Qui, nella casetta de los niños, condiviamo tutto quello che abbiamo o riceviamo. Cerchiamo di non tenere niente per noi ma di far circolare tutto con la stessa generosità con cui viene dato a noi. Si tratta di un’esperienza che si rinnova con normalità ogni giorno.
Condividere tutto è una parola che entra immediatamente nel vocabolario dei nostri bimbi, anche dei più piccoli: compartir.
Questa mattina, siamo partiti -in 7 italiani!- con la camionetta carica di generi alimentari nel poco spazio rimasto libero. Siamo andati a visitare i nostri amici dell’altipiano, a Nuñumayani e a Karpani. Una giornata dal cielo splendido, nella cornice di montagne maestosamente dipinte dal bianco di neve da poco caduta, inaspettatamente in questo periodo.
E’ sempre una gioia incontrarsi con i bimbi e le famiglie dell’altipiano. Sono protagonisti di una storia parallela, di un mondo che esce dagli schemi a noi conosciuti. Sono un tesoro di umanità fresca e innocente che ritempra lo spirito.
Siamo fortunati perché anche questi amici dell’altipiano formano parte della bella e originale tribù della casa de los niños.
Arrivati davanti alla scuola materna del primo villaggio, piano piano si radunano ordinatamente -a gruppetti- bambini, mamme e adulti. Per ogni famiglia si distribuiscono i viveri. Nessuno si lamenta, nessuno fa ressa, anche se non riusciamo a scambiare molte parole per via della incomunicabilità della loro difficile lingua.
Si svuotano man mano i cartoni dei viveri, ma allo stesso tempo, dai cappelli, dai grembiuli, dagli aguayos (teli colorati tipici) di bimbi e adultil si riversano in quegli stessi cartoni provviste di patate, le ultime dell’anno perché siamo in inverno e non ci sarà raccolto sino alla prossima primavera.
Queste patate –pur piccole- sono dunque un tesoro perché sono praticamente il principale e quasi unico alimento della gente del villaggio e devono durare per vari mesi ancora. Ma vengono condivise, senza calcoli, senza manovre di statistiche economiche o preventivi di riserve.
Ed è così che noi vediamo svuotarsi i nostri cartoni e li rivediamo riempirsi del frutto di quei campi arrampicati verso il cielo, tanto sono alti e impervi.
E’ la generosità che va e che viene, è il grazie reciproco che va e che viene.
E’ la nuova legge economica dettata dall’amore e dalla condivisione piena.
Mentre ci prepariamo per ripartire verso casa, arriva dai campi una signora anziana, non sapremmo mai identificare la sua età. Si avvicina alla macchina e comincia a parlarci nella sua lingua incomprensibile. Ma capiamo lo stesso perché siamo andati lì dove ci portava il cuore. Apre anche lei il suo aguayo e riversa nelle nostre mani una manciata di patate cotte sotto la terra, meno di una decina. Ma lo fa con determinazione, nossa da una forte spinta interiore.
Quella manciata di patate cotte sotto la terra, se lo pensiamo bene, è un dono immenso, che non ha prezzo.
Quelle patate sono il vincolo della generosità senza confini che ci unisce, che unisce il sud del mondo con il nord, che sigilla una fraternità vera che spazza via tutto ciò che è artificiale o razionalizzato.
Sotto questo cielo di un azzurro straordinario, in mezzo a questi campi impervi irrigati da secoli dal sudore dei poveri, questo pomeriggio abbiamo assistito nuovamente alla realizzazione del sogno iscritto nel cuore dell’umanità: che è possibile incontarsi, che siamo fatti per incontrarci e donarci gli uni agli altri, dando tutto di sé.
Dal silenzio maestoso di queste quote riprendiamo la strada verso la città felici perché ci siamo ritrovati con questi che sembrano sprazzi di una umanità umile e insignificante, ma che nel fondo è quella che continua a dare una spinta decisiva al movimento positivo dell’universo.
... e proprio stasera la luna splende piena nel cielo...
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