolo nuovo arrivato.

Ma torniamo al suo biglietto, che possiamo scoprire insieme nella foto allegata, e che interpretiamo così visto che Sara sà scrivere solo se guidata dalla maestra:

ARI, QUIERO VIVIR EN LA CASA DE LOS NIÑOS.  SARA 

Non c’è bisogno di traduzione. E’ questo il suo desiderio profondo: vivere nella nostra casa, non solo venire a scuola da noi! Immaginiamo quanto Sara abbia lottato con se stessa per poter mettere giù a forza quelle 4 righe. E’ come se avesse voluto tirar fuori dalla sua pelle il sangue più puro che circola nelle sue arterie. Infatti, vediamo il sangue, che irrora di vita il nostro corpo, solamente come conseguenza di una ferita aperta.

Scopriamo adesso in Sara una ferita enorme che lacera da anni, nel silenzio e nella solitudine, il suo corpo e fa ardere la sua coscienza di ragazzina privata di tante sicurezze e di comuni abilità: stringere una mano, sbiaccicare una parola, controllare una smorfia, manifestare un sentimento... Ma Sara non si è arresa. Lei sta lottando per la sua libertà ed è riuscita a comunicarcelo, unendo punto per punto il grido di speranza racchiuso da anni dentro la stretta cornice dei limiti della sua esistenza.

Non ho ancora risposto a Sara. Non voglio illuderla. ... Ieri mattina sono andato dalla Giudice con il biglietto di Sara. La Giudice si è commossa: felice inizierà al più presto le pratiche legali per il trasferimento di Sara alla Casa de los Niños. In questo momento non abbiamo tante braccia nella nostra casa, ma non possiamo mettere nel cassetto il biglietto di Sara. Speriamo di poter mandare presto una foto di “ben arrivata” anche per Sara.