Hola,qui dalla Bolivia tutto procede bene.Le giornata sono cosi intense che appena iniziate sono gia' finite e nonostante i buoni propositi di scrivere spesso il piu' delle volte il sonno e la stanchezza hanno il sopravvento. Le nostre mail sono "appunti di viaggio" che scriviamo man mano che abbiamo un po' di tempo tra le mille cose da fare.
Qualche giorno fa siamo andati a fare visita ad alcune famiglie. Una e' quella di Edwin, un ragazzino di 13 anni colpito da sclerosi multipla.Lui e la sua famiglia vivono in una stanza con una cucina a gas, un tavolo e alcuni sacchi di patate. Gli abbiamo portato una carrozzina a rotelle che potra' usare in casa, specialmente per i suoi bisogni,senza che la mamma debba ogni volta sollevarlo.
Poco distante abita un'altra famiglia, umile ma ordinata (ci hanno offerto un "refresco" di mele Buono!) La mamma e' stata operata da poco da un medico italiano che conosce Ari, ma non sta proprio bene, forse un'infezione. Le hanno consigliato una medicina, un "remedio",ma non puo' comprarlo (qui non esiste il Servizio Sanitario Nazionale!), ma la provvidenza,( Ari in boliviano) se ne fara' carico.
Qualche Km piu' lontano un'altra famiglia e un altro problema. Il piccolino di casa, gia' nato prematuro, ha un'ernia inguinale e in piu' una tosse insistente e secca. Anche qui la provvidenza ha lasciato il nome del medico a cui rivolgersi all'ospedale infantile, naturalmente a suo nome e con le spese a suo carico. A tutte le famiglie abbiamo ´portato un po' di viveri, e noi se ne siamo tornati con le orecchie e il cuore pieni di "gracias"
Giovedi' sera abbiamo partecipato alla distribuzione dei panini e delle bevande calde alle persone che vivono per strada. Prima ci siamo accordati con le ragazze della comunita' sul percorso da seguire, poi con Ari e Antonio, il nostro ragazzino di cui vi parlero' prossimanente, siamo partiti per la distribuzione dalla via piu' importante di Cochabamba. Li' alcune donne con i loro bambini vivono vendendo qualche sigaretta e alcuni dolciumi, il tutto esposto in un cestino. Vengono anche da paesi lontani e restano li' fino a notte fonda fra l'indifferenza totale dei passanti. Fanno compassione con quelle poche cose da vendere in una strada piena di negozi, bar, birrerie.
Niente in confronto a quello che abbiamo visto poco dopo su un ponte del fiume. Due ragazzini di strada si sono avvicinati appena hanno sentito la parola "pan". Ari ha chiesto quanti erano a vivere li' sotto e di chiamare gli altri. In un attimo sono spuntati una ventina di ragazzi sporchi,spettinati, con indosso qualsiasi cosa potesse coprirli.Con due balzi erano da noi. Un panino era poco "per favor, un amigo" mi dicevano con occhi che sembravano saltare da quel viso impastato di fango. Ho dato tutti i panini che avevo, due, tre a ciascuno con un misto di compassione e di paura. Poi ne ho visto uno mangiare...un panino in bocca quasi senza masticarlo da mandare giu' a fatica e lo sguardo sull'altro. Avrei voluto avere cento, mille panini da dargli per lui e i suoi compagni.
Da Cochabamba e' tutto. Un saluto ai Rotegliesi e un grazie a chi ci risponde.
betty e pino
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