Sono le due e un quarto di martedì, qui in Italia. Siamo appena stati avvisati per telefono che Sandra non ce l'ha fatta... Complicazioni polmonari, in un corpo già debole per la chemioterapia, ci hanno portato via ogni speranza, ma soprattutto ci hanno portato via una sorella carissima.
Poco più di due settimane di speranza da quando improvvisamente ci era stata annunciata la diagnosi: leucemia acuta e tumore cerebrale. Lei era al corrente di tutto. Dopo le prime settimane di cure, conclusasi l'altro giovedì, Sandra sarebbe dovuta tornare a casa per riposare e riprendersi in un ambiente più familiare. Lei, come tutti noi, desiderava poter uscire presto dalla clinica, una clinica per ricchi in cui l'avevamo fatta ricoverare d'urgenza fidandoci del parere dei medici. Nella casa de los ninos era stata preparata con cura una stanzetta apposta per lei, semplice, povera ed umile, come lei voleva essere trattata: come qualsiasi persona della cittadella! Ci aveva rimproverati, Sandra, per averla portata a sua insaputa nella clinica più cara di Cochabamba: "Perché tante spese per me? Io sono uguale a tutti. I soldi che adesso si spendono potrebbero servire per chi ne avrà molto più bisogno di me, specie i bimbi!" Ma noi, in una situazione di emergenza, ci siamo dovuti fidare dei medici e non abbiamo fatto calcoli: "Tra una settimana, dopo le cure, ritorni alla cittadella. Non ti preoccupare per i soldi." Ma venerdì scorso il medico non ha firmato il termine della degenza e non ha autorizzato la dimissione di Sandra dalla clinica. Lei e tutti noi siamo rimasti malissimo ed e' entrato lo sconforto. Qualche ora più tardi e' sopravvenuta la febbre, e poi la diarrea. E poi...
Di fronte a questo crollo fisico inaspettato ci siamo aggrappati alla fede, alla speranza e alla preghiera più insistenti perché sentivamo che la vita di una sorella ci stava sfuggendo via.
Il sabato prima della mia partenza per l'Italia ci siamo ritrovati in centinaia a chiedere la salute di Sandra. E' stato un momento commovente che ci ha riuniti tutti dopo anni difficili. L'amore, l'affetto e l'amicizia per Sandra ci hanno ricondotti la' dove, prima, ogni sabato sera ci ritrovavamo come comunità di Cochabamba. Ma mai eravamo stati così numerosi. C'erano tanti bambini e tante famiglie, ammalati e poveri. Il piccolo Dennis scorrazzava indisciplinato davanti a tutti in compagnia di Evita, Tullio ed Elena. C'era la comunità di Sandra, tutta la sua famiglia a cui lei voleva un bene immenso e che le dimostrava un bene immenso. Sandra, dalla clinica, ci aveva fatto sapere che era felicissima di quel gesto di comunione piena con lei, espressione del cuore grande di amicizia che palpitava per lei e grazie a lei.
... Siamo qui, lontano, a ricordare Sandra, a cercare di comunicare a tutti il bene di una vita, quarant'anni di vita spese bene, spesa per il bene a tutti i costi, lei che con orgoglio e commozione confessava spesso di aver imparato a dare la vita per i più bisognosi, lei che non esito' un istante nel dare il suo si' quando si tratto' di accogliere Evita nella sua casa.
Non sappiamo come reagirà Evita a questo distacco, lei che, nella sua breve esistenza, di distacchi duri ne ha già dovuti soffrire tanti...
Non sappiamo come riuscirà a sopportare un dolore così grande mamma Rosa... E con lei il papa' e i fratelli...
Anche per tutti noi si tratta di una situazione che supera le nostre forze.
Ci eravamo attaccati a una preghiera di San Paolo scoperta in un libro di lettura nei giorni scorsi:
"Non angustiatevi per nulla, ma in ogni necessita' esponete a Dio le vostre richieste con preghiere, suppliche e ringraziamenti;
e la pace di Dio che sorpassa ogni intelligenza custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù.". Fil. 4,6-7
Che sia davvero la pace di Dio a custodire i nostri cuori e i nostri pensieri. Sembra che non ci sia posto per un dolore così profondo. Difatti, il nostro pensiero corre di nuovo la' ai molti che ci hanno lasciato quest'anno nell'angoscia del silenzio e dello smarrimento: tre papa', tre mamme e due bimbe. Ci sembrano troppe partenze improvvise per la nostra famiglia.
Nella notte, dalla finestra della mia camera sono stato colpito da due stelle, una più piccola e una più grande, a poca distanza -relativa- una dall'altra. I riflessi di luce sembravano farne sorgere un'altra sotto di loro. Mi e' venuto da pensare a Sonia e ad Emily, Sonia con i suoi sei anni e con il suo tumore al cervello, Emily colpita da leucemia a soli tre anni.
Ho iniziato un dialogo silenzioso chiedendo aiuto per Sandra. Si ritroveranno anche questa notte queste tre stelle a illuminare un tratto di cielo...
Sandra, nel letto della clinica, con un gesto di grande umiltà e dolcezza, ha chiesti scusa a tanti che l'avvicinavano o la chiamavano per telefono, lei che non aveva motivo per scusarsi perché era sempre riconoscente verso tutti.
Dall'Italia ho chiesto che si faccia festa oggi nella cittadella arcobaleno per il dono che Sandra e' per ciascuno di noi e chissà per quanti ancora.
Sandra dava lezione nella nostra scuola, ma senza ricevere stipendio. Era incaricata di un gruppo di giovani, a lei affidavamo i colloqui con le famiglie con maggiori difficoltà, e con altre persone visitava il carcere femminile di Cochabamba. Il suo lavoro permanente era, di giorno, in un'altra scuola della zona sud e poi, di notte, prestava servizio in un centro di accoglienza per ragazzi/e di strada. Per questo che con lei e suo fratello Alberto c'era venuta l'dea di costruire due casette nella nostra cittadella proprio per ragazzi/e di strada visto che negli altri posti presi in affitto per questo servizio al poco tempo si doveva sloggiare perché padroni o vicini si lamentavano intransigenti per questa attività che dava molto fastidio. Aspettavamo il ritorno di Sandra dalla clinica per poter inaugurare quelle due casette appaiate...
Nella nostra cittadella anche i nomi sono significativi: l'ambulatorio porta il nome di David, il piccolo della tribù yuqui; il nuovo forno ha preso il nome di Antonio. Il centro per ragazzi/e di strada forse dovrebbe chiamarsi: "Sandra", o meglio, Sandrina come la chiamava sempre Tania con l'affetto speciale verso una sorella speciale. E' così che Sandra da sempre ha assunto in se' la sfida di debolezza e di bontà che la comunità della casa de los ninos cerca di vivere.
Sandra e' volata in cielo quasi a ricordarci che ormai pure in Cielo abbiamo tanti amici e tante amiche, quasi un'altra cittadella arcobaleno che ci aspetta tutti.
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