domenica 6 febbraio 2011

Sebastian ha salvato suo padre!



Nei giorni scorsi, ho sentito ripetere spesso, in casa, questa frase densa di significato:
"Sebastian ha salvato suo padre!"


Tanti conosciamo la storia di Sebastian: 6 anni compiuti in giugno. Qui con noi dal 12 marzo 2007. La mamma morta un anno più¹ tardi a causa della stessa malattia che ha lui. Il fratellino più piccolo che non abbiamo fatto in tempo a conoscere. Il papà che non ha voluto mai curarsi nè prendersi cura del suo bambino, anche se ogni tanto veniva a visitarlo riempiendolo di regalini.


Tutti i bambini che sono arrivati da noi da quel 2007 sono già rientrati presso le loro famiglie. Solo Sebastian è rimasto qui a casa, conquistandosi la simpatia di quanti l'hanno conosciuto. Quando si è visto solo, Sebastian ha iniziato a pregare tutte le sere: "Che venga la mia famiglia a prendermi!"


Che venga la mia famiglia a prendermi, com'era successo con gli altri bimbi e comèera più che giusto. Quante volte abbiamo studiato la forma di mandarlo in Italia affidandolo agli amici che gli volevano un sacco di bene, ma questo cammino era impossibile!


Quante volte abbiamo chiesto al padre di venire a vivere qui da noi, ma il padre trovava sempre una scusa e vedeva questa come una soluzione dagli ostacoli insormontabili!


Allora non ci restava che la preghiera, quella chiarissima di Sebastian e la nostra più dubbiosa. Ma a novembre è successo l'incredibile: il papà di Sebas si è trasferito improvvisamente alla casa de los ninos! E Sebas se ne è andato tutto felice a vivere con lui (e con la signora che lo accompagna), prima in un appartamentino qui di fronte, poi in una bella casetta della cittadella, dove ha la sua stanzetta: uno dei nostri sogni per il 2010 che si è realizzato e che ovviamente ci ha riempiti di commozione.


Nei giorni scorsi, dopo molte insistenze, abbiamo convinto il papà di Sebastian a fare gli esami per la sua malattia. Ci eravamo resi conto che non stava bene e gli esami ne sono stati una conferma: perdida di 12 chili in pochi mesi, una grave infezione in gola. Subito ai ripari con le medicine corrispondenti. Ora il papà è sotto controllo, ma dobbiamo continuare e tenerlo vicino, se no...


Il virus dell' HIV è terribile: per anni può stare lì, in silenzio, senza farsi notare, poi improvvisamente esplode e se uno è da solo, è la fine. Abbiamo, purtroppo, visto tanti casi risolversi in questo modo così drammatico, in questi anni.


Per questo è proprio vero che Sebastian ha salvato suo padre perchè - grazie alla sua preghiera insistente - suo padre è arrivato qui da noi in tempo per farsi curare. E' venuta la famiglia a prendersi Sebastian, ma è stato Sebastian che ha permesso che la sua famiglia continui ad esistere. Un regalo di cui probabilmente suo padre non è cosciente, ma noi sì, e di questo ringraziamo Sebastian.


Ma se ci voltiamo indietro, non è l'unico caso in cui possiamo dire che un bimbo salva il genitore, salva la famiglia.


Passavo l'altro giorno davanti alla casa di Manuelito. C'era suo padre sulla porta. Un padre anziano, consumato dall'alcool. Dimostra più dei 65 anni che ha. Anche la madre è consumata per lo stesso motivo. Ma l'altro giorno ho chiesto a don Marti­n e a dona Vilma da quanto tempo non bevevano. E loro mi hanno risposto spontaneamente che da quando Manuel è con loro hanno smesso di bere perchè hanno vergogna di farsi vedere ubriachi da lui. E dai loro volti sdendati è sbucato delicato un sorriso infantile e si sono stretti l'uno all'altra. Ed è così: da tempo non vedo don Marti­n e dona Vilma ubriachi. Ed è una cosa quasi incredibile per loro e per noi. E quando passiamo davanti a casa loro, sono sempre sulla porta che salutano orgogliosi dei loro bimbi. E Manuel chiama sua padre con questo simpatico diminutivo: papucho. Anche il papucho don Marti­n è rinato: lavora puntualissimo tutti i giorni nella costruzione delle casette; guadagna uno stipendio dignitoso; mantiene la sua famiglia e può guardare la vita con serenità .


Anche Cristina, la mamma di Mari­a Renè, da qualche tempo è un'altra persona: ti saluta quando la incontri; sorride e scherza con le altre mamme; E' l'incaricata della cucina della scuola; tiene in ordine la sua casetta; porta sempre a spasso le sue figlie; le tiene ordinate come bamboline; cammina con la testa alta. Non si vergogna più della sua malattia. Chi l'ha conosciuta qualche anno fa sa che salto incredibile significhi tutto questo: quasi un miracolo! Proprio 5 anni fa, Mari­a Renè ci fu affidata dai responsabili dell'ospedale perchè la madre non aveva la capacità psicologica di farsi carico nè della propria figlia nè del proprio futuro. In questi anni abbiamo accompagnato Mari­a Renè e ci siamo portati appresso anche la sua mamma. Ora navigano felici da sole, insieme all'altra figlia Anahì­, e noi ne siamo molto soddisfatti.


... e potremmo continuare con gli esempi degli altri bimbi che vivono nella nostra cittadella. Tante storie sofferte che si sono trasformate in storie luminose, in cui la povertà e il dolore, l'emarginazione e la mancanza di dignità hanno lasciato il posto all'armonia di famiglie più unite e più responsabili grazie all'amore e alla preghiera dei piccoli, dei bambini.


... noi accompagniamo per un tempo, offriamo spazi di ospitalità , poi i bimbi prendono il volo insieme alle mamme e ai papà (quando ci sono!), e la nostra casetta si svuota.
Arriveranno presto altri bimbi, e la storia bella, speriamo, si ripeterà .
Questa è la storia bella della casa de los ninos: sono i bimbi che ricostruiscono le famiglie!

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