Della vita di questi giorni, credo che valga la pena fare un riassunto dei cambiamenti, dei trasferimenti e dei nuovi arrivi perché se no perdiamo il conto. Ora, infatti, è quasi completata la casa di fronte alla nostra, e a cui abbiamo dato il nome di "Paola Marasa", visto che accoglie mamme e bimbi ammalati, come la nostra Paola di cui, il 13 giugno, abbiamo ricordato l’anniversario della partenza al cielo.
Si tratta di 7 appartamentini, più un settore di docce e bagni, con lavatrice comune per le mamme del villaggio che –per sostenersi- si dedicano a fare le lavandaie (e non vogliamo proprio che si riempiano le mani di artrosi). E’ già coperto anche il piano superiore di oltre 300 m2, che servirà come ambiente multiuso.
Negli appartamentini vivono per il momento: Matilde con la figlia Wara di 6 anni; Cristina, con le figlie Anahí e María René; Beatriz con il figlio Jhonatan; i tre fratelli colpiti da distrofia muscolare: Jhonni di 14 anni, Ronal che venerdí compirá 12 e Vidal di 16. I primi due sono già in seggiola a rotelle, mentre Vidal riesce ancora a reggersi in piedi anche se ieri pomeriggio è caduto due volte. Tutti e tre hanno un sorriso splendido, anche se la loro malattia é durissima.
Sempre ieri pomeriggio abbiamo parlato con il papà di Sebastián e gli abbiamo proposto di ricongiungersi con suo figlio. Lui è disposto a venire insieme alla sua nuova compagna, che ci sembra abbastanza legata a Sebastián. In un altro appartamentino si trasferirà la mamma di Rosita e Madelene, che non sta tanto bene. E nel settimo appartamento verrà nei prossimi giorni una amica spagnola che è stata in carcere durante due anni e che in questo momento è la professoressa di ginnastica della nostra scuola. Lei é molto capace e ci aiuta in varie attività con i giovani e con le famiglie del villaggio.
Gli appartamentini sono ben ammobiliati, con semplicità, e con un buon gusto. Queste persone e queste famiglie saranno sempre più indipendenti per il bene loro e nostro. Candy, Ivanna e Marcela, ragazze della Comunità che lavorano qui, si incaricheranno di seguire le mamme e i bimbi dal punto di vista medico, psicologico e sociale visto che Candy è infermiera, Ivanna è psicopedagoga e Marcela è assistente sociale. Ivanna ha già la sua casetta nel villaggio mentre che Candy, insieme a Matías, si trasferirà nei prossimi giorni.
Da alcuni mesi, Candy vive nell’appartamentino sopra il Padre José, nella casetta a due piani in cui vivevano le suore. Il Padre José continua a vivere sotto, nelle sue due stanzette. Ora lui è ammalato, a letto con l’influenza, ma speriamo possa riprendersi presto. Non parliamo spesso del Padre José, ma conviene aprire una parentesi per raccontare qualche aneddoto suo di questo periodo. Infatti, ora che è a letto, cerchiamo di essergli vicini anche se a lui piace molto l’indipendenza e il silenzio, nonostante i suoi 84 anni. Al mattino ci chiede la colazione, che è al puro stile americano: un sandwich, come dice lui, tipo toast, con prosciutto, formaggio, maionese o mostarda, e una tazzona di caffé latte bollente. A mezzogiorno, invece, siccome è ammalato, vuole un brodino da ospedale: una zuppa leggerina di pollo con cotoletta. A noi ci fa sorridere e ci sorprende il suo modo di indicare la dieta per la sua malattia.
E poi lui è un po’ sordo e ci fa ripetere spesso quello che gli diciamo. L’altra notte, Matías è rimasto chiuso in bagno e Nicola è dovuto andare con il trapano e gli attrezzi per sfondare la serratura del bagno visto che non avevamo una chiave di scorta. Dopo oltre un’ora di trapano e scalpellate, è riuscito a tirar fuori Matías dal bagno che piagnucolava giustamente a piú non posso. Verso le 11 di notte, il Padre José, ci ha chiamati per telefono un po’ indispettito e ci ha chiesto se avevamo aperto una falegnameria al piano di sopra e se non potevamo aspettare sino al mattino dopo per tirar fuori dal bagno il povero Matías. Ci siamo messi a ridere, anche questa volta!
Interessante il suo modo di concepire la vita, i bimbi in difficoltá, i rumori e gli orari, nonostante la sorditá!!! Ma gli vogliamo molto bene e siamo contenti di averlo tra noi. Nella casa grande, abbiamo aperto il nuovo dormitorio dei bimbi, sopra la cucina, dove sto io (o qualche ragazza che mi sostituisce quando si fanno i turni) con Manuel, Sebastián, David, Celestina, Mariano e sua sorella Fabiola.
Nelle stanze piú sopra stanno la Giulia, che ora é ammalata pure lei, piú in lá Nicola e Milton, un amico cileno che si é trasferito in Bolivia da alcuni mesi, Agustina con la piccola Evelin che ieri ha iniziato a fare i primi passi, grazie alla Celestina, e Gustavo con Jhonatan. Lí sopra, fino a poco fa, c’erano pure Nicole, Silvia e Isabella, che hanno lasciato la loro bella impronta in tutti i bimbi e in tutti noi.... Un abbraccio forte!!!
Oggi abbiamo sentito Isa, mentre nei giorni scorsi hanno scritto Nicole e Silvia. Loro stesse possono dire quello che hanno vissuto con noi... Non so se ho dimenticato qualcuno...
Facendo le somme, per adesso siamo un totale di: 27! Una bella famigliola, non c’é che dire. E poi non bisogna dimenticare Iver, il piccolo Matteo (Benjamín), Evita e Marianita che sono sempre con noi, ma che hanno avuto il dono di avere una famiglia che li accoglie e li cura con amore.
Dall’altra parte, per ora vivono 22 famiglie. Tra queste c’é pure l’amico Jorge che ha la stessa malattia delle nostre mamme. Da due mesi si é trasferito con i fratelli in una delle nuove casette. Quando é uscito dall’ospedale pesava 36 chili (ha 35 anni). Ora che viene tutti i giorni a pranzo e a cena da noi, ne pesa giá 52. E’ un bel segno. E il suo volto e la sua gioia sono un regalo per tutti noi!
Sempre di lá, in mezzo alle nuove casette, nelle due casette piú grandi, funziona la scuola. La scuola vera e propria è in fase di costruzione. Stiamo mettendo il soffitto. Ora siamo tutti in vacanza perché c’é freddo e le scuole si sospendono in tutto il Paese per un paio di settimane. Noi ne approfitteremo per fare le vacanze, a turno, tipo colonia, con i bimbi che vengono all’appoggio scolastico la domenica mattina, cosí non perdiamo il ritmo.
... sono numeri, ma dietro questi numeri c’é il volto e il cuore di tanti. E ci sono pure il cuore e la generositá di tanti. E ci sono pure la sofferenza e la preghiera che ognuno in silenzio puó offrire.
Al rispetto, mi torna alla mente una cosa che abbiamo vissuto nei mesi che conoscemmo María René in ospedale, cosa che ho giá scritto, ma che vale la pena ricordare insieme. Lei stava molto male e i medici avevano fatto un pronostico molto negativo. Una sera ci trovammo con i ragazzi della Comunitá e ci mettemmo d’accordo (ricordo che vivevamo qualche tensione e qualche attrito) e ci affidammo alla preghiera perché quando si é concordi, come dice Gesú nel Vangelo, si possono ottenere miracoli. E tutti insieme chiedemmo il miracolo della salute per María René.
Dopo 15 giorni María René fu accolta nella nostra casa, con grande gioia e commozione.
Questo ricordo mi aiuta a riprendere il senso del nostro agire e magari a correggere dentro di me alcuni giudizi. Tutti siamo al corrente delle difficoltá che viviamo qui a casa, per i problemi che sono insorti e per le correnti contrarie alla nostra esperienza. Ma non abbiamo il tempo di soffermarci a giudicare o a criticare perché é troppo bella la nostra vita e l’amicizia che ci unisce e che ci fa resistere e vincere ogni ostacolo e superare ogni sciocchezza.
E’ l’essere concordi tra di noi che ha dato vita a tutto quello che noi vediamo sbocciare e di cui possiamo scrivere perché anche voi che siete dall’altra parte dell’oceano e delle montagne lo possiate vedere e sognare con noi! E magari vi viene la voglia di fare un salto sin qui.
Sono la sofferenza e la preghiera di ognuno (si prega anche senza avere una fede cristiana, basta aggangiarsi ai sogni di una vita buona per tanti) che rendono possibile questa utopia ogni giorno più concreta.
Con questa concordia andiamo avanti (magari anche a piedi, come in questo momento in cui abbiamo dovuto rinunciare alla nostra gloriosa camioneta azul, 725 PIT: un minuto di silenzio, per favore....!!!) nella piena serenità e nel menefreghismo più assoluto davanti ai problemi, agli ostacoli, alle difficoltà e alle stupidaggini. E ci mandiamo un abbraccio forte forte che un giorno piegherà pure l’ostracismo dei nostri oppositori.
E come sempre, ci ringraziamo, che di questo non possiamo fare a meno, mai.
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