Sono passato quasi tre mesi dal giorno in cui abbiamo avuto l’incidente in Cile. Ieri abbiamo riconsegnato il pulmino alle suore che in febbraio ce l’avevano prestato per una settimana. Sembrava nuovo di fabbrica! E poi queste “sorelle” ci sorprendono sempre: siccome la nostra camionetta in questi giorni è dal meccanico, nel frattempo ci hanno prestato un’altra macchina che ci serve soprattutto per le necessità giornaliere della scuola.
Anche le persone lesionate nell’incidente sono quasi totalmente ristabilite.
Nessuna conseguenza a livello giudiziario.
Ogni tanto il pensiero ritorno a quel pomeriggio, quando stavamo per arrivare al mare, con l’ultimo gruppo dei bambini della nostra scuola, ed improvvisamente ci siamo trovati al bordo di un precipizio con il pulmino, tra l’altro nuovo, scaravoltato, con dentro 15 bambini. Siamo stati fortunati, molto fortunati.
Fortunati anche nei giorni successivi per la solidarietà che ci ha coinvolti a tutti i livelli, e i nostri bimbi hanno potuto dimenticare in fretta quei brutti e terribili istanti.
Ma ora è venuto il momento di cercare, in qualche modo, di restituire tanta generosità.
Alcune settimane fa, infatti, ci è stato comunicato che due bimbi di 4 anni, che frequentavano l’asilo della scuola che ci ospitava ogni volta che andavamo ad Arica, in Cile, lasciati soli nella cucina della scuola, improvvisamente si sono rovesciati addosso 25 litri di acqua bollente che serviva per la colazione di quel giorno. I due bimbi sono stati subito trasferiti in un aereo speciale, con prognosi molto riservata, nell’ ospedale per ustionati di Santiago, capitale del Cile, che dista più di duemila chilometri da Arica. Le ustioni sono dell’80% sul loro corpicino!
Anna e Sofia, due amiche di Reggio che sono state qui da noi per alcuni giorni e sono passate per Santiago, prima di rientrare in Italia hanno avuto modo di recarsi in quell’ospedale. Hanno intravisto i due bimbi attraverso le vetrate della degenza di terapia intensiva. Hanno pure avuto modo di parlare con le mamme dei due bimbi: Brayan, di origine peruviana e Nayeli, di origine boliviana. Infatti, la loro scuola, dove noi allogiavamo, è soprattutto per i bimbi delle famiglie dei lavoratori stagionali della Bolivia e del Perù che vanno in Cile per i raccolti agricoli. Famiglie povere, famiglie umili, costrette ad emigrare per sopravvivere. Anna e Sofia ci hanno comunicato la pena e il dolore di queste due mamme che hanno messo in comune con loro anche piccole necessità, come quella dei vestiti pesanti per gli altri loro figlioletti più piccoli visto che ora a Santiago incomincia il freddo dell’autunno e presto arriverà quello più duro ancora dell’inverno. Lì il clima non è come ad Arica dove fa sempre caldo. Anna e Sofia ci hanno lasciato i numeri di telefono delle due mamme che dovranno passare tanti mesi in quell’ospedale di Santiago così pure noi avremo modo di farci sentire personalmente.
Stasera, nella cittadella, ci siamo trovati con le nostre famiglie è abbiamo comunicato questa notizia. Ci siamo detti che noi siamo stati fortunati perché abbiamo goduto della generosità e premura degli amici cileni nel momento dell’incidente dei nostri figli, e che ora è il momento di fare qualcosa per le famiglie di questi due bambini che noi sentiamo come figli, pur senza conoscerli.
Nei prossimi giorni raccoglieremo le idee e analizzeremo le proposte per poi intraprendere qualche iniziativa concreta. Anche le nostre famiglie sono povere ed umili, ma sono pure generose. Una, infatti, è già venuta e ha messo a disposizione un piccolo risparmio da poter inviare in Cile.
Bolivia e Cile vivono un momento difficile e molto teso a livello di relazioni bilaterali.
Il Cile è un Paese molto ricco. La Bolivia, invece, è molto povera. Ma siamo Paesi vicini e fratelli! I nostri bimbi ne hanno fatto l’esperienza!
Noi vogliamo e possiamo vivere e testimoniare questa fraternità soprattutto in questi momenti di difficoltà.
Ogni sera, qui nella cittadella, preghiamo con insistenza per la salute di Brayan e Nayeli. Preghiamo per le loro famiglie.
Noi siamo fortunati perché viviamo in una comunità, una comunità grande che supera di lungo i confini della Bolivia e la necessità di uno è subito condivisa e superata grazie al contributo di tanti. L’abbraccio di una comunità è garanzia di sicurezza e protezione!
Oggi aggiungiamo alla lista delle nostre famiglie anche le famiglie di Brayan e Nayeli perché sono già entrate nel profondo del nostro cuore. E ci apriamo insieme alla speranza e al bene anche per loro, soprattutto per i loro piccoli innocenti e così provati.
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