Da queste parti sembra che il Natale non finisca mai. In questo senso, consiglio a tutti di leggere i bellissimi e simpaticissimi aggiornamenti sui Natali1,2,3,4,5 scritti da Gianluca (l’amico di Salerno che –con Alessandra- da tre mesi è qui con noi per portare avanti la casa dei bambini) nel blog: “unannosenzainverno.com”.
Giovedì scorso abbiamo festeggiato il Natale n° 6 con gli amici di Karpani, a 4.000 metri, prima non era stato possibile per via del maltempo e contrattempi vari.
Un Natale a Karpani –anche se con grande ritardo- è un’esperienza che sarebbe bello fare insieme. Una giornata semplicissima, con una cinquantina di amici timidi, di poche parole, che aspettano sempre con affetto –e con vestiti da festa- la nostra visita.
Anche questa volta, le donne e le bimbe non erano tutte presenti perchè fuori, nei prati, a pascolare le pecore che devono mangiare anche il “giorno di Natale”. Celestina, furbetta, si è portata da casa le pecore fino al luogo dell’incontro per cui non si è certo persa il nostro arrivo, lei che è come una figlia speciale per noi. E così abbiamo potuto riabbracciarla.
Spero che le cose simpatiche di questo Natale le metta per iscritto Gianluca.
Io vorrei soffermarmi un poco solo su un piccolo particolare. Quando, alla fine del pranzo, ci siamo diretti su, verso la macchina, per distribuire i regali, ero accompagnato dai bambini. Loro non fanno fatica a camminare a quelle altezze per cui mi hanno superato facilmente. Lo sforzo della salita, invece, mi ha obbligato a piegare lo sguardo verso il basso perchè non ce la facevo proprio a tenere la testa ritta anche se il cielo, in quel momento, e le rocce attorno erano affascinanti.
E allora sono rimasto nuovamente sorpreso dai sandali dei bambini, quelli stessi di cui scrissi due anni fa quando arrivò Celestina alla nostra casa. La stanchezza mi permetteva vedere solamente una rassegna di sandali neri, tirati fuori con maestria dai copertoni delle gomme, e i piedini duri come cortecce di quei bimbi. Senza quei sandali poverissimi, riciclo dell’opulenza e degli sprechi, nessuno di loro potrebbe camminare sicuro su quei sentieri, o rincorrere veloce le pecore nei prati. Anche nella nostra cittadella tanti amici portano ancora quei sandali, segno della loro provenienza e simbolo della loro storia, di gente povera, pur con una casa nuova.
I bimbi di Karpani cresceranno con quei sandali ai piedi: sono il loro legame con la terra, una terra dura, piena di sassi e di sofferenze ma a cui loro sanno sorridere perchè hanno imparato ad essere riconoscenti del poco ricevuto ma che per loro è tutto: un fazzoletto di terra che produce a stento patate e grano e che, nei mesi di pioggia, riesce a dare un poco d’erba a pecore e lama.
Ma se ci pensiamo bene, quei sandali sono anche il loro legame con il cielo. Ho capito, infatti, che tutti noi appoggiamo la suola delle nostre scarpe sulla terra ma da lì in su, da nostri piedi in su, tutto il nostro essere si muove nel cielo. Ho capito che quando camminiamo, con il sudore in fronte o con il sorriso sul volto, noi siamo più in cielo che in terra, o meglio, facciamo dei passi fra terra e cielo.
Quei sandali neri mi hanno rimesso nel cuore la semplicità della vita, dello scorrere dei nostri giorni nella dimensione dell’infinito e dell’essenziale, nel regno della riconoscenza e della fratellanza.
Grazie alla generosità dei tanti amici nostri, anche di tanti bambini, abbiamo restituito qualcosa –come regalo- ai bimbi e alle famiglie di Karpani. Siamo sicuri che hanno assaporato la gioia del Natale vissuto in amicizia.
Con quei loro sandalini neri, i bimbi di Karpani non lo sanno, ma hanno fatto un salto verso tutti noi regalandoci l’emozione di un abbraccio tra cielo e terra.
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