Nei giorni scorsi ho avuto modo di andare più volte a trovare i nostri amici che vivono nei villaggi sperduti dell'altipiano, a cui noi siamo legati da tempo. Sono andato per mantenere il contatto e per portare qualche segno concreto. Sono andato senza la nostra gloriosa camioneta, che è ormai un ricordo e un mito, usando una macchina presa a prestito. Sono state giornate belle, faticose, che segnano il cuore.
Povertà e splendore si baciano sotto il cielo terso dell'inverno boliviano, nel silenzio di queste montagne scavate dal sudore di uomini, donne, bambini/e e animali che riescono a produrre per la loro esistenza ad altezze incredibili, senza mezzi nè risorse.
Quanto ho camminato in quelle giornate, alla ricerca di bambini che datempo non vedevo e che desideravo salutare o riconoscere anche perché qui i volti si rassomiglino, temprati dal sole e dal freddo!
A Nunumayani mi sono fatto accompagnare da un ragazzino di 10 anni, Willy, incontrato mentre segava col falcetto il grano insieme agli zii. Gli ho chiesto il favore di indicarmi alcune case di bimbi sparse tra i monti (in genere li incontriamo nelle scuole o negli asili), e lui si è messo felice davanti a farmi da guida. Solo allora mi sono reso conto che era zoppo..., zoppo dalla nascita, come poi mi ha raccontato. Ma a fatica riuscivo a stargli dietro, per cui ogni tanto si girava e mi sgridava perché andavo troppo piano o mi fermavo per prendere fiato ."Dai, su, in fretta, perché devo tornare al lavoro!"
Un tesoro di bimbo, questo Willy...
Camminare o correre, su e giù per i monti, a 4000 metri, non è mica uno scherzo, ma lo spettacolo di quegli orizzonti spalancati davanti agli occhi facevano dimenticare rapidamente la fatica. E insieme siamo riusciti ad incontrare tutti i bimbi e a riabbracciarli con gioia, magari anche solo congli occhi. Quei bimbi che non dicono quasi nessuna parola, ma che riempiono di tenerezza l'anima.
Ma come faranno a vivere lassù? Senza servizi, senza luce, senza un mangiare sostanzioso, senza legna per far fuoco, con case senza pavimenti, senza finestre, senza materassi, coi tetti di paglia e i mattoni di fango...
Spero proprio che Dio abbia un occhio speciale per ciascuno di questi piccoli perché di certo noi ben poco possiamo fare per loro. Ma almeno il ritrovarsi, lo stringersi per un attimo la mano, cercando di scambiare qualche parola, riascaldano il vincolo dell'amicizia e della fraternità.
Piccoli eroi che non escono da un libro di favole, ma ogni giorno combattono la loro battaglia per una sopravvivenza degna.
E noi siamo felici di poter condividere qualche attimo e qualche sogno con loro. Durante questa ultima visita, tra l'altro, abbiamo pensato a qualche modifica che possa rendere più funzionali le loro casette. Vedremo se riusciremo a concretizzare queste idee.
A Karpani la mia guida è stato Florentino, che di anni ne ha già tredici.Stenco ed alto, la sua figura mi ricorda i llamas per la facilità di movimento sui sentieri sassosi. E quegli stessi sentieri hanno fatto rivivere la memoria di quella gloriosa giornata che passammo con gli amici di Tressano, qualche anno fa, con i confetti in mano e in bocca, alla ricerca di Margarita e della sua famiglia. I bimbi, approfittando le vacanze di questo periodo, erano intenti,con i loro genitori, al secondo raccolto delle patate. E sono quelle stesse patate che ti offrono con grande generosità, appena cotte sotto la cenere. Il loro sapore è squisito. Anche qui tanta dignità e tanta fatica, anche quella di capire la mamma Vicenta che non può alzarsi dal letto per una grave infezione al piede e che non riesce a spiegarmi in spagnolo, nè lei nè il suo figlio David, il senso della sua malattia.
Durante queste camminate imparo due nuove espressioni in quechwa: karuni, che vuol dire "lontano" e tinkuna kumi, che vuol dire "ci rivedremo presto". E con Florentinoe i suoi fratelli ci siamo rivisti presto, qui a Cochabamba, perché sono venuti loro a far visita a Celestina. E come premio si sono fatti regalare una chitarra e un charango che rallegreranno le loro feste interminabili.
Celestina era contenta della loro visita, e pure noi, anche perché li sentiamo sempre di più parte della nostra famiglia allargata.
Le mie gambe risentono ancora di quelle ore a camminate sui sentieri dei llamas e dei bimbi pastori.
Ma anche il cuore risente ancora della gioia di quelle ore...
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