martedì 20 gennaio 2015

Tutto ciò che non doniamo va perduto (Dominque La Pierre)

Casa de los Niños, Bolivia, 20 gennaio 2015

Mi emoziono al rendermi conto che di là in cucina stasera ci sono Alejandro e Ruth che si incaricano della cena e che lavano i piatti. Sono passati più di 12 anni da quando ci siamo conosciuti. Loro formavano parte dei ragazzi di strada che avevamo incontrato al principio della nostra avventura.

C’erano anche loro nell’estate del 2003, quando vennero per la prima volta a farci visita dall’Italia Luciana ed Elisa senza sapere cosa le aspettava. Quante pazzie in quel tempo, quante scarrozzate in macchina alla ricerca dei bimbi che scappavano dalla nostra prima casa! Sono passati tanti anni, e la nostra storia ha intrapreso altri percorsi, ma in queste ultime settimane siamo tornati di nuovo in strada a raccogliere non solo bimbi ma famiglie intere nel tentativo di ricucire storie difficile perché la situazione sociale della Bolivia continua a provocare tante disgregazioni e viene chiesto il nostro aiuto.

Così è stato oggi quando in macchina si è riunita la famiglia di Betty, madre sfigurata dalla lunga esperienza di strada, ma pur sempre madre nell’abbraccio dei ritrovati tre figli. Due mesi fa avevamo nuovamente offerto un’alternativa di vita anche a Alejandro e Ruth, che da allora vivono in una delle nostre casette. Loro ormai sono grandi, da tempo vivono insieme ed hanno due figli: Luciana (nome non scelto a caso!) e Jacob, di 4 e 2 anni, bimbi che non vivono con loro perché gli sono stati sottratti fin da piccolini dalla polizia quando vivevano l’esperienza della strada e della droga.

Luciana e Jacob sono attualmente accolti in un altro Centro dello Stato e noi ci stiamo incaricando delle pratiche legali per reinserirli nella loro famiglia. La stessa cosa è successa a Betty nei giorni scorsi. La polizia le ha sottratto i figli e li ha affidati al nostro Centro, ma in questo caso il reinserimento è più facile visto che noi possiamo immediatamente offrire loro un luogo dove vivere insieme alla mamma.

Certo, questa mamma deve essere seguita ed aiutata a venir fuori dalla sua situazione dopo tanti anni in strada. Ma il processo, senza tanti schemi, è iniziato oggi stesso in macchina quando la portavamo a casa e Alejandro e Ruth hanno preso l’iniziativa di parlarle a cuore aperto, con grande chiarezza: “Se vuoi stare con i tuoi figli, devi cambiare. Dipende da te. La casa de los niños ti offre il suo appoggio, ma sei tu che devi scegliere ciò che è importante per la tua vita e per la vita dei tuoi figli. Noi ci stiamo provando.”

Processo continuato qui a casa, quando Alejandro e Ruth hanno preparato la cena per Betty e i suoi tre figli, quando hanno cercato i vestiti per lei, dopo una giornata piena di pioggia, e Ruth si è incaricata di insegnarle il funzionamento della doccia calda. Sono passati tanti anni, la nostra storia ha preso un indirizzo diverso.

Ma le necessità ci spingono a ritornare sui nostri passi, a ripercorrere le strade sofferte della città, a stringerci qui in casa per fare posto a chi ha perso l’orientazione e la speranza. Avevamo iniziato l’anno non con cenoni, ma rubando parte del nostro sonno per vedere il film: La città della gioia. Un film semplice e bello che termina con una frase che ci interpella continuamente e che ci piace molto: “Tutto ciò che non doniamo va perduto”.

Emoziona pensare che quegli stessi bambini di un tempo, che magari hanno fatto tante scelte sbagliate nel trascorso di tutti questi anni, ora sono protagonisti con noi di spazi e spiragli di speranza per altri. Sono passati tanti anni da quando sono venute per la prima volta qui, proprio a dar vita alla casa de los niños, Luciana ed Elisa. Con loro avevamo capito che dovevamo dare ciò che potevamo, senza interesse alcuno e senza far calcolo dei risultati. Quanti sforzi, quante illusioni e quanti fallimenti da allora! Ma Alejandro e Ruth di là in cucina che lavano i piatti con tanta semplicità e normalità improvvisamente accendono i ricordi e sprigionano emozioni: forse qualche cosa siamo riusciti a donare davvero in tutti questi anni e allora quel qualcosa non è andato perduto.

Tra qualche ora, proprio Alejandro e Ruth prenderanno l’autobus e accompagneranno José Luis, un bimbo di 12 anni che la polizia ha trovato solo e sperduto nella stazione e l’ha portato da noi 2 settimane fa, ad un paese a 5 ore da Cochabamba perché possa incontrarsi con il suo papà. Un’altra avventura, uno sprazzo di storia che può aprirsi a spiragli di speranza. Anni fa eravamo noi che percorrevamo chilometri senza sosta per riportare i bambini nelle loro famiglie. Domani saranno Alejandro e Ruth a darci una mano.

Forse l’anno è iniziato nel buon segno: “Ciò che abbiamo cercato di donare insieme in questi anni forse non è andato perduto”. ... E’ notte, i bimbi sono riusciti a riprendere il sonno, io sto finendo di scrivere questo messaggio ed ora, come tanti anni fa, ne approfitto per scendere in cucina a prepararmi una meritata tazze di latte coi biscotti: un classico della mia/nostra storia!

... Ho dimenticato di avvisare che all’inizio dell’anno è venuta finalmente a vivere con noi anche Sara, la ragazzina in seggiola a rotelle di cui parlavamo qualche mese fa. E’ felicissima!


Nessun commento:

Posta un commento