C’é una foto di Antonio che é rimasta nella nostra cucina e c’é una foto di lui nella nostra cappellina. C’é il ricordo dei suoi passi furtivi, in ogni angolo della nostra casa. Lui sempre desiderava una casa di due piani, chissá perché..., e qui aveva la sua stanzetta al secondo piano, contento, forse a ricordo dei suoi anni trascorsi sugli alberi del centro della cittá o in quella grande cisterna di acqua, vuota, che campeggiava di fianco a un giardino e da cui poteva dominare il panorama della cittá ai suoi piedi. In quella cisterna, una volta, trovai un pezzo intero di formaggio grana, scomparso misteriosamente dal frigorifero di casa...
Riprendo alcune stralci scritti a suo tempo.
22 giugno: i segreti di Antonio…
Prima di tutto vorrei ringraziare ognuno per il grande affetto dimostrato nei confronti nostri e di Antonio. Ringrazio anche perché –grazie alle parole e al ricordo vostro- sono stato aiutato a ricordare, cioé a “rimettere nel cuore” tanti aspetti ed episodi della vita di Toño che hanno segnato il suo passaggio tra di noi in questi anni. Lui é stato presente in ognuna delle nostre casette e ha visto lo svilupparsi del nostro sogno...
In questi giorni sto mettendo in ordine la sua stanza, a dire il vero, non sono corrette le parole “mettere in ordine” perché come sanno tutti quelli che l’hanno conosciuto, non c’era bambino/ragazzino piú ordinato di lui. Dovrei imparare pure io da lui e dovrebbero vedere la sua stanza Jhonatan e Gustavo... come a suo tempo indicavamo a Giovanna e Roxana... Non c’é cosa fuori posto.
... disfare il suo letto..., tirar fuori dall’armadio i suoi vestiti..., scoprire i suoi tesori che tanto hanno contraddistinto la sua personalitá cosí contraddittoria...
Cerco di leggere nella sua stanza la sintesi di una vita breve, dura, misteriosa ma tanto interessante... Forse si potrá incluso leggere quanto scrissi su di lui nei primi tempi del suo arrivo. Vedere le sue foto, dal suo arrivo sino ad ora, anche se lui si é sempre dimostrato schivo nel farsi fotografare... Tanti cambiamenti che hanno segnato questi quasi 5 anni che abbiamo condiviso insieme.
15 luglio
Ho messo in ordine le sue cose e ho liberato la sua stanza, finalmente. C’é la maglia del Milan e c’é pure quella dell’Italia campione del mondo, che sono state regalate da voi e dagli amici di Massa, e che lui portava con tanto orgoglio. Sperava, un giorno, conoscere l’Italia...
Ci sono le foto e le letterine che riceveva da Ivana, che fu la prima che volle farsene carico, insieme alla mamma Alba. C’é un puzzle, intatto, che gli regaló una nostra amica il giorno del suo compleanno, con 300 pezzi, che lui riusciva a mettere insieme anche al rovescio. Ci sono i suoi libri da disegno che ogni anno voi gli mandavate e che lui tirava fuori nei
momenti di maggior serenitá, e che dipingeva con una precisione impressionante, e mi teneva lí ore e ore perché gli indicassi bene a quale colore corrispondeva ogni disegnino. Ho trovato pure le riviste italiane che metteva insieme ad ogni viaggio degli amici di Tressano: in un anno ha finito di leggere in italiano “4 Ruote” e ad ogni parola che non comprendeva, veniva giú a chiedermene il significato. C’é il suo quaderno di scuola, senza una sbavatura, senza un errore di grammatica... Ci sono le scarpe da ginnastica nuove regalategli a Natale da Luciana, Grazia e famiglia, con ancora dentro il cartoccio per mantenerne la forma e che lui non voleva spianare per non sporcarle... Infatti, quando si metteva un paio di scarpe nuove, camminava in punta di piedi per non alzare polvere dal suolo. Ci sono i suoi vestiti, le sue famose giacche piene di tasche, tutto piegato a modo e sistemato a dovere negli attacapanni e nei cassetti. C’é il suo maialino/salvadanaio, pieno di monetine, che invano cercavano di rubargli Jhonatan e Gustavo, perché ben custodito, lontano da mani avide. Lo regalaremo alla sua sorellina Sonia. Ci sono i suoi legnetti, intarsiati ed incisi, con i nomi di tanti amici, con il nome della nostra casetta, il suo traforo, i suoi colori, i regali di compleanno, ancora incartati, accumulati anno dopo anno nell’armadio, i palloni sotto il letto, le sue radioline, due ruote di pattini con cui giocava con i bambini piccoli ai giardini pubblici. Ci sono gli orologi e le calcolatrici, il suo diario, comprato con i risparmi dei sui lavoretti. Ci sono le foglie secce di jacarandá, su cui disegnava con estrema bravura, con le lenti di ingrandimento, i nomi di tutti noi...
Di tutti questi tesori segreti potremo un giorno farne un piccolo museo, per ricordare per sempre la sua vita tra di noi.
19 settembre
Nella sua stanza c’é lui, che si addormentava alla 8 di sera e voleva essere svegliato alle 7 di mattina in punto. Ricordo adesso, i primi mesi, dal suo arrivo, quando voleva essere preso per mano, quando andvamo insieme in cittá...
Prenderci per mano, nonostante i nostri caratteri schivi, mi fa pensare alla nostra vita, all’esperienza della nostra casetta che é un prenderci per mano, che é un prendere per mano chi ci é stato affidato finché un giorno ci ritroveremo tutti a darci la mano per giocare a “giro giro tondo”, nel Cielo.
Toño ci prenda per mano in questa avventura -grande, bella, dura, faticosa, affascinante, assurda, incoscente- della costruzione di questa cittadella arcobaleno –con al cuore la casetta dei bambini- che vuole essere un sogno di bene per tanti, per tanti a cui vogliamo dare la nostra mano per camminare insieme e accompagnarci in questo sogno un po’ pazzo di una fraternità vera e umile.
Grazie ancora, Toño, e scusaci se tante volte ti abbiamo fatto arrabbiare, ma tanto tu sapevi che ti volevamo bene lo stesso!
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