Mi è stato detto più volte, in questo periodo, che è bello iniziare la settimana insieme, condividendo qualche ritaglio di vita della nostra casetta o della nostra esperienza come “famiglia grande”. Mi sembra proprio una bella idea e cerco di metterla in pratica.
Il piccolo bebé (prima senza nome, ora con il suo proprio nome: Matteo!),David e Celestina sono gli ultimi arrivati nella nostra casetta, insieme ad Iver, che vive per adesso con la coppia di Pavia che ci aiuta nella costruzione della scuola e ci dà una mano concreta nella cura dei bimbi e della casa.
Questi tre piccoli, tra le tante cose in comune, hanno una caratteristica che li rende particolarmente simili: sono di poche parole.
Il piccolo Matteo oggi compie tre mesi: auguri! Ed è comprensibile che sia di poche parole. David ha quattro anni e per il suo stato di salute non parla (chissà se un giorno riuscirà a parlare...). Celestina, invece, di anni ne compirà dieci il venti maggio, ma non parla perché la sua lingua è incomprensibile per noi e nessuno di noi la parla. E poi lei è molto timida e forse, in tutti i modi, parlerebbe poco lo stesso.
Sono i nostri favoriti perché “piccoli e indifesi” e in certi sensi, pure rifiutati.
Matteo e David sono stati abbandonati dalle loro mamme in ospedale...Celestina è senza la mamma, morta durante il parto dell’ultimo figlioletto,sola, lassù sui monti a 4.000 metri...
Tutti e tre hanno un volto molto bello, che è stranamente chiaro.
E’ vero che sono di poche parole, ma è altrettanto vero che hanno un modo tutto loro di esprimersi, e questo periodo insieme è marcato dal nostro sforzo per comprenderli, per cercare di comunicare con loro, cercando di capire i loro suoni, le loro espressioni, cercando di anticiparci alle loro necessità non espresse a voce.
Il piccolo bebè miagola ogni tre ore, quando scade il tempo di riposo tra una poppata e l’altra. Sembra un orologio e non ritarda mai di un minuto! A dire il vero, come ben sanno le mamme, lui di suoni ne emette altri: per la bocca, dopo aver finito il biberón, ed anche per il “potito” (si può intuire la traduzione), per liberare il pancino dai gas. Dopo questa
prima settimana con noi, è ingrassato! Si fa per dire, ma di fatto ha le gote più cicciottelle. In tutti i modi, stiamo tutti sull’attenti per capire il gesticolare delle sue braccine e il movimento della sua bocchina o il lamentarsi fuori tempo. A volte si va per tentativi: forse un po’ più di latte, forse un pannolino asciutto, forse un ruttino che manca, forse un po’ di coccole, forse una copertina in meno o forse qualche altra decisione misteriosa difficile da decifrare. E allora –tutti quelli che siamo in casa in quel momento- ci riuniamo per metterci d’accordo e dalla nostra discussione ne vengono fuori dieci alternative diverse. Giusto il tempo perché il piccolo si addormenti di nuovo, cosciente della nostra poca preparazione in quanto a bebé. E lì, nei suoi sogni, un sorriso spunta sulle sue guancette gonfie. Giulia (l’amica di Parma che è venuta a darci una mano) dice che sta parlando con il suo angelo custode...
David dice solo “ta ta taa taa”, modulato in diversi toni. Tutti gli altri bimbi della casa si avvicinano a lui e insieme a lui parlano il “ta ta taa taa”. “Mi ha risposto!”, gridano poi felici. David suona il tamburo con i piedi (contro la parete della culla, come se fosse ua bicicletta) e batte le mani continuamente per richiamare l’attenzione su di sè e per cercare una stretta di mano, una mano amica, una mano che gli esprima tenerezza e gioia. Ogni tanto, sventola la sua manina fino al bordo della culla come a dire: “Hei, amici, io sono qui, esisto ancora, anche se adesso voi tutti siete occupati con la novità del piccolino”. David e Matteo dormono di sotto, dove c’è più caldo e dove possiamo controllare il loro sonno e i loro desideri, senza dover svegliare gli altri amici della casa. Quando di notte il piccolino piange/miagola, anche David si sveglia e ammicca un risolino, da furfantello geloso. Il biberón deve essere dato anche a lui!
Dopo quasi 7 mesi che è con noi, ormai riusciamo a capire quasi tutto di David. Non c’è bimbo in casa più sensibile ai nostri stati d’animo, alnostro modo di trattarlo. Un bacetto sulla fronte lo fa felice per tutto ilgiorno. Un saluto da lontano (“Hola, David!”), richiama il battito allegro delle sue manine. Una sgridata, quando si toglie tutti i vestiti di dosso, produce immediatamente una mescolina sulle sue labbra che fa tenerezza. Quando mangia di gusto, si mette a sguazzare nella sua culla e ride sonoramente con altrettanto gusto.
Celestina ha scelto lei stessa di ritornare qui a casa per completare il trattamento contro la tubercolosi. Da quando siamo andati a Karpani a prenderla, martedì scorso, il sorriso splende sul suo volto, ogni volta che le dirigiamo lo sguardo. Le uniche parole che sussurra sono: “sì, no”, ogni volta che le facciamo una domanda. Ma quando i suoi occhi incrociano i nostri la vediamo felice. Passeggia con calma in giardino, data la debolezza del suo fisico, alla ricerca di amichette, che per ora la schivano. Mangia con gusto pure lei ed è felice di avere un letto tutto per lei, con lenzuola e coperte. Va a scuola con gli altri bimbi della sua età proprio nel corso con la professoressa che per fortuna parla la sua lingua.
Ma noi non riusciamo ancora ad entrare nei suoi pensieri. Oggi le abbiamo comprato dei vestitini nuovi che domattina potrà spianare per andare a scuola. E’ una donnina, e ci tiene!
Il piccolo bebè, il piccolo David e la piccola Celestina sono tre angioletti che rallegrano la nostra casetta, coi loro gesti, con i loro sussurri, con le loro espressioni spesso misteriose per noi. Le loro vite sono spuntate nel giardino della nostra casa per ricordarci che nell’amore bastano poche parole per far fiorire il sorriso.
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