Se ricordate, poco prima del Natale avevo mandato un messaggio ricordando "pensieri e volti" di bimbi. Alla fine di quel messaggio, quasi come un desiderio di auguri sinceri per il Natale, parlavo anche del piccolo Gabriel, di 6 mesi, abbandonato dalla sua mamma qui nella nostra casa.
Ieri pomeriggio, alle 5, Gabriel è volato in cielo. Era in ospedale da alcune settimane per una grave infezione che non si riusciva a controllare. Avrebbe compiuto 10 mesi l'11 aprile. Alcune ore prima eravamo andati con un amico sacerdote e con una delle nostre mamme che l'aveva curato in questi mesi per battezzarlo.
L'abbiamo battezzato con il nome di: Gabriel del Cielo.
Gabriel è stato con noi 3 mesi e mezzo.
Nonostante la sua gravissima malattia, lui è stato bene, si è sentito sempre accolto ed amato.
La sua mamma ci aveva chiamato per telefono, alcune volte, ma non è mai venuta a trovarlo.
Ora che vede sarà Gabriel a proteggere la sua debole mamma dal Cielo.
Sabato mattina faremo il funerale. Il piccolo cimiterino davanti alla nostra cappella si corona di fiori e di storie di vita e di dolore.
Dal Natale alla Pasqua: l'arco, il ponte tra terra e cielo, della vita di Gabriel qui con noi...
E noi continuiamo ad abbracciarlo con affetto, anche se con le lacrime agli occhi...
Copio il pensiero del messaggio anteriore che si riferisce a Gabriel:
... Di ritorno, è sabato mattina, passiamo in ospedale ... Ci avvicina una giovane mamma. Un’altra storia dura condivisa sulla soglia dell’ospedale e alle soglie del Natale. Il suo piccolo, Gabriel, di appena 6 mesi, è nato con una grave paralisi cerebrale. Non può deglutire e si nutre con una sonda gastrica, come il nostro Ronald. E’ un bebè spastico, con continue contorsioni del corpo. Fa una difficoltà enorme a respirare per il catarro e la saliva che non deglutisce. Povera creatura e povera mamma. Non si può fare molto per lui e in ospedale non lo possono più tenere. La mamma viene da una città lontana, il suo ragazzo l’ha abbandonata e lei non ha la forza di affrontare una realtà così dura, e non sa a chi rivolgersi. Ha solo 19 anni. E’ sola e smarrita. Chiamo a casa. Siamo tutti d’accordo, mi dicono: che vengano per un tempo da noi. E così nella macchina, di nuovo, una mamma e un bimbo, Cinthia e Gabriel. In fretta si prepara una stanzetta ben ordinata per loro. Capiamo lo smarrimento e i timori di Cinthia, ma cerchiamo di farle capire che non è sola e che lei è mamma: è l’unica cosa di cui ha bisogno il suo figlioletto. Nella nostra casa tutti i bimbi hanno storie difficili, sono stati abbandonati dai genitori, ma tutti sono accolti con amore e tenerezza. Gabriel ha una gravissima paralisi cerebrale ma il suo cuore batte e sente con forza. Infatti, il piccolo piange tanto per il dolore che sperimenta, ma si tranquillizza subito quando la mamma lo prende in braccio. Ci rendiamo conto che Cinthia guarda stupita il muoversi di tanti bimbi così diversi nella nostra casetta. Parla molto poco. E’ smarrita. Domenica pomeriggio decidiamo di fare insieme una passeggiata in città con tutti i bimbi, al mercato in piazza che si veste di Natale. E’ una simpatica e originale fila di tante seggiole a rotelle! Cinthia ci accompagna con Gabriel in braccio che dorme quieto. Un pomeriggio sereno trascorso insieme.
... Stamattina, mentre stavo facendo la spesa, arriva un messaggio sul mio cellulare: “Mi dispiace, ma non sono stata capace di resistere a questa situazione: perdonatemi”. Ci comunichiamo. Le ragazze che sono in casa corrono subito su in stanza e trovano il piccolo Gabriel solo nella culla, che piange: la mamma l’ha abbandonato e se n’è andata. Non abbiamo parole...
Non abbiamo parole e non abbiamo tempo per pensare... Il piccolo ha bisogno di essere cambiato e lavato. Il piccolo ha bisogno di essere accolto.
... Abbiamo passato questa notte insieme con Gabriel che sembrava soffocare per il catarro e aveva bisogno costante dell’aspiratore. Tenerlo in braccio, tra la comunicazione sofferta di un pensiero e l’altro, mi ha ricordato con una certa emozione che il Natale è ormai prossimo, anzi, che è già qui... L’abbraccio di questo suo corpo avvolto in calde copertine ma stremato precocemente dalla malattia, il suo volto avvicinato e stretto al mio, dolcemente, mi ha rivelato con amara sorpresa che Gabriel non vede: le sue pupille sono come spente, vuote. Ma abbracciati diciamo sí, insieme, al Natale, nel silenzio della cucina della casa de los niños, e cogliamo, insieme, l’opportunità e la necessità di farci guidare nella nostra comune cecità da una stella che brilla sopra di noi, che brilla anche per noi.
In questa notte illuminata da questo abbraccio con il dolore mi viene da dire che Natale è già passato davvero, quella volta, tanti secoli fa. Ma nell’infinito del cielo, nel ciclo dell’universo in cui siamo immersi, la stella ritorna, luminosa come un volto. Che bello accorgersene, magari abbracciati insieme.