lunedì 19 marzo 2012

Compleanno!

Oggi è il compleanno di María René. Compie 8 anni. Sono sette anni che festeggiamo questa data.

E’ una storia che ormai in tanti conoscono. Una storia che non finiamo mai di raccontare e di tornare a raccontare da prospettive diverse.

Nel gennaio del 2006 conoscemmo María René nell’ospedale. Pensavamo che avesse solo un anno tanto era piccolina e gracile. Da molti mesi i medici la spostavano da un ospedale all’altro per capire l’origine di una inarrestabile diarrea. Finché una dottoressa ebbe l’idea di farle l’esame dell’HIV. Risultò positiva. Si fece l’esame anche alla mamma e pure lei risultò positiva. Lo stesso successe con il compagno della mamma, il padre di María René. E pure lui risultò positivo e immediatamente scomparve. E da allora nessuno seppe più niente di lui.

María René non parlava e non camminava. Poco espressiva, un visetto pallido, faceva un movimento caratteristico con le palpebre degli occhi. Venuti a conoscenza del suo compleanno, il 19 marzo del 2006 le portammo un regalo in ospedale: un ninnolo con suoneria, da appendere alla sua culla. Quel ninnolo esiste ancora ed è appeso oggi alla culla di David: ogni mattina lui tira la cordicella e noi sappiamo che è sveglio. Credo che fu quel giorno del suo compleanno che noi decidemmo di chiedere l’affido di María René. Il fatto è che la sua mamma subì uno schok terribile quando fu informata della malattia. Basti pensare che i genitori la cacciarono immediatamente di casa.

All’inizio di maggio del 2006, il giudice competente ci concesse l’affido.

María René è la prima bimba di Cochabamba a cui è stato diagnosticata la presenza del virus dell’HIV. E’ una bimba conosciuta negli ambienti ospedalieri locali. Conosciuta ed amata anche se, dopo il maggio 2006, non è più stata ricoverata in ospedale.

María René ha iniziato con noi l’esperienza della casa de los niños, nella nuova struttura, quando eravamo solamente in quattro in questo spazio immenso. Da 5 anni María René è tornata a vivere con la mamma e la sorella, in una piccola casetta fatta apposta per loro, nel nostro villaggio. María René ci ha trascinati in una sfida interessante: quella di fare della nostra casa un centro di speciale accoglienza per bambini e famiglie con il virus dell’HIV, l’unico in Bolivia. Bambini e famiglie che convivono con tanti altri bambini e con tante altre famiglie con differenti storie alle spalle. Cerchiamo di convivere in uno spirito di fraternità ricordando il nome e l’obiettivo che demmo alle nostre prime esperienze: casette di pace. Ora ne abbiamo una settantina di queste casette nel villaggio arcobaleno e oltre una ventina nel villaggio di Karpani, su nell’altipiano.

María René ci ha trascinati a credere in un sogno che per lei ha significato la vita e che per molti significa una vita con un possibile,e ogni giorno di più reale orizzonte di speranza.

María René è una bimba che non sa ancora della sua malattia. Prende ogni giorno le medicine con una facilità incredibile e non si chiede il perché. E’ nell’età in cui si cambiano i denti e lei innocentemente si aspetta un soldino ogni volta che ne perde uno. Fa la terza elementare, nel corso “azzurro”: mi dicono le maestre delle nostra scuola che è il corso dei bambini più inquieti! Legge guidandosi col ditino sotto le parole. Non è una cima! Impiega un’ora per finire il pranzo per cui non le resta mai tempo per giocare prima della ripresa delle lezioni, al pomeriggio.

Io adesso la vedo poco, ma ogni volta che ci incrociamo, anche da lontano, ci salutiamo con un breve gesto della mano e un rapido sorriso. Abbiamo una bellissima storia in comune, con preziose emozioni del cuore che non c’è bisogno di esternare, ma la cui intensità scorre ogni volta come un luminoso segreto in quel arco di cielo che collega il nostro saluto.

María René non sa esattamente quando è il giorno del suo compleanno. Quando glielo chiedi, lei risponde che compie gli anni il giorno della festa del papà. E siccome lei il papà non ce l’ha, va a festeggiare il suo compleanno nella casa del nonno. E il nonno è rinato da quando María René è uscita dagli ospedali. Noi aspetteremo il fine settimana per farle festa insieme agli altri bambini che vivono attualmente qui in casa.

María René... E’ il tuo compleanno e ci permettiamo di condividere particolari semplici della tua vita semplice di bimba. Una bimba nostra!

E stasera gli auguri scorrono puri in questo arco di cielo che ci lega ormai in tanti anche grazie a te e al dono della tua vita, e che ci trascina con forza verso un luminoso orizzonte di speranza.

Buon compleanno, María René!



sabato 3 marzo 2012

al tramonto

Cittadella Arcobaleno, Casa de los Niños, sabato 3 marzo 2012

Nei giorni scorsi, con alcune persone della casa de los niños, abbiamo avuto al fortuna di assistere al tramonto del sole sull’Oceano Pacifico. Un grande circolo di luce arancione che, piano piano, si nascondeva dietro l’orizzonte quieto di questo mare che quasi mai è “pacifico”.

Mi è venuto di pensare a mia madre.

Sono passati più di due mesi da quando sono stato avvisato della sua partenza.

Ed è la prima volta, in 30 anni, che non ho ricevuto la sua chiamata, una chiamata semplice, delicata, per gli auguri, il giorno del mio compleanno, alla fine di febbraio. Nel 1982, difatti, sono uscito definitivamente di casa alla ricerca di un orizzonte per la mia storia. Ricordo poche parole, l’abbraccio frettoloso con mia madre e la forte stretta in gola. Comune, credo.

Sono stati anni di lontananza, ma anche di una grande vicinanza non sperimentata prima per l’affetto che è andato crescendo con l’età, le scelte, e la riconoscenza verso di lei, mamma silenziosa e forte. Come tutte le mamme, credo.

Vedendo il sole scendere lentamente dietro l’orizzonte verde lucente dell’oceano, ho salutato la mamma, ora nascosta ai miei occhi. Se n’è andata lentamente, inesorabilmente, come il sole. Ma come la luce del sole, anche la sua luce continua a pennellare di riflessi il cielo degli occhi, lasciando nel cuore una sensazione, una scia di bellezza assoluta. Come un circolo di perfezione, nella sua umiltà di mamma segnata da grandi sofferenze, da una storia non facile. Come tutte le mamme.

Mi sono domandato quello che da tempo mi domando: cosa ci sarà dietro quel orizzonte verde/oro di riflessi lucenti in cui si è nascosto il circolo del sole? Cosa aspettava mia madre dietro l’orizzonte della sua ultima sera?

Certo! Il sole non si è mica spento dopo il tramonto anche se in pochi minuti il cielo si è fatto oscuro e si sono sfumati i contorni delle cose. Il sole ha seguito il suo percorso di luce, di calore e di vita, aprendo lo stupore dell’alba per altri mari, per altri paesi e per altri sguardi. Affascina il tramonto: si sta seduti in silenzio sulle rocce godendo ogni istante di quel incontro maestoso tra il mare che accoglie impassibile l’ultimo sforzo della luce che si è consumata durante il giorno per dare calore alla terra e infiammare di speranza i cuori. Come fa una mamma, come fanno tutte le mamme.

Ho la foto di mia mamma da giovane qui di fianco. Il ricordino nella sua ultima messa di congedo. Scattata forse prima del mio primo compleanno. Una mamma non si definisce per l’età. Anche il sole non si definisce per l’età. La mamma, ogni mamma sta lì con la sua presenza e il suo muoversi laborioso in attesa degli incontri, degli attimi di vita quotidiana consumati dentro la sua famiglia, perché lì non manchino mai la luce e il calore.

Ho salutato la mamma al tramonto con un velo di tristezza nel cuore. Ma ho anche immaginato la sua gioia immensa, la sua meraviglia e il suo stupore per i nuovi incontri che l’aspettavano dietro l’orizzonte di un oceano in quiete, di una vita sofferta ormai risolta.

Non esiste la morte. Esiste un tramonto di cui ora siamo spettatori e che un giorno anche per ognuno di noi si trasformerà nella luce sorprendente dell’alba. Vedremo allora, come la mamma, il sorgere di un nuovo orizzonte, un orizzonte infinito di bellezze e di incontri e rincontri senza fine - per il bene condiviso - che dureranno e si rinnoveranno quanto la vita stessa.

Ho salutato la mamma davanti alla bellezza della cornice straordinaria del sole mentre si immergeva nella quiete dell’Oceano Pacifico. L’ho salutata nel silenzio del mio cuore di figlio riconoscente e commosso che si perde con lo sguardo nell’amore luminoso di sua madre.