mercoledì 30 giugno 2010

La casa de los niños, la casita de paz

... 7 anni fa, circa in questa data, iniziava l’avventura della casa de los niños che in quel tempo chiamammo “casita de paz”. Iniziammo con niente, con qualche materasso per terra, al freddo dell’inverno appena iniziato, nella bellissima casa con piscina presa in affitto. Ci trasferimmo con alcuni bambini di strada che provocarono sgomento nelle prime amiche italiane che vennero a visitarci. La domenica, la casa si riempiva di altri duecento bimbi poveri del settore o del carcere femminile di Cochabamba. Le notti le passavamo in strada per cercare di ricuperare i nostri bimbi che abitualmente scappavano marinando la scuola...


... mi sono ricordato stasera di questo particolare perché nel pomeriggio ho rivisto per strada Max, con i capelli lunghi, sporco come un maialino, con un sacchetto di minestra in mano, con il suo sguardo allampanato per la droga. L’ho salutato con affetto, ma Max non si ferma mai quando mi incrocia per strada, solo mi sorride malinconico e se ne va incontro al suo destino. Max avrà ora 20 anni. E’ uno del centinaio di bimbi/ragazzi di strada che sono stati con noi all’inizio, a cui vogliamo un bene speciale. Ma con lui non ce l’abbiamo fatta. Come nel caso degli altri bambini, 7 anni fa lo rimandammo a casa, quando stava meglio. La sua mamma viveva nella zona tropicale, a 5 ore da Cochabamba. Dopo una settimana, Max ritornò sconsolato a Cochabamba a vivere per strada perché il nuovo marito della mamma l’aveva rifiutato e non voleva saperne di lui. Questo rifiuto significò l’addio di Max a ogni speranza di vita buona e da quel momento si lasció andare. Una volta lo tirammo fuori dal riformatorio facendoci garanti per lui. Ora non lo possiamo più tirar fuori nè dalla strada nè dalla droga. Ci incrociamo ogni tanto per strada, ma lui non si ferma mai perché è stato rifiutato e non trova in sè la forza per superare questa sconfitta e non si fida più di nessuno. Chissà se per lui riusciremo insieme a riaprire di nuovo uno spiraglio di speranza...

... domani primo luglio, è il compleanno di Anahí, che compirà 12 anni. Quasi nessuno la conosce perché è una delle ultime arrivate alla nostra casa. La tubercolosi mal curata le ha rubato la voce per sempre e quella sua cannula nella trachea, mascherata da un foulard, marca e delimita la sua vita di bimba, i suoi movimenti, i suoi sogni, i suoi giochi, le sue amicizie, le sue paure e i suoi capricci. Anche Anahí, che è una bellissima ragazzina, sorride a volte malinconica, ma lei non si è fermata davanti a una sconfitta e ha deciso lottare e guadagnarsi la vita facendosi protagonista della sua malattia. E poi Anahí ha una famiglia che le vuole bene, una famiglia povera ma dignitosa, una famiglia che si trasferirà da noi al più presto possibile perché qui l’ambiente è più salutare per il futuro di Anahí. Il fine settimana e in questo periodo di vacanze, Anahí va a casa sua perché è giusto così: vale di più mantenere il legame con la propria famiglia, anche se è povera, che caldo letto de la casa de los niños. Ma domani ci troveremo per farle festa insieme agli altri bimbi della casa, della nostra bella casa, disordinata ma bella perché ricca del sorriso, delle grida e dei capricci dei nostri bimbi.

.. e sempre domani dovrebbe arrivare da noi Emily, la vispa bimbetta di due anni che oggi è stata dimessa dall’ospedale e che ha la leucemia. Lei non è cosciente della gravità della sua malattia tanto sprizza felicità il suo volto. La chemioterapia, questa volta, ha avuto il sopravvento suoi suoi capelli, ma la dottoressa è fiduciosa sul suo futuro, Viene da noi perché la sua mamma, una ragazza giovane del campo che ha un altro figlioletto di 4 anni, ha chiesto aiuto per poter tener sotto controllo la bimba e in quella sua stanzetta in affitto, Emily si ammala continuamente di bronchite. E così noi ci siamo offerti e abbiamo pensato che uno dei nostri nuovi ambienti si potrà destinare alla famigliola di Emily. Emily noi l’abbiamo conosciuta attraverso il vetro della porta della sua stanzetta di ospedale, nel suo stato di isolamento per evitare contagi. Quella porta a vetri ci ricorda i momenti difficili quando conoscemmo María René in fin di vita, quattro anni fa...

... difatti, a un certo punto, ci fu un salto per la nostra casa: dai bambini di strada ai bambini ammalati, dalla casita de paz a la casa de los niños. E tanti volti e tanti nomi che sfilano sotto gli occhi del cuore che quasi non me li ricordo tutti: Maira, David, Toño, Luciano, Paola, Víctor Manuel, Teresita, Marianita, María René, Sabastián, Evita, Manuel, Jhonatan, l’altro David, Danielito, Roxana, Miriam, Mariano, Fabiola, Noelia, Nelly, Eli, Gladys, Ximena, Remi, Zacarías, Debora, Gina, Claudia, Damaris, Eugenio, Daniela, Giovanna, ...., ...., Laura, Katerine, Ari, Jacki, Wara, Evelin, Jazmine, Anahí, l’altra Anahí, Michelle, Wesley, Ronal, Jhonni, Vidal, Mateo, Luis Andrés, José Antonio, ... ... in questi giorni viviamo con Ari, Jacki, Katerin, Sebastián, David e Mateo (a dire il vero, stiamo ospitando pure 50 ragazzi del focolare che passano alcuni giorni di vacanza con noi e ne siamo felici!).

Quanto tempo si fermeranno con noi questi bimbi, non lo sappiamo. Difficile che David possa trovare qualcuno che lo adotti o che la sua mamma se lo riprenda, e poi noi non vogliamo separarcene. Difficile ritrovare la mamma di Jacki... In cambio, per il piccolo Mateo (per adesso si chiama così) è successo un miracolo. Lui compirà 6 mesi tra qualche settimana e pesa quasi 8 chili! E’ un bimbo tranquillissimo che mangia e dorme beatamente nella sua culla. Due mesi fa l’abbiamo portato all’ospedale per una grave infezione provocata dal tubo di drenaggio istallato nella sua testa. La meningite sembrava vincere sulla sua vita. Dopo un mese di cure, la sua testa si è rimessa a posto da sola e non c’è più bisogno di nessuno tubo di drenaggio (come quello che usano David e Jacky) e probabilmente lui potrà fare una vita normale. I medici non riescono a spiegare questa evoluzione così favorevole. Noi solo ne godiamo e ora possiamo sognare per lui una famiglia che l’accolga.

E lo stesso vale per il piccolo Luis Andrés che tra poco compirà 5 mesi. Pesava poco più di un chilo quando è arrivato qui e ora ne pesa 4. E una delle nostre famiglie ci aiuta nel curarlo. ... alcuni dei nostri bimbi sono già volati in cielo..., altri sono volati a vivere con la propria famiglia e li possiamo solo contemplare attraverso la nostra finestra magica... ... Marianita vive felice, legge bene, è una bimba bellissima ... María René è magrina, capricciosa, debole, ma è sempre la mia favorita: la vedo camminare come una sonnambola per la cittadella, contenta della sua casetta, della sua mamma e della sua sorella ... Evita gioca felice con le sue cuginette ... Manuel cammina e parla come un piccolo Pinocchio, e mi fa tanta tenerezza quando lo vedo per mano con la sua mamma stenca come lui... ... per ognuno dovrei appuntare una nota..., ma sono tanti. ... mentre scrivo queste note, rivedo le spalle di Max, questo pomeriggio, che mi passa e non si gira al mio saluto, ma tanto so che mi sorride. ... domani rivedremo Anahí che sorriderà felice per il suo compleanno insieme ai suoi “fratellini della casetta”, e vedremo il sorriso di Emily mentre si congeda dalla dottoressa e dalle infermiere dell’ospedale.

Storie e volti che ci uniscono e marcano la nostra vita e la vita de la casa de los niños.

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