lunedì 1 settembre 2008

Io sono come il piccolo David.

Casa de los Niños, una delle piú belle casette del mondo! 28 agosto 2008

David é arrivato alla nostra casetta da appena due giorni. Compirá 4 anni il 23 dicembre. La sua mamma, che fa un brutto mestiere, l’ha abbandonato in ospedale perché é un bimbo “psi”, che vuol dire, con un danno cerebrale irreversibile. La sua testina pesa oltre 10 chili, su un corpo che non raggiunge i 20. Idrocele, credo che cosí si chiami in italiano la sua malattia. I medici che ce lo hanno affidato, perché nessun centro aveva posto per accoglierlo in questo momento, gli danno pochissime speranze di vita. Ma come é abitudine nostra, rispettiamo i medici, e ce ne freghiamo olimpicamente dei pronostici.

David é un nostro bimbo, da sempre. La sua vita sará raccolta in ogni attimo eterno di coccole che sapremo condividere con lui, come tanti ci hanno giá scritto. E vi assicuriamo che non andrá in nessun altro centro certamente piú specializzato del nostro. Rimarrá qui perché cosí lo ha deciso il plenum dell’assemblea dei bimbi della nostra casetta.

Infatti, ieri, alla nostra domanda: “Tu vuoi che David rimanga a vivere con noi?” Evita, la jefa della casa ha risposto: “Ma certo! E che si compia quanto io ho stabilito!” María René, miss capriccio numero uno, ha risposto: “Allora: bien!” Sebastián, che di contrario non ha proprio niente, ed é sempre d’accordo con tutto, soprattutto con Evita, ha ribadito: “D’accordo, mi jefa!” Jhonatan, pur con la sua faccia burbera da eterno scontroso, ha gridato: “Sí. Hip, hip, hurra”!

E finalmente, il piccolo Manuel, che quando vuole, riesce a farsi intendere, ha battuto le sue manine in segno di acconsentimento. Detto fatto, David é il nostro nuovo fratellino. Evviva!
I bimbi dicono che é una sorellina perché ha il visino dolce come una bimba.... Abbiamo un piccolo problema al mattino perché, appena svegli, i bimbi corrono a svegliare David per chiedergli se ha dormito bene, se andrá a scuola pure lui, quando verrá la sua mamma a visitarlo, eccetera...

Io sono sempre stato convinto che David “é nostro”. Quanti erano presenti al mio congedo, in novembre dell’anno scorso, a Roteglia, ricorderanno quanto dissi sul mio desiderio di poter condividere la nostra casetta con bambini gravemente ammalati...

David puó mangiare solo cose liquide o latte, non parlerá mai, non camminerá mai, rimarrá legato alla sua culla e alle cure di quanti avranno la fortuna di volergli bene... La sua vita dipenderá dall’amore altrui. Ma lui sa ricambiare con il centuplo in sorrisi o con lo slancio delle manine rivolte verso il cielo...

... stasera, ho avuto il tempo di giocare con tutti i bimbi, da solo con loro, dopo cena, invece del consueto video pre-nanna. I bimbi sono sempre felicissimi di terminare la giornata nella stanza “de los colchones”, la stanza giochi dei materassi, dipinta su di sopra da Betty, Pino e... Antonio...

E’ stato durante questa oretta di gioco insieme che mi sono reso conto quanto posso imparare e quanto sono simile al piccolo David. Nella stanza dei materassini, i bimbi si liberano, e sguazzano contenti come pesci nell’acqua. Persino Manuelito, con le sue gambine di gesso, riesce a trascinarsi felice da un angolo all’altro, facendo il verso della tigre feroce.

Quando ho portato su, per ultimo, David, e l’ho appoggiato delicatamente su un materassino in disparte, vicino a me, gli altri bimbi si sono avvicinati e hanno chiesto come mai lui non sgattonava come loro... “Perché é ammalato e non puó muoversi bene come voi”, ho risposto con semplicitá. Allora, tutti si sono dati da fare per portagli cuscini, giocattoli e quanto avevano sottomano, riempiendolo di bacini sul suo volto bianco. E poi hanno continuato a giocare sotto la mia sorveglianza.

A un certo punto, David si é girato da solo, appoggiandosi sulle ginocchia e sul palmo delle mani e ha iniziato a muoversi per la stanza, trascinando come un fardello impossibile la sua testina riversa con la fronte a terra. Ed é andato lui stesso a cercarsi i giochi sparsi per la stanza, e a stringerseli al petto, con le poche forze che ha. Quando gli altri bimbi se ne sono accorti, hanno iniziato a urlare di gioia, mentre io mi commuovevo dentro di me e lo lasciavo fare a piacere, senza aiutarlo. E sono venuti tutti a subissarlo di abbracci. Uno sforzo sovraumano, immagino, con quella testa enorme piegata all’ingiú che verrebbe voglia di trapanare affinché una volta per tutte esca il liquido che l’opprime... Ma allo stesso tempo, la gioia della contemplazione della vita, della testardaggine (mai parola sembrerebbe piú appropriata) che fa capaci di andare avanti e di superare gli ostacoli piú difficili.

Dopo la sua quasi-scorribanda, David é tornato da me a farsi coccolare, e io l’ho baciato con tenerezza sulla fronte... E i suoi occhi luccicavano di gioia come i miei...

“ció che é profondamente bello, vero e buono si vede solo con gli occhi del cuore...”

David mi ha insegnato tanto, stasera.

Lui é stato abbandonato dalla sua famiglia. Lui é un bimbo da scansare perché troppo difficile da controllare, con la sua malattia irreversibile. Lui non ce la potrá fare da solo. Ma lui stasera si é alzato sulle sue ginocchia e ha cominciato testardamente a trascinarsi per il pavimento, con una fatica impossibile, e ha raggiunto i suoi giocattoli, il suo obiettivo. E gli altri piccoli che erano accanto a lui, e se ne sono accorti, gli sono andati incontro ad abbracciarlo, felici.

Ho pensato, al vederlo, che tante volte nella vita cercano di lasciarci soli... Ma la nostra vita é per questi bimbi, capricciosi e belli; é per queste famiglie ubriacone e povere; é per tante situazioni di dolore che il mio/nostro cuore é capace di accogliere.

Come David, noi non giudicheremo nessuno e non ci chiederemo il perché di tante cose assurde che vediamo attorno a noi e continueremo a trascinare la nostra testa dura per terra finché non avremo raggiunto il nostro obiettivo, che é quello stesso di Gesú: “Beati voi poveri, perché vostra é questa cittadella!” “Venite a noi, voi tutti che siete ammalati, sporchi, poveri, ubriaconi e soli perché vostro é questo arcobaleno sotto cui rinfrancare il cuore!”

E poi, non ci sentiamo soli perché, come il piccolo David, c’é un cuore di una famiiglia grande che batte e che dá vita con il sangue del sacrificio e dell’impegno personale, oltre al calore di una amicizia senza confini e senza interesse alcuno.

Ari e David continueranno a trascinare con testardaggine la loro vita per terra, in silenzio, ma con il cuore pieno di gioia per ogni piccolo traguardo raggiunto.

E non giudicheremo mai nessuno, e non scrivermo piú a nessuno perché abbiamo solo il tempo di giocare con i nostri bimbi e di imparare pure da loro.

Grazie, David, per essere arrivato giusto a tempo per insegnarmi/ci a non essere solo/i. Stasera ho imparato un’altra cosa, che magari potrá sembrare troppo dura e troppo sognatrice.La vita di David sará breve ma concluderá il giorno in cui apparirá la sua mamma, qui, e gli dará un bacio col cuore sulla sua fronte bianca. Quel giorno, il piccolo David chiuderá gli occhi e un dolce sorriso sigillerá per sempre il suo splendido volto...

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