Cittadella Arcobaleno, Casa de los Niños, sabato 3 marzo 2012
Nei giorni scorsi, con alcune persone della casa de los niños, abbiamo avuto al fortuna di assistere al tramonto del sole sull’Oceano Pacifico.
Un grande circolo di luce arancione che, piano piano, si nascondeva dietro l’orizzonte quieto di questo mare che quasi mai è “pacifico”.
Mi è venuto di pensare a mia madre.
Sono passati più di due mesi da quando sono stato avvisato della sua partenza.
Ed è la prima volta, in 30 anni, che non ho ricevuto la sua chiamata, una chiamata semplice, delicata, per gli auguri, il giorno del mio compleanno, alla fine di febbraio. Nel 1982, difatti, sono uscito definitivamente di casa alla ricerca di un orizzonte per la mia storia. Ricordo poche parole, l’abbraccio frettoloso con mia madre e la forte stretta in gola. Comune, credo.
Sono stati anni di lontananza, ma anche di una grande vicinanza non sperimentata prima per l’affetto che è andato crescendo con l’età, le scelte, e la riconoscenza verso di lei, mamma silenziosa e forte. Come tutte le mamme, credo.
Vedendo il sole scendere lentamente dietro l’orizzonte verde lucente dell’oceano, ho salutato la mamma, ora nascosta ai miei occhi. Se n’è andata lentamente, inesorabilmente, come il sole. Ma come la luce del sole, anche la sua luce continua a pennellare di riflessi il cielo degli occhi, lasciando nel cuore una sensazione, una scia di bellezza assoluta. Come un circolo di perfezione, nella sua umiltà di mamma segnata da grandi sofferenze, da una storia non facile. Come tutte le mamme.
Mi sono domandato quello che da tempo mi domando: cosa ci sarà dietro quel orizzonte verde/oro di riflessi lucenti in cui si è nascosto il circolo del sole?
Cosa aspettava mia madre dietro l’orizzonte della sua ultima sera?
Certo! Il sole non si è mica spento dopo il tramonto anche se in pochi minuti il cielo si è fatto oscuro e si sono sfumati i contorni delle cose.
Il sole ha seguito il suo percorso di luce, di calore e di vita, aprendo lo stupore dell’alba per altri mari, per altri paesi e per altri sguardi.
Affascina il tramonto: si sta seduti in silenzio sulle rocce godendo ogni istante di quel incontro maestoso tra il mare che accoglie impassibile l’ultimo sforzo della luce che si è consumata durante il giorno per dare calore alla terra e infiammare di speranza i cuori. Come fa una mamma, come fanno tutte le mamme.
Ho la foto di mia mamma da giovane qui di fianco. Il ricordino nella sua ultima messa di congedo. Scattata forse prima del mio primo compleanno. Una mamma non si definisce per l’età. Anche il sole non si definisce per l’età. La mamma, ogni mamma sta lì con la sua presenza e il suo muoversi laborioso in attesa degli incontri, degli attimi di vita quotidiana consumati dentro la sua famiglia, perché lì non manchino mai la luce e il calore.
Ho salutato la mamma al tramonto con un velo di tristezza nel cuore. Ma ho anche immaginato la sua gioia immensa, la sua meraviglia e il suo stupore per i nuovi incontri che l’aspettavano dietro l’orizzonte di un oceano in quiete, di una vita sofferta ormai risolta.
Non esiste la morte. Esiste un tramonto di cui ora siamo spettatori e che un giorno anche per ognuno di noi si trasformerà nella luce sorprendente dell’alba. Vedremo allora, come la mamma, il sorgere di un nuovo orizzonte, un orizzonte infinito di bellezze e di incontri e rincontri senza fine - per il bene condiviso - che dureranno e si rinnoveranno quanto la vita stessa.
Ho salutato la mamma davanti alla bellezza della cornice straordinaria del sole mentre si immergeva nella quiete dell’Oceano Pacifico. L’ho salutata nel silenzio del mio cuore di figlio riconoscente e commosso che si perde con lo sguardo nell’amore luminoso di sua madre.
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