lunedì 16 giugno 2008

Paola

Ciao, ho scritto le ultime cose su Paola... Anche questo é vita della nostra casetta e ne siamo contenti, nonostante il dolore...

Un abbraccio e un grazie a tutti anche da parte della nostra Paola!

Sussurri nella nostra casetta...

“Ari, puoi venire qui un attimo?”
“Sí, Paola, adesso ti raggiungo! Dimmi.”
“Secondo te, me ne vado?”
“Non lo so, Paola... Certo che il tuo corpo non ti accompagna... Ma non lo so proprio e non so bene cosa risponderti. Ma dove vorresti andare: in Cielo?”
“Sí...”
“Sei pronta?”
“Sí.”
“Sei piú contenta di andare o di restare qui?”
“Voglio andare!”
“E’ perché sei stanca, vero?”
“Sí, sono stanca e mi rendo conto che non sono piú capace di far niente, neanche di curare i miei figli.”
“Non ti preoccupare di questo. Come vedi, a loro ci pensiamo noi. Gesú sará contento di venirti incontro e ti dará un grande abbraccio. Tu sei amica di Gesú?”
“Sí”
“L’hai conosciuto in questo tempo?”
“Sí, l’ho conosciuto e lo sento vicino, anche se faccio fatica a parlargli.”
“Lui ti vuole molto bene perché tu hai amato tanto nella tua vita...! E hai sofferto pure tanto. Ricordi che l’altro giorno ti ho spiegato che la morte non esiste, per cui manteniamo –come possibile- dentro di noi la gioia.”
“Vorrei poter dormire una notte intera e svegliarmi in un posto bello, sana, ma probabilmente si tratta di un sogno impossibile.”
“No, vedrai che sará possibile.”
“Sai, io ho giá perdonato a tutti e ho chiesto perdono di tutto.”
“Questo sí che é bello ed é degno di una vita!”
“Ari, non mi lasciare, rimani qui con me, ti prego.”
“Non ti ho mai lasciato, in queste notti, tu lo sai; magari sto di lá nel letto dell’ infermeria, ma tu mi puoi chiamare quando vuoi. Hai paura?”
“Sí.”
“Ti capisco, ma sai che siamo sempre qui con te e non ti abbiamo mai lasciato, anche se a volte ti sgrido perché vuoi accaparrare tutta l’attenzione per te.”
“Non mi lasciare, ti prego.”
“Cerca di dormire, perché tutti e due abbiamo bisogno di dormire e di giorno ci sono tutti i bimbi da accudire.”
“Non riesco...”
“Cerca di stare tranquilla se no ti sgrido ancora...”
“Portami a fare un giro in macchina.”
“Ma va lá, é mezzanotte e fa freddo fuori. Lasciamo a domani.”
“Ari!”
“Dimmi.”
“Com’é il Cielo?”
“Tu dovrai insegnarlo a me, non credi?”
“Fammi una puntura, ti prego, perché tutto il corpo mi fa male, e sfregami i piedi perché non li sento.”
“E ci vedi?”
“No, da alcuni giorni vedo tutto sfuocato.”
“Quante dita sono, queste?”
“Cinque.”
“Vedi che stai dicendo una bugia.”
“No, non ci vedo bene, anche se riesco a distinguere vagamente da vicino.”
“Dormi, ragazzina nostra.”
“Forse ci riesco se mi fai una puntura.”
“Va bene, ma sará difficile trovare un posto dove farla.”
“Ari, non te ne andare!”
“Come faccio a farti una puntura se non vado a prendere l’iniezione?” .....

Queste notti sono state dure... Il sonno voleva prendere il sopravvento in me ed ogni volta che mi sentivo chiamare da Paola, era uno sforzo incredibile alzarmi dal letto...

Abbiamo passato tre notti di seguito in ospedale, cercando sollievo nei medici anche perché le punture non facevano piú nessun effetto. Ma anche in ospedale non c’era verso di trovare una vena nel corpo di Paola...

I medici sono sempre stati bravissimi, ogni volta che ci vedevano arrivare alle 2 o alle 4 di notte. Mai ci hanno fatto pesare il disturbo, anche se nella grande sala di emergenza arrivavano persone in stato grave e c’era poco personale di servizio.

Paola non voleva fermarsi in ospedale anche se ogni volta i medici le consigliavano un ricovero urgente. Io l’ho sempre capita e suggerivo ai medici di aiutarla con un calmante piú efficace di quelli che potevamo avere noi in casa.

Giovedí sera, Paola non parlava piú. Solo gemiti e sussurri uscivano dalla sua bocca. Da giorni non mangiava niente. Voleva solo la sua bottiglietta d’acqua accanto al lettino. Ma neanche l’acqua riusciva piú a trattenere il suo stomaco... Nella notte sono riuscito a dormicchiare fino alle 4, poi mi sono seduto accanto al letto di Paola, a pregare in silenzio con il rosario che le era stato regalato, cercando di capire come sistemarla alla meglio, ogni 5 minuti, nel letto in modo da alleviarle il dolore. Le avvicinavo la bottiglia d’acqua per rinfrescare le sue labbra secche. Lí ho capito perché Teresa di Calcutta ha fatto mettere nello stipite dei suoi ospedali, per ammalati terminali, la frase di Gesú in croce: .”

Poi mi é venuto in mente di cantarle alcune canzoni di montagna che mi piacciono tanto. Mi sono pure ricordato della ninna nanna che cantava Grazia ai nostri bimbi, nel periodo che é stata qui. E mi sono messo a ninnarla, pensando che nel fondo pure lei era una delle nostre bimbe.

Ho chiesto a Gesú di prendersela con sé, nel sonno, e ho chiamato David e Luciano perché venissero in suo aiuto, e l’accogliessero con loro nel Cielo...

L’ho accarezzata in fronte, sistemando i suoi capelli dietro la nuca e ci siamo addormentati tutti e due...

Piú tardi i bimbi si sono svegliati e, dopo una mezz’oretta li ho portati a scuola, mentre avevo protetto il lettino di Paola affinché i bimbi non si rendessero conto del suo stato di coma.

Al ritorno da scuola, alle 8 e mezza di venerdí mattina, Paola aveva raggiunto il Cielo, senza disturbare nessuno. I bimbi non si sono accorti di niente, per fortuna...

Pensavo portarle la Comunione, come ogni mattina a quell’ora, ma non ce n’è stato bisogno. Lei giá stava vivendo la sua Comunione definitiva con Gesú.

Il suo ultimo sguardo é stato per Tania che era rimasta a casa per poter cambiare il nostro Manuelito. Uno sguardo bello, che ammiccava un sorriso...

Grazie, Paola, per questi 50 giorni che siamo stati insieme e mai avremmo pensato che sarebbero stati cosí intensi e cosí duri... Ma é stato un dono bello per la nostra casetta...

E c’é stata anche tanta dolcezza tra tutti noi, e tanta intesa...
E’ difficile pensarti lontana da noi...

Grazie, Paola, perché ci hai uniti a tanti che ogni giorno –pur senza conoscerti- ti pensavano o scrivevano e ti mandavano un bacio e un abbraccio.

Ti vogliamo bene per sempre, Paola.

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