giovedì 22 marzo 2007

un po' di storia

Io, Aristide Gazzotti, sono in Bolivia da oltre 8 anni. I 10 anni precedenti li ho vissuti in Cile. Sono professore di teologia, part-time, all’Universitá. I primi anni, insieme ad alcuni amici, avevamo una casa in affitto nel centro della cittá di Cochabamba e lí ho conosciuto la realtá di tanti bambini che scappavano di strada e vivevano sotto i ponti o sotto i portici, favoriti anche dal clima sempre temperato di questa cittá. Molti di loro fuggivano da “hogar” (centri di accoglienza) perché preferivano la vita avventurosa e senza impegni offerta dalla strada. Nel novembre del 2000, per la prima volta, ho dato ospitalitá a un bambino di 9 anni, Juan Carlos, che era fuggito da casa e proveniva da un’altra cittá. Si rifugiava da noi di notte e di giorno lavorava come custode di automobili. Dopo 3 mesi, abbiamo rintracciato la famiglia e l’abbiamo accompagnato, con il suo consenso, presso i genitori. Da allora abbiamo mantenuto i contatti con Juan Carlos e la sua famiglia. Lui ora sta finendo gli studi ed é di aiuto per la famiglia molto povera.


Ragazzi di strada
Questa prima esperienza positiva mi ha spinto a provare con il reinserimento di altri bambini di strada che nel frattempo avevo conosciuto. Nel giro di due anni, ho ospitato nella mia casa, temporaneamente, oltre 100 bambini. La maggior parte é rientrata presso la propria famiglia. Con tutti é rimasto un rapporto bello e profondo. Il fatto di prendere contatto e di sostenere la famiglia di questi bambini mi sembrava la base necessaria per garantire la continuitá dei rapporti affettivi. Un fatto importante. All’inizio di agosto del 2003 sono venute a visitarmi in Bolivia Luciana ed Elisa, di Roteglia, che avevano sentito parlare della vita che facevo. Proprio in quel periodo avevo affittato una casa grande nella periferia di Cochabamba. Una casa bella, con tanto giardino e persino una piscina. Era un momento in cui, per il trasferimento, non viveva nessun bambino con me. Essendo la casa tutta vuota, a loro due é venuto in mente di aiutarmi a “mettere su casa”, curando ogni particolare con gusto e armonia.


Casa de los niños
Pensavano fermarsi da me solo alcuni giorni, ma alla fine sono state per piú di un mese. Possiamo dire che allora, e insieme a loro, é nata “la casa de los niños”. Con loro sono entrati nella nostra casa altri bambini/e anche piccoli. E hanno iniziato a frequentare la casa anche i bambini piú poveri del settore. Ogni domenica avevamo piú di 100 bambini che ci accompagnavano. La piscina era la scusa perché potessero, oltre che divertirsi, anche lavarsi. Abbiamo cosí allestito una stanza in cui c’erano 2 docce con acqua calda, e armadi con vestitini adatti per poter cambiare i bambini.


Inizi dell’Associazione
Di ritorno in Italia, Luciana ed Elisa hanno diffuso la nostra esperienza e da allora si é allargato il circolo di amici che ci conoscono a distanza e ci sostengono con tanto affetto e simpatia. Negli ultimi 3 anni, infatti, hanno continuato a venire a visitarci gruppetti di amici di Roteglia e di Tressano. In questo io vedo l’inizio della attuale Associazione Onlus.
Qui in Bolivia sono gli amici della Comunitá di Sant’Egidio quelli che ci accompagnano volontariamente e concretamente per la realizzazione delle nostre attivitá.


Bambini in carcere con la mamma
In questi anni, abbiamo pure preso contatto con i bambini che vivono in carcere con la loro mamma. Da allora, sono oltre 60 quelli che conosciamo e che partecipano alle nostre attivitá. Di tutti i bambini che frequentano la nostra casa conosciamo la famiglia e la situazione economica e sociale in cui vivono. In media, le famiglie sono composte da 6 figli e vivono in stanze di fango e paglia su una superficie totale di 15 m2. Con i bambini svolgiamo soprattutto attivitá educative (doposcuola), ricreative e seguiamo il loro stato di salute. La nostra casa dispone, infatti, di una piccola ma rifornita infermeria, curata da un medico amico. Ogni giorno funziona una piccola mensa per i bambini piú abbandonati.


Tribú Yuquis
Nell’ottobre del 2004 l’ospedale pubblico di Cochabamba ci ha chiesto aiuto nel caso di un bambino di 7 anni, proveniente da una tribú amazzonica (gli Yuquis), gravemente ammalato di tubercolosi e fortemente denutrito. Da allora lui é stato con noi finché la malattia ha vinto e ce lo ha strappato al cielo. David, cosí si chiamava, ci ha aperto le porte di questa tribú in estinzione, formata da un centinaio di famiglie, con tanti bambini ammalati. Continuamente vengono da noi (o noi andiamo da loro, dopo un avventuroso viaggio in canoa sul fiume): li alloggiamo e li accompagniamo nei tramiti ospedalieri. Siamo il loro punto di riferimento costante. Soprattutto, siamo loro amici. Due di questi bambini vivono attualmente con noi.


Villaggi dell’altipiano, a 4000 metri
Fin dall’inizio della nostra esperienza, le circostanze ci hanno messo in contatto con due villaggi dell’altipiano boliviano, tra i piú poveri e abbandonati del sudamerica, con un reddito annuo di meno di 300 euro. In uno di questi villaggi (Karpani) abbiamo messo su una scuoletta con un professore amico che parla la loro lingua e una mensa per i bambini piú piccoli. Quest’anno abbiamo costruito casette nuove per ognuna delle 26 famiglie del posto. Nell’altro, di nome Ñuñumayani, abbiamo costruito un asilo e stiamo rifacendo i tetti delle case per le 54 famiglie del luogo.


Centro Educativo sulla Collina di Buena Vista, nella periferia sud di Cochabamba
Da poco arrivato in Bolivia, ho conosciuto una zona molto abbandonata della periferia sud di Cochabamba e la gente del posto mi ha chiesto aiuto per potere costruire una scuola per i molti bambini del settore, lontani dal centro e le cui famiglie erano emigrate dai villaggi sperduti dell’altipiano. Sempre in quel periodo, ho avuto la fortuna di conoscere una signora boliviana residente negli Stati Uniti insieme al marito. Con loro é nata una bella amicizia e il frutto concreto di questa amicizia é stata la creazione, nel giro di pochi anni, di un centro integrale educativo per oltre 1.000 bambini e ragazzi di quel settore prima abbandonato: Buena Vista. Il Centro comprende una scuola, con 24 aule, un asilo, con 6 aule, un forno che gestiscono le mamme dei bambini, un consultorio medico in fase di allestimento e una chiesetta per tutta la zona. Dalla nostra casa riusciamo a mantenere i contatti con le autoritá della scuola per garantire una buona educazione di tutti quei bambini. L’amicizia con Emma e Benoit, gli amici che vivono negli Stati Uniti, continua ancora, bella e confortante, e grazie a loro abbiamo ricevuto anche tanti stimoli e aiuti concreti per poter portare avanti le iniziative delle nostra casetta.


Bambini con AIDS
In febbraio del 2006 l’Ente locale per i minorenni ci ha affidato una bambina di 2 anni colpita da AIDS visto che né la famiglia né altre istituzioni avevano il coraggio di farsene carico. Oggi, 19 marzo, María René sta bene e compie 3 anni, e per la prima volta potrá festeggiarlo in una casetta, in una famiglia, insieme a tanti altri bambini tra cui pure Sebastian, pure lui ammalato di AIDS, Juan Manuel di 1 anno, Isabel di 4 anni, entrambe abbandonati dai genitori, e che da alcuni giorni vivono nella nostra casetta.


Nascita ufficiale dell’Associzione “Casa de los Niños”
In maggio del 2006 é stata approvata ufficialmente la creazione della nostra Associazione Onlus, legata soprattutto alle persone che sono venute a farci visita in questi anni qui in Bolivia o che ci seguono dall’Italia con un affetto tutto speciale.


Terreno in proprietá
A ottobre del 2006, dopo anni di vagabondaggio da una casa all’altra, ci é stata offerta, nella periferia di Cochabamba, proprio dove agiamo con la maggior parte delle famiglie povere nostre amiche, una proprietá di oltre 45.000 m2, con due casette ed altri ambienti da restaurare. Da gennaio di siamo trasferiti in questa proprietá che da domani diventerá ufficialmente proprietá della nostra Associazione (il 20 marzo firmeremo il documento di trasferimento).


Il futuro: il villaggio arcobaleno
Uno dei sogni che ha suscitato l’esperienza di questi anni é il desiderio di poter dare una casa alle famiglie dei nostri bambini, le famiglie piú povere che abbiamo conosciuto. Nei mesi di inverno i bambini sono sempre ammalati perché le loro casette non hanno protezione, spesso senza vetri e a volte senza porte e i bambini sono senza alimentazione adeguata. Si tratta di oltre cento famiglie in grave necessitá. Questa nostra proprietá ci offre la possibilitá di costruire le casette per le nostre famiglie e allo stesso tempo ci permette di vivere accanto a loro con la “casa dei bambini” e tutti i servizi annessi. Infatti, ci sembra indispensabile poter crescere insieme, nello stesso habitat, per affrontare insieme i problemi di ogni giorno, condividendo l’esperienza di una famiglia grande.


L’idea é quella di costruire un villaggio, a cui abbiamo dato il nome per noi significativo di “villaggio arcobaleno”, con la casa de los niños al centro, e attorno 134 casette per i bambini e le loro famiglie conosciuti in questi anni, casette piccoline, di 60 metri quadrati, tutte uguali e belline, con gli ambienti necessari perché ognuno dei membri possa vivere lí degnamente. In un primo tempo, le famiglie riceverebbero le case in comodato, con un regolamento speciale per poterne usufruire, praticamente con un contributo minimo mensile (tema che stiamo definendo legalmente in questi giorni). Nello spazio della nuova proprietá vorremmo pure le casette per i bambini ammalati di AIDS e di tubercolosi, per ricomporre, nella misura del possibile, le loro famiglie, e per accoglierli bene. Vorremmo una casa-famiglia per i bambini abbandonati o in difficoltá che ci vengono affidati per un periodo. Vorremmo una casetta per le persone di passaggio, tanto dell’altipiano come della zona tropicale.


Abbiamo in mente una scuoletta per i bambini che sono costretti sin da piccoli a lavorare e che, senza istruzione, saranno emarginati per sempre. In questo senso, abbiamo giá iniziato in queste settimane una scuoletta per 15 ragazzini/e, che non sanno né leggere né scrivere. Vorremmo un piccolo consultorio medico, per le tante necessitá di salute che continuamente affrontiamo. Sogniamo un salone multiuso, per realizzare le attivitá principali di appoggio ai bambini nei giorni di maltempo. Vorremmo una piscina grande perché quando ne avevamo una piccolina l’abbiamo sfruttata a piú non posso, e bambini ne erano felicissimi. Vorremmo tanto spazio verde ben curato, con campetti e parco-giochi, per lo svago e il divertimento sano dei bambini. Pensiamo pure in laboratori, soprattutto per dare lavoro alle mamme dei nostri bambini, in modo che possano essere di sostegno per le loro famiglie. E non vogliamo dimenticare gli ambienti per tutti gli amici che continueranno a venire dall’Italia (o da altri Paesi!) a visitarci e a darci una mano.


L’idea di fondo é quella di mantenere l’amicizia concreta con tutte le persone conosciute in questi anni, tanto i bambini di strada, come i bambini ammalati o in carcere, e con tutte le loro famiglie, spesso prive di speranza. Con tutti vorremmo condividere la nostra vita e quello che abbiamo, in uno spirito di vera solidarietá umana.


C’é inoltre un aspetto importante da tener presente.


Noi non ci sentiamo bravi o soddisfatti per quello che facciamo.


Noi ci sentiamo contenti perché la condivisione e l’esperienza di questi anni hanno creato un circolo grande, grande di amici, soprattutto intorno a Roteglia, Toano e Tressano, Sassuolo e Casalgrande (incluso Houston ed altri paesi, non vorrei dimenticare nessuno, ma da troppi anni sono lontano dall’Italia e non ricordo bene i nomi). E l’amicizia costruita in questi anni vale molto piú delle azioni concrete che magari realizziamo o che abbiamo in mente perché quella veramente edifica il cuore di ognuno di noi e lo rende sveglio e capace di vibrare per sempre a favore di altri fratelli e sorelle piú piccoli e meno fortunati di noi, capace di riaccendere la speranza e il sorriso nel loro cuore. Credo che questa sia una luce bella che illumina per sempre la nostra vita.

Nessun commento:

Posta un commento