Carissimo Juansito!
Sono qui davanti al computer che rileggo il tuo messaggio del mese scorso, quello del primo maggio. A dire il vero, tutti sanno che quel messaggio l’ho scritto io, contemplandoti disteso sul lettino dove cambiamo i pannolini ai nostri bimbi, e cercando di immedesimarmi con te e di indovinare i tuoi pensieri, inventandomi voli e sogni da comunicare poi attraverso queste pagine.
Che importa chi l’ha scritto! Importa che siamo insieme da quasi un anno, da quel 8 giugno del 2012 quando, inaspettatamente, i Servizi Sociali (tristemente famosi in questi giorni!) ci chiesero di accoglierti perché bambini come te difficilmente sono accolti in altri Centri, e che da allora le nostre giornate sono piene della tua presenza perché tu hai bisogno di tutto e tutti noi, senza quasi accorgercene, ci siamo ritrovati spontaneamente a fare i turni per muoverci in ogni istante attorno a te proprio perché tu dipendi in tutto da chi ti sta accanto e noi non ti possiamo lasciar solo neppure un istante.
La debolezza, nella Casa de los Niños, e probabilmente nel cuore di ogni persona, si trasforma in una calamita di affetto, attenzione, tenerezza, bontà, anelo, speranza e impegno. Ed anche di tanta preoccupazione.
Non è che sappiamo come si fa per stare accanto a te, per aiutarti, per cogliere quello di cui tu hai bisogno.
Oggi compi 15 mesi, piccolo Juansito del Cielo! Auguri!
L’altro giorno, un medico, - benedetti questi medici che si mettono lì a decifrarci gli scarabocchi degli elettroencefalogrammi e le astruse immagini delle tomografie! – ci ha confessato che è un miracolo la tua vita, nel senso che è un miracolo ogni giorno in più di vita per te, con quel tuo cervellino così ridotto ai minimi termini. Quella mattina, rientrati a casa, mentre seduto in cucina cercavo di darti da mangiare, e tu piangevi sconsolato, ricordando le parole di questo medico, devo confessare che pure io mi sono messo a piangere, tanto non c’era nessuno attorno a rendersene conto. E’ che non capisco: Perché noi non riusciamo a frenare i tuoi pianti? Perché non riusciamo a interpretare i tuoi dolori per darti sollievo? Perché non basta la nostra buona volontà, non bastano le medicine, non basta il nostro sforzo costante per darti pace, per alleggerire il peso di una vita così difficile e dolorosa per te che hai solo 15 mesi di vita? Perché non bastano le nostre preghiere? ...
Forse c’è un segreto che non abbiamo ancora colto.
Sembrano un monologo questi messaggi. Abbiamo tanti bambini in casa e tutti vivono situazioni difficili, ma forse la situazione più complicata è proprio la tua e tu sei il più piccolino, il più indifeso... Non riesci neppure ad alzare le tue manine... E neppure ad aprirle...
Sei stato molto male in questi ultimi due giorni: non riuscivi a dormire, facevi fatica a respirare e a mangiare.
Piangevi sconsolato come in quei primi giorni, al tuo arrivo. Volevi solo essere tenuto in braccio. Ti calmavano almeno un poco le carezze. Siamo stati molto preoccupati.
Il nostro monologo nasce proprio da lì, da questo contemplare la tua vita, il tuo volto, i tuoi minimi accenni, la tua immobilità, i tuoi dolori, e dalla ricerca minuziosa del bene per te per riorientare i nostri pensieri, i nostri sentimenti e i nostri sforzi e le nostre preghiere. Va nella direzione di aiutarci a tener accesa, insieme, la speranza per la tua vita comunicando a tutti quello che abbiamo nel cuore. Difficile è interpretare i tuoi pensieri. Difficile è intuire i tuoi sogni. Difficile entrare nell’ottica dell’innocenza e dell’impotenza.
E’ altrettanto difficile riuscire a comunicare davvero quello che gira dentro la nostra mente.
Difficile spogliarsi di sicurezze. Allora, forse, non si tratta di un monologo ma di un invito pressante a far cerchio intorno a te affinché il calore dell’amore grande e condiviso tra tanti sciolga finalmente le tue crisi e asciughi le tue lacrime, spenga una volta per tutte le tue convulsioni e tu possa sperimentare questo disteso abbraccio materno che tanto sollievo ti dà e a cui vorresti riattaccarti con forza.
Carissimo Juansito del Cielo, auguri per questi 15 mesi, per il miracolo di ogni giorno in più.
E’ un giorno in più nostro. Condiviso. Conquistato, perché vissuto insieme con grande sforzo e determinazione.
Nei giorni scorsi, nonostante le tue crisi, abbiamo rivisto il tuo sorriso e non è più il primo, quello di un mese fa.
E siamo riusciti, in fretta, a filmarlo per cui ci viene da dire grazie perché ora siamo sicuri che è un regalo speciale per noi quel tuo sorriso:
lì dietro c’è nascosto il tuo segreto di bimbo speciale, di bimbo davvero del Cielo.
Speriamo di raggiungere un giorno la semplicità e l’innocenza per potere cogliere questo segreto e poi condividerlo.
Busco al Padre José Heath, que vive en Cochabamba, Bolivia. Lo conoce?
RispondiEliminaMildred Alejandro
Certo che conosciamo il padre José Heath: vive qui con noi! E sta molto bene!
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