venerdì 25 gennaio 2008

Stasera sono andato di nuovo a vedere le casette

Stasera, alle 7, sono andato di nuovo a vedere le casette. Non lo faccio spesso, da un lato perché non ho molto tempo, e dall’altro perché ho un certo timore.

Dopo una ennesima giornata di piogge, sono andato piano piano fino alle prime casette, che sono quelle piú lontane dal nostro centro e che rimangono un po’ nascoste. Improvvisamente mi sono trovato davanti le casette n. 1 e 2 giá dipinte e con i serramenti istallati!

Non posso negare che mi sono commosso.

Lo sapevo, perché mi era stato preannunciato, ma vederlo con i miei occhi, mi ha fatto piangere.

Io non sono facile alle lacrime, ma vedere che con lo sforzo di tanti, nonostante tanti contrattempi, nonostante la guerra che ci fanno tanti, cominciamo a vedere fiorire cose/case belle e definitive sul nostro terreno.

Si tratta di una grande gioia e di una grande commozione che volevo subito condividere con chi da lontano non ci fa certo la guerra ma continua a credere e a sognare con noi un futuro diverso per tanti bimbi e tante famiglie, magari conosciuti solo di nome, e ci dá una mano sul serio a rendere concreto e possibile questo sogno.

Grazie di cuore per avermi regalato questa commozione!

Dimenticavo di dire che stanotte la prima famiglia, quella dei nostri amici piú poveri, che vengono dalle montagne di Potosí e non parlano neanche lo spagnolo, i nostri del racconto del buon samaritano, é andata a dormire nella propria casetta. E’ la prima volta!

Forse sono andati per provare l’emozione della prima volta, di sentire che hanno qualcosa di proprio, forse perché hanno paura che gliela portino via, forse per provare finalmente un po’ di sicurezza e protezione, ma sta di fatto che sono lá sotto il loro tetto, magari sdraiati per terra, ma sono lá.

Nei prossimi giorni toccherá pure alla mamma di Madelen e Rosita, con le due figliolette, e occuperanno la casetta n.2.

Grazie, grazie, grazie per questo regalo immenso anche per me!
Ari

lunedì 14 gennaio 2008

buona giornata dalla allegra tribú della casa dei bambini!

Stasera ero andato a letto presto, alle 8, insieme ai bimbi…, con la speranza di dormire un po’ di piú… Gli imprevisti di questa nostra casetta sono sempre piú imprevedibili, cioé
sono sempre piú frequenti, per cui il sonno é stato frustrato e sono qui davanti al computer per cercare di mandare qualche notizia notturna e qualche foto di questo periodo.

Da quando siamo rimasti in pochi, qui a casa (sigh!), il ritmo é frenetico e la stanchezza possente. Non basta piú una tazza di latte con i biscotti, ci vorrebbe un tazza di valium scekcherata con chicha (bevanda) boliviana! Certo che mettersi a letto in corridoio, cioé nella mia reggia, con i bambini nelle loro stanzette lí a fianco e ascoltare di nascosto i loro commenti notturni é una scena da far invidia al miglior Benigni.

Difatti, stasera María René canticchiava con il suo tono in falsetto -un allegretto andante con gioia-, dopo la poppata meritoria e in attesa di chi doveva ritirare il suo biberón vuoto. Visto che nessuno arrivava, si é messa a raccontare a se stessa alcune favolette prima di addormentarsi. La prima: “C’era una volta un anatroccolino che nuotava nell’acqua ed era felice. Gli altri pulcini attorno lo guardavano e gli battevano le mani”. Fine del primo racconto. Secondo racconto: “... ero cosí stanco che non me lo ricordo piú, ma sono sicuro che era simpatico come il primo... Mi sembra che parlava di barchette...”.

Poi é arrivato il turno di Sebastián, a fianco, e pure lui, trascinato dal ritmo di María René, ha iniziato a canticchiare. Lui, che risparmia ogni energia per potersi dedicare a ciò' che piú gli interessa nella vita, ovvero “la comida” (traduzione: gnam, gnam), emette solo alcuni suoni per cui é facile ricordare i ritornelli: “Tata tata tata tara tata rara tá”. Si ripete tre volte, poi continua di nuovo cosí: “Tara rara rara ratita tatita tatá”. Tradotto in un linguaggio da adulti, vuol dire: “Tutti i bambini sono a letto felici e contenti, io non faccio piú la cacca nel pannolino e mi guadagno il mio premino”.

Bisogna pure dire che ora c’é un idillio costante tra Mrené e Sebastián, che qualche mese fa non potevamo immaginare. Ora sono tutti abbracci e bacini. Cosa da non credere, vero Betty e Pino?

Evita invece é uno spettacolo di bontá. L’altro giorno si é presa un pizzicotto a sangue da Antonio, in vena di gelosie. Dopo l’ovvio pianto, ha deciso di ripagare il male con il bene ed ora tutte le mattine si avvicina ad Antonio e gli dá un bacetto e gli ricorda che lui é il suo amico del cuore. Da quel momento, anche perché sembra che le nuove medicine facciano effetto, Antonio é un altro: é gentile con tutti, specie con le bimbe, non ha attacchi, ha una faccia da bimbo buono e non ci fa piú disperare. Speriamo che duri! Se no l’Evita dovrá di nuovo indossare le vesti della martire.

Da parte sua, Marianita, che sempre é da amici (i genitori di Maribel), il fine settimana, quando rientra viene felice a salutare i suoi fratellini e mi ricorda: “Sono contenta di ritornare con i miei fratellini e le mie sorelline!”. Lei i suoi fratelli veri (Freddy e Roxani) non li conosce ancora, ma intanto gode di quelli che ha in prestito qui da noi.

Manuel, che ora fa il corridore di macchine da corsa, ha una faccetta cosí simpatica che é difficile trovarne una piú bella. E poi gli piace farsi fotografare e si mette in posa che é un piacere. Da grande fará l’attore, se per caso non sfonderá in formula uno.

Ora abbiamo con noi pure Zaida, la bimba di Vacas, ammalata al cuore. Lei parla poco e si muove con molta difficoltá. Vederla sorridere é un miracolo, ma ci fa tanto bene la sua presenza qui. Ci ricorda che ogni momento della vita é un dono e non abbiamo tempo di pensare a noi stessi, lei che ha la sua vita appesa a un filo..., ma si trova bene con gli altri bimbi, anche se é piú grandina di loro, e gode di ogni gioco.

Sarebbe bello riportare le frasi di ogni bimbo, frasi di un mondo bello, frasi di vera fraternitá, pur tra i litigi e le marachelle, ma che ci fanno pensare che vale la pena vivere questa avventura!

... E’ giá domani e me ne vado a letto... voi tra poco andrete a lavorare, per cui: buona giornata dalla allegra tribú della casa dei bambini!

venerdì 4 gennaio 2008

ben arrivati!

Casa dei bambini, 04 gennaio 2008

Carissima Luciana, carissimo Gianni, carissima Grazia, carissime Lara e Martina!

Oggi siete partiti per rientrare a casa... Non credo che sia stato facile-anche se abbiamo cercato di non farci prendere dalle emozioni-, come non é facile per noi muoverci per la nostra casetta e non incrociare i vostri sguardi,il vostro agire libero e operoso come quello delle api in un alveare. E non é facile per i bimbi rinunciare alle coccole straordinarie di queste settimane,prima di dormire..., e rendersi conto che anche domani non sarete qui fisicamente...
C'é un velo di tristezza che opaca il nostro cuore, la nostra casa e il nostro giardino... E piú silenzio dentro...

Sono stati 20 giorni intensi, tirati, condizionati da tanti imprevisti,imposti dai programmi natalizi. Il tempo, piuttosto piovoso, ci ha accompagnati nei momenti piú importanti ed abbiamo potuto realizzare quasti tutti gli incontri e le attivitá previsti/e.

I bimbi dell' altipiano lasciano un'impressione di grande dignitá e tenerezza. Tutto lassú é maestoso, forse perché piú vicino al cielo, come dignitosa é la povertá di questi nostri amici. Ma oggi ? e questo per noi é motivo di grande gioia- sono partite le porte e le finestre delle nuove casette di Karpani e alla nostra colonia sono arrivati 10 bambini di lassú, con i loro vestitini colorati, i loro volti feriti dal sole e dal freddo, e i loro piedini piagati, specchio di sofferenze ataviche. Gli altri bimbi li hanno accolti con molto stupore, ma con grande simpatia, chiedendo con affetto sincero i loro nomi, e accompagnandoli ai loro letti che li aspettavano con tanto di materasso e lenzuola! Non parlano la stessa lingua, ma i bambini non hanno bisogno di interpreti per capirsi tra di loro.

I bimbi della foresta fanno piangere il cuore, purtroppo... La circostanza e il poco tempo a disposizione non ci hanno permesso di stare di piú con loro,per sentire le loro voci, per giocare insieme, per accarezzarli, per capirli e per renderci conto del loro reale stato di salute. Quasi tutti erano in fase di convalescenza dal morbillo e dalla varicella. Per questo motivo non abbiamo potuto portare nessuno a Cochabamba per la colonia, onde evitare rischi di contagio.

Sembrano bimbi senza futuro perché troppe amarezze, false promesse e surrogati di affetto contagiano il loro presente. Non sappiamo bene cosa fare di buono per loro perché non riusciamo a capirci con le loro famiglie... Oggi,peró, é venuto un papá, come ci aveva promesso, per far vedere dal medico il figlioletto di 5 anni che ha problemi al cuore.

L'idea di costruire un centro, qui sul nostro terreno, solo per i bambini yuqui, é tutta da maturare, ma qualche idea buona dobbiamo pur tirarla fuori per riuscire salvare questi piccoli.
Gli altri bambini, quelli che vivono qui in casa e quelli che la frequentano, sono ognuno un tesoro speciale, che ci riempie il cuore disoddisfazione e orgoglio, anche se non mancano le sofferenze. Questo pomeriggio, per esempio, sono venuti Edson e Joel per chiedere da mangiare visto che la mamma non era andata a lavorare e non era rimasto niente in casa. Meno male che nella nostra c'é sempre di piú..., e siamo vicini... Certo, che c'é tanto da fare per sostenere e accompagnare le famiglie dei bimbi, come ci siamo resi ben conto il primo dell'anno, quando siamo andati dalla polizia per tirare fuori dai pasticci due dei nostri genitori, arrivati a picchiarsi a sangue mentre i loro figlioletti erano abbandonati in casa. Un primo dell' anno segnato anche dall'incontro drammatico con María e Agustín, e i loro due bimbi piccoli, nei giardini della cittá, genitori pieni di colla e alcool, ma abbracciati a noi in cerca di una luce per un futuro che non sembra dare piú loro nessuna chance...

Il senso di questi giorni, vissuti bene insieme?

A me sembra di aver capito che questa casa respira con due polmoni: uno qui in Bolivia, sui campi di battaglia, ed uno sul versante del Secchia. E non ci sono piú distanze: questa avventura la costruiamo insieme giorno per giorno,con i sogni che devono farsi realtá, con le idee che devono prendere forma, con i progetti concreti che si stanno sviluppando, ma soprattutto con tanta simpatia e tanto amore per questi nostri bimbi. Qui tutto é nostro: sono nostri i bambini, sono nostre le famiglie, é nostro il terreno, sono nostre le casette, sono nostre le gioie e le aspettative, sono nostri gli impegni e le attivitá. E sono nostre le utopie e pure gli errori. Intanto, il giorno 20 inaugureremo le prime 4 casette! Evviva! Sono venuti gli amici di Habitat perdarcene l'annuncio e per dare una mossa ai nostri muratori.
Ho capito che é un piccolo bozzetto di un mondo diverso quello che vorremmo sorgesse attorno a noi, un mondo piú umano, piú degno, piú bello, piu gestibile perché ha per protagonisti tanti bambini.

E' il nostro mondo, é la nostra famiglia che ci tengono uniti e che ci fanno gioire e che tengono legati per sempre e che danno senso alla nostravita.

Partire, restare, lacrime, affetti, nodi alla gola, rimpianti, idee condivise, parole di ringraziamento, silenzi altrettanto veri, stanchezze e sbadigli, e chissá quante altre cose ancora, sono momenti di una storia bella che vediamo scorrere davanti ai nostri occhi e che ci fa protagonisti di una avventura, magari piccola, ma che é sotto le braccia dall'arcobaleno. Un segno propizio e foriero di speranza.

Ben arrivati a casa! Ma ogni giorno sarete qui con noi, perché il cuore ce lo dice!