mercoledì 29 settembre 2010

Tante sofferenze e sospensioni per cosa?

La notizia definitiva che da mesi aspettavamo tutti è finalmente giunta. Difatti, la settimana scorsa la giudice che in novembre dell’anno scorso aveva dettato tante misure cautelari contro di noi ha fatto marcia indietro e ha tolto tutte queste misure soprattutto quella che mi impediva di muovermi da Cochabamba. 
Il 13 novembre 2009, la giudice aveva sentenziato che non potevo uscire da Cochabamba e tantomeno dalla Bolivia, che dovevo depositare una cauzione di 60.000 Boliviani (circa 6.000 euro), che dovevo presentare la mia firma tutte le settimane in un quaderno della Fiscalía e che non dovevo né incontrare né parlare per telefono con quasi nessuna delle persone che mi circondano.
Ora tutto è stato sciolto e finalmente sono terminati tutti i 4 processo in corso: due penali, un civile e un ecclesiastico. Le suore sono state punite con una multa e con il risarcimento di parte delle spese. E’ stato confermato il documento di compravendita del terreno a nome dell’associazione casa de los niños al prezzo stipulato 4 anni fa. Domani lunedì dovrò presentare questa sentenza negli uffici di Emigrazione per poter togliere gli ultimi ostacoli legali che mi impediscono di ritornare in Italia. 
Tante sofferenze e sospensioni per cosa? Non ho risposta e non ne voglio trovare una. Solo il definitivo sospiro di sollievo che da tempo aspettavamo tutti. Lo comunichiamo e diciamo grazie a tutti per aver vissuto con noi come una vera comunità di fratelli e sorelle questo tempo di sofferenze e amarezze. 
E ci rivedremo tra poco in Italia per abbracciarci e fare festa sul serio, per raccontare i particolari di questa storia triste, ma soprattutto per rilanciare il nostro sogno verso gli orizzonti che insieme decideremo. 
Ci vogliamo bene e il bene continua a fare capolino nelle nostre vite. 


venerdì 24 settembre 2010

Oggi la cittadella ha raggiunto quota trecento!

Oggi infatti abbiamo ricevuto qui a casa Pablo. Si tratta di un ragazzo di 22 anni, proveniente da un paesino vicino a Karpani, che l'ospedale pubblico ha dimesso perché non c'è più niente da fare per lui, per lo stato avanzato della sua malattia, la malattia che hanno tanti dei nostri, ma i nostri stanno bene...
Pesa poco più di 20 chili e non riesce ad alzarsi da letto. Si chiama come Paola ma pesa meno di lei quando arrivò da noi. 
Siamo contenti di averlo ricevuto. Ha una sua stanzetta nella nuova infermeria, una stanzetta bella che abbiamo preparato là dove viveva prima Padre José. 
Non sappiamo quanto starà con noi, ma abbiamo fiducia perché ha voglia di mangiare e di vivere. Lui non ha nessuno e noi siamo diventati la sua famiglia. E siamo contenti che con lui abbiamo raggiunto la soglia dei trecento. In questo periodo di grande stanchezza si tratta di una sfida speciale che ci è stata chiesta e che abbiamo accettato senza tentennamenti. 
Ogni giorno sarà un passo verso la vita, così lo pensiamo e lo speriamo. 
Bienvenido, Pablo, qualcuno ha scritto sul muro della sua stanzetta. Bel gesto, bell' auspicio...