domenica 29 marzo 2009

Compleanni ...

Giovedì 19 marzo abbiamo festeggiato il compleanno n.5 di María René. L’abbiamo festeggiato nel giardino della nosta casetta, insieme ai bimbi del villaggio e a tutti gli amici che ci accompagnano in questo periodo. Un festa bella, commovente, nella sua semplicità, piena di soprese e di regali per ognuno dei bimbi.

María René, lo sanno tutti, é la mia bimba favorita, anche se adesso non vive direttamente nella nostra casa con gli altri bimbi, ma nella casetta di fronte, insieme alla mamma e alla sorella.
Ora lei viene ogni giorno al mattino presto, prima di fare colazione e prima di andare a scuola, a prendere le medicine, ciondolando nel suo pigiamino, ancora assonnata. E’ un rito che si ripeterà per tutta la sua vita.

La sua vita era legata a un filo, quando la conoscemmo nell’ospedale e lì, davanti al suo lettino, festeggiammo il suo secondo compleanno che noi pensavamo fosse il primo, tanto era piccolina e debole. C’eravamo solo noi, poi arrivò la mamma, e potemmo farle una foto. Il regalino era piccolo, un animaletto sonoro che appendemmo alle aste della sua culla. María René non sorrideva mai, non parlava, non camminava, solo faceva un gesto con gli occhi. Qualche giorno dopo entrò in coma... si tratta di una storia conosciuta, ma noi siamo come i nonne e le nonne che ripetono storie conosciute perché sono come incrostate nella loro mente tanto l’hanno marcata... Tra i ricordi che ho di quel suo primo compleanno che festeggiammo insieme c’è la confessione del sacerdote assistente dell’ospedale che mi disse: “Bimbi come María René non arrivano ai 5 anni”.

Ora María René cammina, parla, ride, scherza, va all’asilo, sa riconoscere i colori, si stima con i suoi vestitini nuovi e le codine che le fa la mamma. E non è più stata ricoverata in ospedale, dove ha passato gran parte dei suoi primi due anni di vita. Il suo compleanno festeggiato in giardino, in un momento di sole, in questi giorni di fine estate pasticciata da piogge inusuali, è un regalo di vita per tutti noi. Il sogno della nostra casetta, del nostro villaggio è stato orientato dall’incontro con María René in ospedale e indirizza il nostro agire in favore dei più deboli, con la speranza di sorrisi e di vita oltre ogni pronostico.

... qualche settimana prima avevamo festeggiato pure il mio compleanno... Un giorno pieno di sorprese e di regali. Al mattino eravamo stati in ospedale per i controlli di alcuni bimbi... Al ritorno la sorpresa di trovare tutti gli altri bimbi della scuola seduti fuori in giardino in attesa del mio ritorno che avevano preparato tanti bigliettini di auguri per me, insieme alla torta per loro... Un bacino e un abbraccio a tutti è stato il regalo più bello che potessi aspettarmi...

Poi, nel pomeriggio, di nuovo in ospedale, fino a tardi. Tanta era la mia stanchezza alla fine della giornata che me ne sono andato a letto alle 8. Ma poco dopo, qualcuno è venuto a svegliarmi per dirmi che c’erano problemi con una famiglia del villaggio e che si richiedeva la mia presenza. “Mannaggia -ho pensato -: problemi anche in questo giorno?”.

Sono andato fuori e tutto era silenzio e oscurità, mentre io ciondolavo per il sonno come María René al mattino. Improvvisamente si sono accese delle luci e sul selciato della cittadella una fila di tavoli imbanditi con tutte le famiglie e i bimbi della cittadella che hanno iniziato ad applaudire e a cantare. Poi una pensata cenetta notturna fuori casa con uno squisito
pollo preparato nei nostri forni di terracotta.

C’è mancato poco che non svenissi dalla commozione e dalla sorpresa... Che abbraccio bello e fraterno con ognuno! Che bello sentirsi parte di una famiglia grande come questa!

Che regalo immenso questo abbraccio di riconoscenza che ci unisce qui, nel villaggio arcobaleno, e che ci fa sperare il bene, quello vero, per ognuno, quel bene che solo il cielo sa regalare e che benedice e abbraccia la terra su cui ci muoviamo.

Dalla finestra magica ...

A volte si va tanto di fretta che non si riesce a cogliere la vita bella, semplice, normale che ci circonda.


I problemi sono tanti e sono tanti gli imprevisti che tutto sembra concentrarsi solo in quelli. E la vita si trasforma in peso difficile da sopportare. Certo, la realtà è quella che è e non si può certo far finta di niente e vivere nella spensieratezza. Quando i vicini ti minacciano insinuando che verranno a buttar giù le casette costruite con fatica e sforzo da parte di tutti noi con l’unico scopo di aiutare famiglie che non hanno niente, solo per il piacere sadico di vedere i poveri sguazzare nel fango della loro miseria.


Quando ti mandano una lettera intimidatoria dove dicono che devi chiudere le porte di casa tua perché la gente che vive lì con te puzza. Quando ti ridono in faccia perché fai “delle buone azioni”. Quando si burlano di te perché vai contro le regole e osi difendere i poveri. Quando usano la menzogna per catturare interessi di parte. E per giunta, non dormi tutta la notte per vegliare un bimbo piccolo che piange sconsolato.


Quando piove a dirotto giorno e notte e i lavori vanno a rilento, e non si asciugano i mille panni stesi, e i bimbi non possono giocare liberamente, correndo piuttosto il rischio di ammalarsi. Quando non hai tempo neanche per farti una doccia salutare e riordinare le idee.


Quando vai all'ospedale con 4 bimbi piccoli alla volta e i poliziotti di turno se ne approfittano di una tua svista per portarti via la macchina fotografica che hai nello zainetto...


Quando, quando, quando.... e si potrebbe continuare a lamentarsi a lungo....


Ma ieri ho fatto una passeggiatina in giardino, al mattino presto, appena smesso di piovere. E mi sono accorto di una aiuola piena di fiori davanti a una delle nostre case. Non l’avevo vista prima, anche se di lì passo tutte le mattine. Nessuno li ha trapiantati o seminati. Sono spuntati da soli, dai semi dei fiori secchi caduti durante l’inverno scorso. Spuntano come una macchia di vita in mezzo al verde forte dell’erba bagnata.


Quei fiori umili e testardi mi hanno fatto dimenticare le magagne che soffro con i vicini e tanti altri assurdi atteggiamenti contro cui cozzo giorno dopo giorno. In mezzo a quei fiori giocano i bimbi e qualcuno ha scattato loro una foto. Così mi sono ricordato della finestra magica della nostra casetta da cui si vede la realtà e si vedono i sogni realizzati a cui va dietro la nostra testardaggine. Tutto sotto l’arcobaleno di pace del nostro villaggio pazzerello.


La vita vince sempre, i fiori spuntano lo stesso, i bimbi corrono felici e si scambiano giocattoli e dolcetti, e qui tutti salutano con affetto. E spunteranno pure altre case e intanto stiamo mettendo su i cartelli con i nomi delle stradette: via della solidarietà, via dell’amicizia, parco della pace...; e agli stipiti delle porte il numero di casa con il nome della famiglia. Ci aiuta una mamma appena uscita dal carcere che così, con il suo bel lavoretto, si guadagna qualcosa per dar da mangiare ai suoi 5 figli.


E’ in arrivo un’altra settimana e probabilmente alle sue porte busseranno altri problemi e difficoltà. Ma speriamo di avere gli occhi aperti e di non farci sfuggire ciò che di bello e puro spunta gratuitamente attorno.

domenica 15 marzo 2009

david, matteo e celestina

Mi è stato detto più volte, in questo periodo, che è bello iniziare la settimana insieme, condividendo qualche ritaglio di vita della nostra casetta o della nostra esperienza come “famiglia grande”. Mi sembra proprio una bella idea e cerco di metterla in pratica.

Il piccolo bebé (prima senza nome, ora con il suo proprio nome: Matteo!),David e Celestina sono gli ultimi arrivati nella nostra casetta, insieme ad Iver, che vive per adesso con la coppia di Pavia che ci aiuta nella costruzione della scuola e ci dà una mano concreta nella cura dei bimbi e della casa.

Questi tre piccoli, tra le tante cose in comune, hanno una caratteristica che li rende particolarmente simili: sono di poche parole.

Il piccolo Matteo oggi compie tre mesi: auguri! Ed è comprensibile che sia di poche parole. David ha quattro anni e per il suo stato di salute non parla (chissà se un giorno riuscirà a parlare...). Celestina, invece, di anni ne compirà dieci il venti maggio, ma non parla perché la sua lingua è incomprensibile per noi e nessuno di noi la parla. E poi lei è molto timida e forse, in tutti i modi, parlerebbe poco lo stesso.

Sono i nostri favoriti perché “piccoli e indifesi” e in certi sensi, pure rifiutati.
Matteo e David sono stati abbandonati dalle loro mamme in ospedale...Celestina è senza la mamma, morta durante il parto dell’ultimo figlioletto,sola, lassù sui monti a 4.000 metri...
Tutti e tre hanno un volto molto bello, che è stranamente chiaro.

E’ vero che sono di poche parole, ma è altrettanto vero che hanno un modo tutto loro di esprimersi, e questo periodo insieme è marcato dal nostro sforzo per comprenderli, per cercare di comunicare con loro, cercando di capire i loro suoni, le loro espressioni, cercando di anticiparci alle loro necessità non espresse a voce.

Il piccolo bebè miagola ogni tre ore, quando scade il tempo di riposo tra una poppata e l’altra. Sembra un orologio e non ritarda mai di un minuto! A dire il vero, come ben sanno le mamme, lui di suoni ne emette altri: per la bocca, dopo aver finito il biberón, ed anche per il “potito” (si può intuire la traduzione), per liberare il pancino dai gas. Dopo questa
prima settimana con noi, è ingrassato! Si fa per dire, ma di fatto ha le gote più cicciottelle. In tutti i modi, stiamo tutti sull’attenti per capire il gesticolare delle sue braccine e il movimento della sua bocchina o il lamentarsi fuori tempo. A volte si va per tentativi: forse un po’ più di latte, forse un pannolino asciutto, forse un ruttino che manca, forse un po’ di coccole, forse una copertina in meno o forse qualche altra decisione misteriosa difficile da decifrare. E allora –tutti quelli che siamo in casa in quel momento- ci riuniamo per metterci d’accordo e dalla nostra discussione ne vengono fuori dieci alternative diverse. Giusto il tempo perché il piccolo si addormenti di nuovo, cosciente della nostra poca preparazione in quanto a bebé. E lì, nei suoi sogni, un sorriso spunta sulle sue guancette gonfie. Giulia (l’amica di Parma che è venuta a darci una mano) dice che sta parlando con il suo angelo custode...

David dice solo “ta ta taa taa”, modulato in diversi toni. Tutti gli altri bimbi della casa si avvicinano a lui e insieme a lui parlano il “ta ta taa taa”. “Mi ha risposto!”, gridano poi felici. David suona il tamburo con i piedi (contro la parete della culla, come se fosse ua bicicletta) e batte le mani continuamente per richiamare l’attenzione su di sè e per cercare una stretta di mano, una mano amica, una mano che gli esprima tenerezza e gioia. Ogni tanto, sventola la sua manina fino al bordo della culla come a dire: “Hei, amici, io sono qui, esisto ancora, anche se adesso voi tutti siete occupati con la novità del piccolino”. David e Matteo dormono di sotto, dove c’è più caldo e dove possiamo controllare il loro sonno e i loro desideri, senza dover svegliare gli altri amici della casa. Quando di notte il piccolino piange/miagola, anche David si sveglia e ammicca un risolino, da furfantello geloso. Il biberón deve essere dato anche a lui!

Dopo quasi 7 mesi che è con noi, ormai riusciamo a capire quasi tutto di David. Non c’è bimbo in casa più sensibile ai nostri stati d’animo, alnostro modo di trattarlo. Un bacetto sulla fronte lo fa felice per tutto ilgiorno. Un saluto da lontano (“Hola, David!”), richiama il battito allegro delle sue manine. Una sgridata, quando si toglie tutti i vestiti di dosso, produce immediatamente una mescolina sulle sue labbra che fa tenerezza. Quando mangia di gusto, si mette a sguazzare nella sua culla e ride sonoramente con altrettanto gusto.
Celestina ha scelto lei stessa di ritornare qui a casa per completare il trattamento contro la tubercolosi. Da quando siamo andati a Karpani a prenderla, martedì scorso, il sorriso splende sul suo volto, ogni volta che le dirigiamo lo sguardo. Le uniche parole che sussurra sono: “sì, no”, ogni volta che le facciamo una domanda. Ma quando i suoi occhi incrociano i nostri la vediamo felice. Passeggia con calma in giardino, data la debolezza del suo fisico, alla ricerca di amichette, che per ora la schivano. Mangia con gusto pure lei ed è felice di avere un letto tutto per lei, con lenzuola e coperte. Va a scuola con gli altri bimbi della sua età proprio nel corso con la professoressa che per fortuna parla la sua lingua.
Ma noi non riusciamo ancora ad entrare nei suoi pensieri. Oggi le abbiamo comprato dei vestitini nuovi che domattina potrà spianare per andare a scuola. E’ una donnina, e ci tiene!
Il piccolo bebè, il piccolo David e la piccola Celestina sono tre angioletti che rallegrano la nostra casetta, coi loro gesti, con i loro sussurri, con le loro espressioni spesso misteriose per noi. Le loro vite sono spuntate nel giardino della nostra casa per ricordarci che nell’amore bastano poche parole per far fiorire il sorriso.

venerdì 6 marzo 2009

I sandali di Celestina Finalmente a casa!

Da tempo desideravo poter riprendere il racconto dei sandalini di Celestina con il lieto e sospirato fine del suo ritorno a casa. Difatti, ieri pomeriggio, Celestina è stata dimessa dall’ospedale, quasi completamente ristabilita, con una grande debolezza fisica (è calata molto di peso) e con il riscontro della tubercolosi miliare (non so bene cosa significhi e quale sia la sua traduzione esatta in italiano).

Sono passati 45 giorni difficili, di terapie dure in ospedale, con tante preoccupazioni nostre, del papà che –dobbiamo proprio dirlo- è stato sempre generosamente al suo fianco, e dei medici. Giorni di grande silenzio e dolore anche per Celestina che sa modulare sotto voce i suoi “sì-sì” e i suoi “no-no” e non una sillaba in più. Celestina è un incanto di bimba, che mai dimostra i misteri, i desideri e i sogni del suo cuore.

Celestina questo pomeriggio è rientrata al suo villaggio, a Karpani, con il permesso nostro e dei medici. Domenica tornerà da noi insieme al suo fratellino. La tubercolosi deve stare sempre sotto controllo e non si può interrompere in nessun modo il trattamento, per questo motivo la bimba si fermerà da noi per un buon tempo. Qui l’accompagnerà pure il fratellino, per non farle perdere il vincolo familiare e perché non senta tanta nostalgia. E poi lei non parla mai in spagnolo per cui le farà bene chiacchierare, quando vuole, di nascosto in quechua con il fratellino.

Mi viene da dire che questa volta siamo arrivati in tempo... Ringraziamo chi ci ha indirizzati sin lassù al suo villaggio quel sabato pomeriggio di gennaio.

I sandalini di Celestina sono già al villaggio, insieme ai suoi vestitini lavati. Lei è partita con i vestiti che le abbiamo dato e un bel paio di scarpe nuove. Al ritorno inizierà qui la scuola pure per lei, insieme i nostri bimbi del villaggio arcobaleno, coi vestiti di città. Chissà come la tratteranno i compagni... Chissà come si sentirà lei... Sarà una sfida nuova, dura come gli esami di ospedale, ma Dio ce l’ha affidata e noi ci affideremo solo alla nostra debolezza e incompentenza per farci aiutare da chi senza dubbio ne sa più di noi.

Di nuovo ci ringraziamo reciprocamente per aver visto un sorriso ammiccare furtivo sul volto della nostra bimba in questi giorni.

Festa! Oggi è arrivato un nuovo bimbo alla nostra casetta...

Nei giorni che siamo stati in ospedale, per accompagnare Celestina, i medici ci hanno chiesto spesso aiuto per alcuni bimbi in situazioni difficili. E così questo pomeriggio ci è stato regalato NN, di quasi 3 mesi, con un peso di poco più di 2 chili. E’ nato prematuro il 14 dicembre. La mamma di 22 anni, quando il bimbo è stato messo in incubatrice, se ne è andata dall’ospedale e non ha fatto più sapere di sé... Chissà che dramma dietro la sua vita per compiere un gesto come questo... Non possiamo certo giudicarla...


Il bimbo era vestito da bimba, con un completino rosa, per cui all’uscita dal reparto si è creata un po’ di confusione perché tante persone l’hanno salutato come se fossa una bimbetta e a me è venuto il dubbio. Solo a casa, quando abbiamo cambiato pannolino, si è confermato quanto mi era stato anticipato dai medici: un bel bimbetto, con una facciotta bianca bianca, e un volto splendido.


Non ha un nome e non glielo daremo noi. Per adesso si chiamerà: bebè, il nuovo bebè della casa.


Quando siamo arrivati a casa, in giardino c’erano tanti bimbi a giocare: Marianita, Maria René, Sebastián, Anahí, Iver, Manuel, Edson, Marcelita, Jhenni, Carlita e altri. Tutti sono corsi ad abbracciarlo e fargli festa. Lui era felicissimo e i nostri bimbi pure. Poi gli abbiamo fatto conoscere David mettendolo di fianco a lui nella sua culla. Era impressionante vedere la differenza tra l’uno e l’altro!


Noi abbiamo preso l’impegno di riceverlo nella nostra casa purché presto si possa trovare una famiglia per questo angioletto, una famiglia vera, che gli darà un nome vero e che gli voglia un sacco di bene per sempre. Ora il bebè è di là che piange sconsolato, nella culla di fianco a quella di David, che dorme invece beatamente. Io ho imparato da Luciana che i bimbi devono piangere e non essere cullati così continuo a scrivere col sottofondo dei suoi vagiti. Non credo che abbia fame perché ha preso il lattino da poco. Ma è stato tranquillo tutto il pomeriggio e non capisco cosa gli succeda ora. Stanotte, una delle ragazze si fermerà per dare una mano e dormirà a fianco dei due piccolini così ci dividiamo i compiti.


Noi siamo felici di questo nuovo regalo che riempie di vitalità la casa (a dire il vero, di grida di bimbi ne abbiamo tante in queste settimane, con l’inizio della scuola...). Ma ogni regalo significa uscire da se stessi, dalle proprio comodità e lanciarsi di nuovo alla ricerca del sogno di bene per chi ci sta a fianco. L’essenziale non si vede che con gli occhi del cuore, come spesso ricordiamo. E ora pure si sente, e come!!!


P.S. Credo che saremo d’accordo, dopo aver visto la sua foto.