sabato 27 settembre 2008

3 mesi dalla partenza di Antonio

Da tempo desidero mettere giú qualche pensiero su Antonio, ma non sono mai riuscito a terminare una pagina intera. Sono troppi gli aspetti di questi anni condivisi insieme, e troppa l’angoscia che mi attanaglia ancora.

C’é una foto di Antonio che é rimasta nella nostra cucina e c’é una foto di lui nella nostra cappellina. C’é il ricordo dei suoi passi furtivi, in ogni angolo della nostra casa. Lui sempre desiderava una casa di due piani, chissá perché..., e qui aveva la sua stanzetta al secondo piano, contento, forse a ricordo dei suoi anni trascorsi sugli alberi del centro della cittá o in quella grande cisterna di acqua, vuota, che campeggiava di fianco a un giardino e da cui poteva dominare il panorama della cittá ai suoi piedi. In quella cisterna, una volta, trovai un pezzo intero di formaggio grana, scomparso misteriosamente dal frigorifero di casa...
Riprendo alcune stralci scritti a suo tempo.

22 giugno: i segreti di Antonio…
Prima di tutto vorrei ringraziare ognuno per il grande affetto dimostrato nei confronti nostri e di Antonio. Ringrazio anche perché –grazie alle parole e al ricordo vostro- sono stato aiutato a ricordare, cioé a “rimettere nel cuore” tanti aspetti ed episodi della vita di Toño che hanno segnato il suo passaggio tra di noi in questi anni. Lui é stato presente in ognuna delle nostre casette e ha visto lo svilupparsi del nostro sogno...

In questi giorni sto mettendo in ordine la sua stanza, a dire il vero, non sono corrette le parole “mettere in ordine” perché come sanno tutti quelli che l’hanno conosciuto, non c’era bambino/ragazzino piú ordinato di lui. Dovrei imparare pure io da lui e dovrebbero vedere la sua stanza Jhonatan e Gustavo... come a suo tempo indicavamo a Giovanna e Roxana... Non c’é cosa fuori posto.

... disfare il suo letto..., tirar fuori dall’armadio i suoi vestiti..., scoprire i suoi tesori che tanto hanno contraddistinto la sua personalitá cosí contraddittoria...

Cerco di leggere nella sua stanza la sintesi di una vita breve, dura, misteriosa ma tanto interessante... Forse si potrá incluso leggere quanto scrissi su di lui nei primi tempi del suo arrivo. Vedere le sue foto, dal suo arrivo sino ad ora, anche se lui si é sempre dimostrato schivo nel farsi fotografare... Tanti cambiamenti che hanno segnato questi quasi 5 anni che abbiamo condiviso insieme.

15 luglio
Ho messo in ordine le sue cose e ho liberato la sua stanza, finalmente. C’é la maglia del Milan e c’é pure quella dell’Italia campione del mondo, che sono state regalate da voi e dagli amici di Massa, e che lui portava con tanto orgoglio. Sperava, un giorno, conoscere l’Italia...

Ci sono le foto e le letterine che riceveva da Ivana, che fu la prima che volle farsene carico, insieme alla mamma Alba. C’é un puzzle, intatto, che gli regaló una nostra amica il giorno del suo compleanno, con 300 pezzi, che lui riusciva a mettere insieme anche al rovescio. Ci sono i suoi libri da disegno che ogni anno voi gli mandavate e che lui tirava fuori nei
momenti di maggior serenitá, e che dipingeva con una precisione impressionante, e mi teneva lí ore e ore perché gli indicassi bene a quale colore corrispondeva ogni disegnino. Ho trovato pure le riviste italiane che metteva insieme ad ogni viaggio degli amici di Tressano: in un anno ha finito di leggere in italiano “4 Ruote” e ad ogni parola che non comprendeva, veniva giú a chiedermene il significato. C’é il suo quaderno di scuola, senza una sbavatura, senza un errore di grammatica... Ci sono le scarpe da ginnastica nuove regalategli a Natale da Luciana, Grazia e famiglia, con ancora dentro il cartoccio per mantenerne la forma e che lui non voleva spianare per non sporcarle... Infatti, quando si metteva un paio di scarpe nuove, camminava in punta di piedi per non alzare polvere dal suolo. Ci sono i suoi vestiti, le sue famose giacche piene di tasche, tutto piegato a modo e sistemato a dovere negli attacapanni e nei cassetti. C’é il suo maialino/salvadanaio, pieno di monetine, che invano cercavano di rubargli Jhonatan e Gustavo, perché ben custodito, lontano da mani avide. Lo regalaremo alla sua sorellina Sonia. Ci sono i suoi legnetti, intarsiati ed incisi, con i nomi di tanti amici, con il nome della nostra casetta, il suo traforo, i suoi colori, i regali di compleanno, ancora incartati, accumulati anno dopo anno nell’armadio, i palloni sotto il letto, le sue radioline, due ruote di pattini con cui giocava con i bambini piccoli ai giardini pubblici. Ci sono gli orologi e le calcolatrici, il suo diario, comprato con i risparmi dei sui lavoretti. Ci sono le foglie secce di jacarandá, su cui disegnava con estrema bravura, con le lenti di ingrandimento, i nomi di tutti noi...
Di tutti questi tesori segreti potremo un giorno farne un piccolo museo, per ricordare per sempre la sua vita tra di noi.

19 settembre
Nella sua stanza c’é lui, che si addormentava alla 8 di sera e voleva essere svegliato alle 7 di mattina in punto. Ricordo adesso, i primi mesi, dal suo arrivo, quando voleva essere preso per mano, quando andvamo insieme in cittá...

Prenderci per mano, nonostante i nostri caratteri schivi, mi fa pensare alla nostra vita, all’esperienza della nostra casetta che é un prenderci per mano, che é un prendere per mano chi ci é stato affidato finché un giorno ci ritroveremo tutti a darci la mano per giocare a “giro giro tondo”, nel Cielo.

Toño ci prenda per mano in questa avventura -grande, bella, dura, faticosa, affascinante, assurda, incoscente- della costruzione di questa cittadella arcobaleno –con al cuore la casetta dei bambini- che vuole essere un sogno di bene per tanti, per tanti a cui vogliamo dare la nostra mano per camminare insieme e accompagnarci in questo sogno un po’ pazzo di una fraternità vera e umile.

Grazie ancora, Toño, e scusaci se tante volte ti abbiamo fatto arrabbiare, ma tanto tu sapevi che ti volevamo bene lo stesso!

mercoledì 17 settembre 2008

David é proprio un angioletto regalatoci da Cielo

David é proprio un angioletto regalatoci da Cielo come gioiello per la nostra casetta.
La culla é il suo mondo, di giorno e di notte. Lui non si lamenta mai. Piange solamente quando dobbiamo portarlo con la macchina all'ospedale, per gli esami medici. Probabilmente la valvola che ha dietro la nuca provoca in lui degli scompensi molto dolorosi e movimenti bruschi o inaspettati sono motivo di molestia.

Lui dorme con me, nella stessa stanza, ed ora riesco a interpretare certi suoi movimenti: il battere ritmato dei piedi contro la culla per dimostrare la sua gioia; il battere del palmo rovesciato della mano sulla bocca, per indicare che il cibo gli piace molto; il rigirarsi nella culla per raggiungere qualche oggetto di suo interesse; lo scuotere della sua testa per mostrare la sua felicitá quando ascolta le canzoni dello Zecchino d'oro...

E' tutta una scoperta la giornata insieme a lui! Siamo proprio felici di averlo con noi!
Oggi siamo riusciti finalmente a fare gli esami medici richiesti dal nuerologo. Aspettiamo i risultati per capire che possibilitá di miglioramento per la sua vita. Ma, in tutti i modi, la sua vita é bella perché lui é sempre contento! Sono parametri difficili da spiegare, per un bimbo dato per spacciato dai medici e abbandonato dalla propria mamma, ma é proprio questa la realtá che viviamo insieme a lui.

Sul fronte delle casette, mi sono venuti in mente alcuni numeri, stasera, mentre lavavo i piatti, e cosí ho pensato di condividerli, tanto per farsi un'idea di come va avanti il nostro sogno:
- 2000 borse di cemento
- 27 bagni completi di accessori, per questa nuova fase
- 2000 mq di mattonelle,
- 60 mila mattoni
- 7 tonnellate di ferro da costruzione
- sabbia e pietre a non finire
- 1200 metri di tubature
- non so quanti metri di fili per impianti elettrici...

Possono sembrare numeri freddi, ma significano protezione per tante famiglie provate dalla vita, e rappresentano anche il frutto di un'amicizia concreta che ci lega con tanti a distanza, fatta di generositá, impegno, sacrificio, fantasia e volontá di bene.

Ci ringraziamo proprio tutti per il dono di questa esperienza che viviamo qui e lí con tanta normalitá.

domenica 14 settembre 2008

una giornata indimenticabile

7 settembre 2008. Festa della primavera nella casetta dei bambini


In queste parti del mondo, settembre significa l'inizio della primavera. La prima domenica di settembre é un giorno verde per cui non circolano le automobili. Noi, qui nella nostra cittadella, anche se di automobili non ce ne sono, ne abbiamo approfittato per lanciare questa festa che vorremmo ripetere ogni anno: la festa della primavera.
A dire il vero, era pure una scusa per offrire un giorno diverso alle nostre famiglie che spesso, il fine settimana, si dedicano al vizio del bere.


Abbiamo parlato di questa idea con le ragazze che aiutano qui in casa, e che formano parte della Comunitá, e venerdí sera, nella riunione con le famiglie, abbiamo proposto questo programma, che é stato accettato da tutti con entusiasmo. Con chiarezza, abbiamo imposto ad ogni famiglia l'obbligo di partecipare, con tutti i membri, a questa festa.
In poche ore, abbiamo preparato i giochi e i premi.


Stamattina, piano piano sono apparse tutte le famiglie praticamente al completo. Una vera sorpresa!


Padre José ha dato l'inizio con la messa e poi noi abbiamo spiegato il senso della giornata. Ad ogni famiglia é stato consegnato un passaporto, con il logo dell'Associazione, tutto ben disegnato e, dentro, la foto della famiglia,fatta da loro disegnini. Ogni famiglia doveva intraprendere un viaggio per diverse isole: l'isola dell'amicizia, l'isola della simpatia, l'isola della pace, eccetera. In ogni isola si dovevano realizzare certe prove, veniva timbrato il passaporto e dato un punteggio.


Prima di iniziare il viaggio, una giuria formata da mamme esterne ha fatto una visita per le casette per vedere il grado di ordine e pulizia. Alla casetta piú ordinata si é destinato un premio speciale. Avevamo dato preavviso di questa prova e difatti, stamattina, tutte le casette -dentro e fuori - erano ordinatissime. Bel segno, che dovremo ripetere!


Alle 10 e mezza si é dato il via al tour per le isole sparse nel nostro giardino. Ogni famiglia si muoveva ben unita ed era uno spettacolo vedere i genitori, tutti tirati a lucido, insieme ai loro figlioletti. Tutti con un gran sorriso sulle labbra.


I giochi erano semplicissimi, adatti sia per i grandi sia per i piccoli.


All'una abbiamo interrotto per il pranzo. Ogni famiglia aveva preparato qualcosa che poi si é condiviso tutti insieme. Eravamo oltre 100 persone, autoinvitatesi a pranzo. Non é rimasto niente, come di consueto!


Nel pomeriggio sono continuati i giochi, conclusisi con la caccia al tesoro. Il tesoro, fatto di dolcetti, era nascosto tra i vestiti stesi ingiardino, e ci é voluto un po' di tempo perché una bimba se ne rendesse conto.


Alla fine, la premiazione, con un regalo speciale per ogni famiglia: un rande cesto di viveri, proprio utili in questo periodo di scarsitá economica. Alla famiglia con la casetta piú ordinata, abbiamo regalato una macchinetta per far la pasta in casa. Poi la foto di gruppo, con lo striscione nostro.


Una breve preghiara per ringraziare Dio e tutti, e poi il ballo finale, aerobics,con grandi e piccoli, prima che si facesse buio.


Una giornata piena e bella, difficile da descrivere a parole, per l'intensitá vissuta insieme, per la gioia che splendeva sui volti di tutti. La richiesta unanime di ripeterla presto ci ha rinfrancati e ci sprona a pensare ad altri programmi domenicali da vivere insieme, qui, in questa nostra cittadella,in questa famiglia grande che oggi ha vissuto un momento fondamentale di crescita.


A sera, abbiamo invitato i ragazzi e le ragazze della Comunitá,stanchissimi per l'impegno profuso durante tutto il giorno, a mangiare una pizza insieme, per ringraziarci reciprocamente per comunicarci i commenti raccolti dalle nostre famiglie. Tutti siamo pienamente d'accordo nel dire che si é trattato di un giorno speciale, che meritava essere vissuto e che speriamo segni l'inizio di un modo diverso di vivere la festa per ognuna
delle nostre famiglie.


Ringraziamo i ragazzi di Roteglia che, con i loro giochi d'estate, ci hanno dato l'idea di ripetere, in piccolo, questa bella iniziativa.


Possiamo, ora, andare a letto felici e stanchi...






lunedì 1 settembre 2008

Io sono come il piccolo David.

Casa de los Niños, una delle piú belle casette del mondo! 28 agosto 2008

David é arrivato alla nostra casetta da appena due giorni. Compirá 4 anni il 23 dicembre. La sua mamma, che fa un brutto mestiere, l’ha abbandonato in ospedale perché é un bimbo “psi”, che vuol dire, con un danno cerebrale irreversibile. La sua testina pesa oltre 10 chili, su un corpo che non raggiunge i 20. Idrocele, credo che cosí si chiami in italiano la sua malattia. I medici che ce lo hanno affidato, perché nessun centro aveva posto per accoglierlo in questo momento, gli danno pochissime speranze di vita. Ma come é abitudine nostra, rispettiamo i medici, e ce ne freghiamo olimpicamente dei pronostici.

David é un nostro bimbo, da sempre. La sua vita sará raccolta in ogni attimo eterno di coccole che sapremo condividere con lui, come tanti ci hanno giá scritto. E vi assicuriamo che non andrá in nessun altro centro certamente piú specializzato del nostro. Rimarrá qui perché cosí lo ha deciso il plenum dell’assemblea dei bimbi della nostra casetta.

Infatti, ieri, alla nostra domanda: “Tu vuoi che David rimanga a vivere con noi?” Evita, la jefa della casa ha risposto: “Ma certo! E che si compia quanto io ho stabilito!” María René, miss capriccio numero uno, ha risposto: “Allora: bien!” Sebastián, che di contrario non ha proprio niente, ed é sempre d’accordo con tutto, soprattutto con Evita, ha ribadito: “D’accordo, mi jefa!” Jhonatan, pur con la sua faccia burbera da eterno scontroso, ha gridato: “Sí. Hip, hip, hurra”!

E finalmente, il piccolo Manuel, che quando vuole, riesce a farsi intendere, ha battuto le sue manine in segno di acconsentimento. Detto fatto, David é il nostro nuovo fratellino. Evviva!
I bimbi dicono che é una sorellina perché ha il visino dolce come una bimba.... Abbiamo un piccolo problema al mattino perché, appena svegli, i bimbi corrono a svegliare David per chiedergli se ha dormito bene, se andrá a scuola pure lui, quando verrá la sua mamma a visitarlo, eccetera...

Io sono sempre stato convinto che David “é nostro”. Quanti erano presenti al mio congedo, in novembre dell’anno scorso, a Roteglia, ricorderanno quanto dissi sul mio desiderio di poter condividere la nostra casetta con bambini gravemente ammalati...

David puó mangiare solo cose liquide o latte, non parlerá mai, non camminerá mai, rimarrá legato alla sua culla e alle cure di quanti avranno la fortuna di volergli bene... La sua vita dipenderá dall’amore altrui. Ma lui sa ricambiare con il centuplo in sorrisi o con lo slancio delle manine rivolte verso il cielo...

... stasera, ho avuto il tempo di giocare con tutti i bimbi, da solo con loro, dopo cena, invece del consueto video pre-nanna. I bimbi sono sempre felicissimi di terminare la giornata nella stanza “de los colchones”, la stanza giochi dei materassi, dipinta su di sopra da Betty, Pino e... Antonio...

E’ stato durante questa oretta di gioco insieme che mi sono reso conto quanto posso imparare e quanto sono simile al piccolo David. Nella stanza dei materassini, i bimbi si liberano, e sguazzano contenti come pesci nell’acqua. Persino Manuelito, con le sue gambine di gesso, riesce a trascinarsi felice da un angolo all’altro, facendo il verso della tigre feroce.

Quando ho portato su, per ultimo, David, e l’ho appoggiato delicatamente su un materassino in disparte, vicino a me, gli altri bimbi si sono avvicinati e hanno chiesto come mai lui non sgattonava come loro... “Perché é ammalato e non puó muoversi bene come voi”, ho risposto con semplicitá. Allora, tutti si sono dati da fare per portagli cuscini, giocattoli e quanto avevano sottomano, riempiendolo di bacini sul suo volto bianco. E poi hanno continuato a giocare sotto la mia sorveglianza.

A un certo punto, David si é girato da solo, appoggiandosi sulle ginocchia e sul palmo delle mani e ha iniziato a muoversi per la stanza, trascinando come un fardello impossibile la sua testina riversa con la fronte a terra. Ed é andato lui stesso a cercarsi i giochi sparsi per la stanza, e a stringerseli al petto, con le poche forze che ha. Quando gli altri bimbi se ne sono accorti, hanno iniziato a urlare di gioia, mentre io mi commuovevo dentro di me e lo lasciavo fare a piacere, senza aiutarlo. E sono venuti tutti a subissarlo di abbracci. Uno sforzo sovraumano, immagino, con quella testa enorme piegata all’ingiú che verrebbe voglia di trapanare affinché una volta per tutte esca il liquido che l’opprime... Ma allo stesso tempo, la gioia della contemplazione della vita, della testardaggine (mai parola sembrerebbe piú appropriata) che fa capaci di andare avanti e di superare gli ostacoli piú difficili.

Dopo la sua quasi-scorribanda, David é tornato da me a farsi coccolare, e io l’ho baciato con tenerezza sulla fronte... E i suoi occhi luccicavano di gioia come i miei...

“ció che é profondamente bello, vero e buono si vede solo con gli occhi del cuore...”

David mi ha insegnato tanto, stasera.

Lui é stato abbandonato dalla sua famiglia. Lui é un bimbo da scansare perché troppo difficile da controllare, con la sua malattia irreversibile. Lui non ce la potrá fare da solo. Ma lui stasera si é alzato sulle sue ginocchia e ha cominciato testardamente a trascinarsi per il pavimento, con una fatica impossibile, e ha raggiunto i suoi giocattoli, il suo obiettivo. E gli altri piccoli che erano accanto a lui, e se ne sono accorti, gli sono andati incontro ad abbracciarlo, felici.

Ho pensato, al vederlo, che tante volte nella vita cercano di lasciarci soli... Ma la nostra vita é per questi bimbi, capricciosi e belli; é per queste famiglie ubriacone e povere; é per tante situazioni di dolore che il mio/nostro cuore é capace di accogliere.

Come David, noi non giudicheremo nessuno e non ci chiederemo il perché di tante cose assurde che vediamo attorno a noi e continueremo a trascinare la nostra testa dura per terra finché non avremo raggiunto il nostro obiettivo, che é quello stesso di Gesú: “Beati voi poveri, perché vostra é questa cittadella!” “Venite a noi, voi tutti che siete ammalati, sporchi, poveri, ubriaconi e soli perché vostro é questo arcobaleno sotto cui rinfrancare il cuore!”

E poi, non ci sentiamo soli perché, come il piccolo David, c’é un cuore di una famiiglia grande che batte e che dá vita con il sangue del sacrificio e dell’impegno personale, oltre al calore di una amicizia senza confini e senza interesse alcuno.

Ari e David continueranno a trascinare con testardaggine la loro vita per terra, in silenzio, ma con il cuore pieno di gioia per ogni piccolo traguardo raggiunto.

E non giudicheremo mai nessuno, e non scrivermo piú a nessuno perché abbiamo solo il tempo di giocare con i nostri bimbi e di imparare pure da loro.

Grazie, David, per essere arrivato giusto a tempo per insegnarmi/ci a non essere solo/i. Stasera ho imparato un’altra cosa, che magari potrá sembrare troppo dura e troppo sognatrice.La vita di David sará breve ma concluderá il giorno in cui apparirá la sua mamma, qui, e gli dará un bacio col cuore sulla sua fronte bianca. Quel giorno, il piccolo David chiuderá gli occhi e un dolce sorriso sigillerá per sempre il suo splendido volto...