venerdì 20 settembre 2013

Ronald, 20 settembre 2013

Ripensando alle storie dei nostri bimbi...

“Doctor! Doctor!”
“Non sono il dottore, sono Ari!”
“Ari, Doctor!”

Non importa... Ronald imparerà piano piano a riconoscere ciascuno di noi: per lui qui siamo tutti o dottori o infermiere e stiamo qui in casa per rispettare i nostri turni di lavoro. Ha tre anni e solo da una settimana è stato trasferito alla nostra casetta. Ha passato quasi tutta la sua corta vita in ospedale. E’ piovuto improvvisamente nella nostra casetta perché non riuscivano più a controllarlo là dove era ospite. E’, difatti, un frugoletto che non sta fermo un attimo. Una trottola, una mitraglietta che spara domande a continuazione, una fonte inesauribile di trovate fantasiose. Ti scruta dal basso in alto alla ricerca di un consenso. E’ un bimbo bellissimo, che conquista tutti. In ospedale lo chiamano il biondino per via della sua carnagione chiara, per i suoi occhi quasi verdi e per le sfumature castane dei suoi capelli, cosa molto originale da queste parti. Ha uno sguardo che ti accalappia immediatamente per la serenità che sprigiona il suo volto. I suoi genitori, molto poveri, sono di una comunità campesina a oltre 4000 metri, per fortuna non molto lontana da Cochabamba. Sono già venuti un paio di volte a visitarlo e si vede che gli vogliono un sacco di bene.

Sei per strada, in ascensore, al supermercato o in qualsiasi altro posto e lui saluta tutti sorridente, e allora tutti gli si avvicinano e gli offrono dolci, frutta, biscotti, bibite... “Che bel bambino!”
E allora la nostra risposta risulta imprevista: “Ci scusi, ma Ronald non può mangiare niente. Grazie comunque.”

Fin da piccolo, Ronald soffre di grave e congenita stenosi esofagica, ciò che vuol dire che è costretto a mangiare e a bere attraverso un bottone gastrico perché il canale che collega la bocca allo stomaco è praticamente chiuso, passa solo la saliva. Noi, prima, non ne sapevamo niente di questa malattia. Ora ci troviamo con questo angioletto che passa 6 ore al giorno disteso in un lettino, con la pancia all’aria, sforacchiata da una sonda da cui scende lentamente il cibo trasformato in gocce dense e preziose che si trasformano in vita. Mangia, infatti, sei volte al giorno ed ogni volta il processo è necessariamente lento.

“Doctor, è pronta la mia pappina?”. “Non sono il dottore. Manca poco; sdraiati; tira su la maglietta e apri il bottone!”.

Ronald è più sciolto di noi che stiamo apprendendo con timore questo rito che inizia alle sei del mattino e si chiude con il bacio della buona notte alle 10 di sera: “Giú il pigiamino e chiudi il bottone: a dormire!”.

Sembra un gioco, ci sembra di essere tornati bambini e di aver sotto mano un bambolotto... Ma si capisce che non è affatto così... Si corre soprattutto il rischio di trasmettere infezioni, se non si fanno le cose bene.

Ora che Ronald sta bene ed ha acquistato un peso corporeo corretto, è pronto per essere operato. Ha bisogno di una protesi all’esofago che gli permetta mangiare come tutti noi, attraverso la bocca. Stiamo cercando un ospedale in Argentina che ci garantisca un risultato otimale. In Bolivia non c’è l’esperienza medica sufficente. Non importa quanto si spenda. Abbiamo già iniziato le pratiche e preso i contatti. Uno di noi l’accompagnerà per il tempo che sia necessario. I genitori sono d’accordo.

Ronald è un bimbo che non ha mai provato il gusto di una caramella... Quando era neonato, prendeva il latte, ma subito lo vomitava, per questo i genitori sono dovuti ricorrere ai medici fin dai primi giorni.

Ronald non ha mai assaggiato una coscia di pollo, nè una bistecca. Non sente il gusto della pappina che ogni giorno gli prepariamo seguendo le istruzioni dei medici, ma si rende conto benissimo quando è il momento di prenderla ed è lui stesso che ci avvisa.

Ci diceva l’altro giorno una mamma, scherzando: “Ci sarebbe un certo vantaggio con questo bottone nello stomaco, collegato a una sonda di alimentazione: si eviterebbero i capricci di mio figlio quando non vuole mangiare!” E’ senza dubbio l’aspetto positivo della faccenda dalla prospettiva di una mamma preoccupata.

...Sono quasi le 7 del mattino. Ronald sta facendo colazione mentre dorme. E’ un altro vantaggio.

E domani è il suo compleanno. Non ci sarà la torta per lui, ma non se ne fa un problema. Vuole che gli regaliamo una mucca! Chiaro: una mucca di gomma, quelle su cui si può saltare.

Troverà la sua mucca al risveglio. E i nostri sguardi timorosi. Sarà un compleanno bello, pieno di tante speranze per questo nostro nuovo bimbo piovuto dal cielo.